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L’Agenzia regionale per l’ambiente riscostruisce l’episodio che martedì scorso aveva allarmato i tarantini

Puzza di gas, l'Arpa incastra la raffineria Eni

«Gli odori nauseabondi segnalati dai cittadini di Taranto lo scorso 17 gennaio 2011 sono legati alla diffusione nell’aria di acido solfidrico (H2S) proveniente dalla Raffineria Eni di Taranto»
23 gennaio 2012
Michele Tursi
Fonte: Corriere del Giorno - 22 gennaio 2012

«Gli odori nauseabondi segnalati dai cittadini di Taranto lo scorso 17 gennaio 2011 sono legati alla diffusione nell’aria di acido solfidrico (H2S) proveniente dalla Raffineria Eni di Taranto». Chiaro, inoppugnabile, sintetico, nero su bianco e con due firme in calce: dottor Roberto Giua e dottoressa Maria Spartera, rispettivamente dirigente responsabile del centro Regionale Aria e direttore del servizio territoriale dell’Arpa. Fiamme all'Eni

In una relazione di sei cartelle, l’Agenzia regionale per l’ambiente riscostruisce l’episodio che martedì scorso aveva allarmato i tarantini. “Puzza di gas. Paura in città” questo il titolo a tutta pagina con cui avevamo raccontato il fatto su queste colonne. E già nell’immediatezza, il principale indiziato del cattivo odore era lo stabilimento Eni. Ora, giunge la conferma ufficiale dell’organo di controllo. Una positiva novità che consente, finalmente, a tutti di sapere e di capire cosa succede tra camini, torce e serbatoi dell’immensa area industriale di Taranto.


Acido solfidrico dunque, ma non solo. «Nella stessa giornata – scrivono ancora Giua e Spartera – si è registrato un picco di SO2 (Anidride solforosa, ndr) che ha superato, presso l’Ospedale Testa, il valore limite orario di 350 µg/m3, fissato dal D.Lgs. 155/2010, proveniente verosimilmente dalle torce della Raffineria Eni di Taranto». Non uno, ma due agenti inquinanti. Entrambi dannosi per l’ambiente e pericolosi per la salute umana. Sempre secondo quanto accertato dall’Arpa  tali eventi «sono verosimilmente legati alle attività di riavvio di alcuni impianti da parte di Eni, circostanza preventivamente notificata dalla stessa Raffineria ma a cui non ha fatto seguito alcuna segnalazione di eventi anomali, da parte della stessa Eni». Tra gli impianti fatti ripartire il 17 gennaio  c’è  anche l’impianto di desolforazione HDS1.


Nella relazione viene ricostruito l’iter seguito dai tecnici dell’Arpa che si sono mossi come 007 dell’ambiente: hanno raccolto le denunce, esaminato i dati, si sono recati sul posto, hanno effettuato controlli incrociati. Insomma, un’attività investigativa che, finalmente, consegna un colpevole per uno dei tanti casi di cattivo odore sulla città di Taranto. Un metodo che auspichiamo non sia un caso isolato, ma che diventi consuetudine operativa per l’Arpa Puglia e per i suoi operatori che svolgono un’attività di grande importanza per la collettività.


Il fatto

 Lo scorso 17 gennaio, alle ore 6 e alle 19, sono giunte al Dipartimento Provinciale Arpa di Taranto numerose segnalazioni di odori nauseabondi, con particolare riferimento al quartiere Borgo. I tecnici del Dap di Taranto, recatisi sul posto, non hanno rilevato odori particolarmente intensi. Hanno notato, però, un odore tipico verosimilmente riferibile all’area industriale. Gli stessi hanno esaminato i dati rilevati dalle centraline della rete di monitoraggio della qualità dell’aria, collocate nell’area urbana più o meno a ridosso dell’area industriale, riscontrando valori aumentati degli inquinanti, correlabili alla situazione di scarsa ventilazione presente, in specie, dopo il tramonto, ma inferiori ai limiti previsti dall’attuale normativa in materia di qualità dell’aria. Va considerato – sottolinea l’Arpa – che nelle giornate del 16 e del 17 gennaio, a Taranto si era registrato un abbassamento notevole della temperatura, soprattutto notturna, e questo implicava un fenomeno di inversione termica che induceva una stratificazione delle emissioni.

Le indagini

Il 18 gennaio gli “007” dell’Arpa hanno esaminato i dati raccolti dal mezzo mobile di monitoraggio della qualità dell’aria che, in questo periodo, è posizionato presso l’Ospedale Testa, dati che vengono normalmente scaricati a fine campagna. Le apparecchiature installate sul mezzo comprendono anche un monitor per la misurazione della concentrazione di acido solfidrico nell’aria. Dai dati è emersa la presenza di picchi di acido solfidrico nell’aria sia la mattina (dalle 2 alle 6) che il pomeriggio (dalle 17 alle 20) del 17 gennaio, ed un picco di anidride solforosa a metà mattina (alle ore 11). A seguito di queste scoperte, i tecnici dell’Arpa hanno deciso di effettuare un controllo presso la Raffineria Eni, per verificare i dati registrati dalle centraline poste al perimetro di tale stabilimento, i dati registrati relativi alle emissioni in torce e gli eventuali disservizi o situazioni impiantistiche che potevano aver generato emissioni fuggitive di composti solforati.


Il sopralluogo

Nel corso del sopralluogo sono stati acquisiti i tabulati delle tre centraline di monitoraggio Eni, ubicate tutte al confine esterno della Raffineria: la n°1 sulla statale Appia all’angolo dello stabilimento verso la città, la n° 2 sempre sulla statale Appia all’angolo dello stabilimento verso Massafra e la n° 3 nelle immediate vicinanze del muro di confine con l’Ospedale Testa. Acquisito, inoltre, il tabulato riportante le quantità di sostanze infiammabili di scarto avviate alle tre torce della raffineria ENI, nei giorni 16, 17 e 18 gennaio.
Ecco cosa è emerso dai tabulati. Il 17 gennaio, la centralina ENI n° 3 aveva rilevato picchi di H2S, e di SO2 nelle stesse ore e di entità paragonabili a quelle rilevate dai monitor del mezzo mobile Arpa, collocato a poca distanza; nella stessa giornata, la centralina n° 1 aveva rilevato un picco di H2S dalle ore 6 alle 9 am. La centralina n° 2 non aveva registrato, invece, valori anomali di inquinanti. Sempre il 17 gennaio, le torce di stabilimento avevano smaltito circa 9 tonnellate di sostanze infiammabili di scarto, le cui maggiori quantità si erano concentrate fra le ore 9 e le 15.


Controllo incrociato

Risultava, quindi, di particolare interesse correlare le concentrazioni di inquinanti rilevate dalle varie stazioni di monitoraggio con le condizioni meteo climatiche e, in particolare, con le direzioni del vento registrate in data 17 gennaio. Costruendo la rosa dell’inquinamento (cioè i dati di inquinamento ripartiti per entità e per direzione del vento di provenienza) a partire dai dati registrati dalla stazione mobile di monitoraggio ARPA presso l’Ospedale Testa, si nota che il 17 gennaio, sia per l’SO2 che per l’H2S, tali grafici denotano una nettissima direzionalità di provenienza dei picchi di tali inquinanti dal settore di vento NNO, settore di vento che corrisponde alla direzione della Raffineria Eni.

L’Arpa ricorda che in quel fatidico 17 gennaio, la strumentazione installata sulla stazione mobile di rilevazione presso l’Ospedale Testa ha rilevato picchi di acido solfidrico (H2S) nelle prime ore della mattinata e nelle ore pomeridiane. Tali picchi corrispondono ad una direzione del vento dal settore Nord-Ovest, corrispondente alla Raffineria Eni, e sono compatibili con le segnalazioni di cattivi odori pervenute al Dipartimento Provinciale Arpa di Taranto da parte di cittadini residenti nel Quartiere Borgo, che si trova sulla direzione di propagazione delle emissioni gassose dalla Raffineria verso la città, con direzione del vento da N-O. A partire dalle 11 del 17 gennaio, lo stesso mezzo mobile di Arpa presso l’Ospedale Testa segnava un picco particolarmente elevato di SO2 (722 Ag/m3, superiore al valore limite orario di 350 µg/m3, fissato dal D.Lgs. n. 155 del 13 agosto 2010). Tale valore corrispondeva, pure, ad una direzione del vento proveniente dal settore NNO e dalla Raffineria. E’ stato evidenziato, inoltre, come il picco di SO2 segnato sia dal mezzo mobile di Arpa che dalla stazione Eni n° 3 alle ore 11, corrispondesse ad un periodo di tempo di accensione delle torce della Raffineria, con combustione complessiva di circa 9 tonnellate di sostanze organiche nella giornata del 17 gennaio.

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