Marescotti: «È un’azione tardiva c’è la spinta dei giudici»
«L’ordinanza del sindaco? Tardiva. Ed è un’esplicita ammissione che le decisioni del Comune sono l’effetto della spinta della Magistratura». Alessandro Marescotti, leader ambientalista di Peacelink, che anni fa denunciò la contaminazione di diossina di formaggi e latte degli allevamenti vicini al siderurgico, commenta così l’ordinanza del sindaco Ezio Stefàno che impone una serie di prescrizione all’Ilva, tra le quali il monitoraggio in continuo della diossina, pena la chiusura di alcuni impianti dello stabilimento siderurgico.
«Vorrei ricordare al sindaco - dichiara Marescotti - le dichiarazioni da lui rilasciate qualche tempo fa al giornale “Voce del Popolo”. Intervistato sull’argomento del campionamento in continuo della diossina, lo definì addirittura “controproducente”. Il fatto che ora Stefàno chieda chieda il campionamento in continuo è tardivo. Il tentativo di recuperare credibilità, ma su queste tematiche la credibilità è venuta meno».
Marescotti ricorda anche come il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, in sede di rilascio dell’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale, la scorsa estate, evidenziò come il Comune non si era avvalso del potere di formulare richieste all’Ilva. Stefàno - prosegue Marescotti - doveva comunicare le richieste in sede di rilascio dell’Aia, ma non lo ha fatto. Ora chiede al Gruppo Riva di rispettare queste prescrizioni, vuol recuperare il tempo perduto, fuori dal tempo previsto e concesso. Ripeto: a mio giudizio è un’esplicita ammissione di quel che l’Amministrazione civica non ha fatto e che ora fa sulla spinta delle vicende giudiziarie».
Il leader ambientalista di Peacelink, da anni in prima linea nelle battaglie ambientali, anche in splendida solitudine, ricorda: «Pensare che con il Comune abbiamo anche organizzato un convegno nazionale sul monitoraggio in continuo della diossina, coinvolgendo Ilva e Arpa. Più volte abbiamo chiesto al sindaco Stefàno di incontrarlo e di parlare di questo problema seriamente per arrivare a soluzioni condivise e agire in fretta. Tutto è risultato vano. Perciò ora dico che un’azione del genere non è credibile e perciò ripeto ancora: il Comune avrebbe dovuto pensarci prima e agire prima. L’Aia stessa imponeva queste scelte perché il sindaco ha responsabilità precise per quel che riguarda la difesa della salute pubblica e dell’ambiente. Ora, a tempo scaduto, non so proprio a cosa possa servire tutto questo».
Ricordiamo che l’ordinanza impone all’Ilva il monitoraggio in continuo della diossina dal camino E 312 entro trenta giorni, l’adozione di misure di contenimento delle polveri degli elettrofiltri che fuoriescono dal camino E 312, l’abbattimento delle polveri delle acciaierie, il blocco o la riduzione al minimo delle «emissioni fuggitive» dalle batterie (cokeria) e il mantenimento della produzione a dieci milioni di tonnellate d’acciaio fino all’applicazione delle prescrizioni Aia. Se queste prescrizioni non saranno rispettate, a parte la possibilità per l’Ilva di ricorrere al Tar, il Comune disporrà la sospensione delle attività degli impianti
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