La mia dichiarazione di candidatura ufficiale con Angelo Bonelli
Mai in questi anni avrei pensato di candidarmi in una competizione elettorale.
La mia è sempre stata un’azione etica trasversale. Ho voluto essere in dialogo con tutti gli schieramenti politici. Ho nutrito la speranza che il rispetto delle generazioni future sarebbe prevalso. Ho coltivato la fiducia che la politica prima o poi a Taranto si sarebbe rinnovata. Immaginavo che riuscisse ad ascoltare la sofferenza di una città intera.
Invece è da due anni che sbattiamo contro un muro di gomma.
Un muro politico che ci respinge e fa morire le nostre iniziative.
Un muro che ha blindato una pessima Autorizzazione Integrata Ambientale all’Ilva.
Adesso gli stessi periti della magistratura contestano quella Autorizzazione.
Lo schieramento politico che ha applaudito l’Autorizzazione all’Ilva ora si affanna a recuperare il tempo perduto e fa finta di ravvedersi e di volerla ridiscutere.
Ma il tempo delle commedie è finito e di pazienza non ne abbiamo più.
Quando Fabio Matacchiera ha lanciato l’appello a candidarmi per il futuro di questa città, ho sentito il forte richiamo a infrangere quel muro di cattiva politica.
Ho preso un po’ di tempo.
In molti mi hanno incoraggiato.
E adesso faccio il passo.
Non ho mai lavorato per candidarmi, ma siamo in un’emergenza senza precedenti. Adesso saranno prese le decisioni decisive. E dobbiamo proteggere i bambini di Taranto dalla cattiva politica, di quell'incuria che li ha dimenticati. Invito tutti a mettersi in gioco e a fare altrettanto. Forse è il momento della svolta per tutti. Lavorerò con Angelo Bonelli per una città in cui non vinca l’inferno ma prevalga la saggezza e il coraggio di cambiare.
Vorrei concludere con queste parole di Italo Calvino che riassumono il senso della mia scelta attuale e del momento che stiamo vivendo: «L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».
(Italo Calvino, Le città invisibili, 1972)
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