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Ilva, città blindata per il verdetto. Fabbrica e tribunale "sotto tutela"

Tensione a Taranto per la decisione del gip sul sequestro dell'area a caldo dello stabilimento che metterebbe a rischio migliaia di lavoratori. Si teme per l'ordine pubblico, rafforzati gli organici di polizia e carabinieri
24 luglio 2012
Mario Diliberto
Fonte: Repubblica - 24 luglio 2012

 Tensione alle stelle. Nelle acciaierie dell'Ilva, ma anche a Palazzo di giustizia. Rinforzi per gestire l'ordine pubblico. E tanta paura per migliaia di posti di lavoro a rischio. Così si vive a Taranto una snervante e lunghissima vigilia. È imminente la decisione del gip Patrizia Todisco sul sequestro dell'area a caldo del gigantesco stabilimento siderurgico. Da quei reparti si sprigiona l'inquinamento che avvelena la città. Due perizie inchiodano l'Ilva e i cinque indagati, tra i quali spiccano Emilio e Nicola Riva. L'accusa mossa dalla procura è di disastro ambientale. Quegli impianti viaggiano verso la chiusura, con l'incognita della licenza d'uso. Ma questa mossa potrebbe significare la fine della siderurgia ionica. Perché azzerare l'area a caldo significa svuotare la grande fabbrica che solo nell'ultimo anno ha sfornato sette milioni di tonnellate di acciaio.  Pecore-Ilva

Alle produzioni record fanno da contraltare le conclusioni degli esperti che indicano i fumi e le polveri industriali come fonti di malattia e morte. I sigilli sembrano inevitabili. La conseguenza può essere la messa in libertà di migliaia di lavoratori. Proprio nella fabbrica si vivono ore tensione. "Siamo operai e sul nostro lavoro abbiamo costruito un progetto di vita  -  racconta Gino Marasco, rsu della Uilm, impiegato nelle batterie della cokeria, uno dei reparti più discussi - Siamo a un passo dal panico. C'è chi corre a chiedere l'anticipazione del tfr e chi si dispera per il prestito o il mutuo.

Il nervosimo è palpabile perché noi non possiamo accettare la morte della fabbrica. Siamo tutti d'accordo a scendere in strada per difendere la nostra vita".

Nelle acciaierie e nei tubifici da giorni non si parla d'altro. "Non siamo mai stati così compatti "  -  continua Marasco. L'onda d'urto di migliaia di lavoratori in piazza è già stata sperimentata da Taranto lo scorso 30 marzo. Questa volta, però, le eventuali manifestazioni sarebbero avvelenate dall'esasperazione. Per questo sono già arrivati rinforzi. Più carabinieri e poliziotti. Da oggi saranno intensificati i controlli sulla fabbrica. La Digos non trascura il minimo segnale. Anche gli strali su facebook non passano inosservati. E in via preventiva è stata stretta la sorveglianza sui magistrati, pm e gip, che stanno seguendo l'inchiesta.

Sotto il paravento di una calma apparente nei corridoi della procura serpeggia disagio per le prese di posizione della politica. E imbarazzo hanno provocato le dichiarazioni del ministro Clini. A cui fanno eco quelle dei sindacati. "Nel rispetto delle prerogative della magistratura e delle sue decisioni, nessuno potrà scrivere la parola fine delle attività siderurgiche in Ilva', scrivono i segretari di Fim, Fiom e Uilm di Taranto riferendosi al possibile sequestro penale degli impianti dell'area a caldo dell'Ilva. E continuano: "È sempre più crescente la preoccupazione per il destino dell'Ilva di Taranto, per le migliaia di persone che vi lavorano, per il futuro dell'intera città. Abbiamo già affermato - scrivono i sindacalisti - quanto sia importante e strategico il centro siderurgico tarantino per l'intero sistema industriale italiano. La sua messa in discussione innescherebbe un effetto domino sugli altri stabilimenti Ilva, a cominciare da quello di Genova. Mantenerne le attività significa invece accelerare il percorso per coniugare l'intero ciclo integrale della fabbrica con la sua sostenibilità ambientale, senza della quale non c'è futuro".

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