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Lo strapotere di Ilva sta tramontando?

Noi continueremo a far sentire la nostra voce, in ogni sede e in ogni modo.
La gran parte della cittadinanza tarantina non si sente rappresentata né dai parlamentari, né dalle istituzioni regionali e locali, né dalle forze politiche, sociali e sindacali: molti sono stati omissivi e conniventi a danno della salute dei cittadini e dei lavoratori
7 agosto 2012
Biagio de Marzo (Presidente di Altamarea)

La “permeabilità” delle Istituzioni

Apprendiamo che esistono 1000 pagine di intercettazioni telefoniche che coinvolgono proprietari, dirigenti, avvocati e consulenti Ilva, importanti membri del Ministero dell’ambiente e di ARPA Puglia, politici regionali ed altri ancora.  foto di Taranto

Indipendentemente dagli esiti giudiziari, ci preme sottolineare che esse mettono a nudo la “permeabilità” delle istituzioni nazionali, regionali e locali di fronte allo strapotere di Ilva, da anni contrastato da Altamarea, finora con poca fortuna. Tale strapotere ha conseguito l’apice del successo tra luglio ed agosto 2011, con il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale da parte del ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo. Essenziale a quel rilascio è stato il “parere istruttorio conclusivo” della Commissione IPPC nominata da lei stessa e presieduta da un giovane e quasi sconosciuto ingegnere suo conterraneo, più volte chiamato in causa insieme ad alti dirigenti di Minambiente ed avvocati Ilva in alcune delle intercettazioni depositate.

Parere IPPC erroneo, ingannevole, inidoneo e del tutto inadeguato al rilascio dell’AIA.

Quel parere, rielaborato in tre edizioni sempre più a favore di Ilva, è stato supinamente approvato dalla Conferenza dei Servizi del 5 luglio 2011, nonostante che Altamarea precedentemente avesse presentato una dettagliatissima relazione tecnica e messo a verbale che: “Analizzato alla luce del D.Lgs 59/05, della Guida alla compilazione della domanda di Autorizzazione Integrata Ambientale rev. febbraio 2006 e del DM 7 febbraio 2007 del Ministro dell’ambiente, il Parere IPPC edizione 2010 è erroneo, ingannevole, inidoneo e del tutto inadeguato al rilascio dell’AIA.” L’AIA rilasciata il 4 agosto 2011 riproduce quel parere, verosimilmente figlio di maneggi come quelli messi in luce dalle intercettazioni ora rese pubbliche. Ebbene l’inconsapevole nuovo presidente Ilva, viene indotto a cercare, in sede di Riesame, di attribuire a quell’AIA “valore salvifico” per l’Ilva e per gli otto dirigenti arrestati.

L’AIA di agosto 2011 non è “salvifica”

Altamarea, che invece sa di che pasta è fatta quell’AIA “salvifica”, ha chiesto più volte al dr. Corrado Clini, ministro “tecnico” dell’ambiente subentrato alla spumeggiante imprenditrice Stefania Prestigiacomo, di ritirare “in autotutela” quell’AIA. Oltretutto, qualunque persona di buon senso si rende conto che la cosiddetta “riapertura” non può essere condotta dalla stessa Commissione IPPC e dallo stesso RUP - Responsabile Unico del Procedimento, principali attori tecnici di quello che in più occasioni abbiamo definito l’ultimo “misfatto contro Taranto” operato da Governo centrale e organismi tecnici preposti, con la colpevole connivenza di Regione, Provincia e Comuni di Taranto e Statte.

Il Ministero dell’ambiente si risente

Il Ministero dell’ambiente - Direzione Generale per le valutazioni ambientali ha risposto ad Altamarea con la nota DVA – 2012 – 0012569 del 28 maggio 2012 a firma del D.G. dott. Mariano Grillo. Il Ministero non coglie la contestazione “politica” di Altamarea e da importanza ad alcune espressioni ritenute offensive nei riguardi di singole persone, ben oltre la reale volontà di Altamarea che non ha fatto alcun nome proprio perché aveva colto nel tempo l’intima sofferenza umana del RUP. Riteniamo quindi che sia solo “di stile” la frase finale della nota ministeriale in cui si fa cenno a un eventuale ricorso alle sedi giudiziarie più opportune anche al fine del risarcimento dei danni subiti..

Altamarea mette a disposizione la propria documentazione sull’AIA

Al momento, considerato che Ilva tenta di farsi scudo dell’AIA del 4 agosto 2011, Altamarea mette subito a disposizione della Magistratura quanto è a propria conoscenza. Nell’AIA rilasciata, sono state pressocchè ignorate tutte le “osservazioni” formulate fin dall’agosto 2007 e sono stati completamente ignorati i gravissimi problemi sanitari provocati dall’inquinamento industriale, sui quali aveva richiamato l’attenzione la dr.ssa Liliana La Sala del Ministero della sanità. L’AIA rilasciata è piena di gravi omissioni e sottovalutazioni oltre che di grossolane “bugie” a favore di Ilva. Come esempio ne citiamo due, non tra le più gravi. Lo stabilimento di Taranto è da sempre noto come “acciaieria da 10 milioni di tonn/anno”. Nell’AIA del 4 agosto 2011, la capacità produttiva di Ilva Taranto è fissata a 15 milioni di tonn/anno senza motivazioni ragionevoli e nonostante sia facile appurare che con delibera n. 40 del 1970 – Programma IRI 1971, il CIPE “approva il programma dell’IRI relativo all’ampliamento del Centro Siderurgico di Taranto fino a 10,3 milioni t/a.“ L’assetto impiantistico che determina la capacità produttiva di Taranto è rimasto finora quello approvato dal CIPE. Una seconda “bugia” facilmente smontabile riguarda la durata dell’AIA. Essa viene fissata in 6 anni anziché 5 perché Ilva ha presentato un Certificato relativo al sistema di gestione ambientale adottato. C’è un particolare, però: il sistema messo a punto sugli impianti non riguarda l’area a caldo che è quella che inquina.

Le intercettazioni e il Decreto “salva azienda”

Un’ultima annotazione, la più significativa dello strapotere dell’Ilva: le intercettazioni più esagitate del dirigente, ora cacciato in tronco dal nuovo presidente di Ilva come se avesse agito di testa sua, sono quelle della primavera/estate 2010, che coincide con il momento culminante della durissima azione contro il benzo(a)pirene proveniente dalle cokerie Ilva, condotta da Altamarea per difendere la vita a prescindere da tutto. Avevamo formalmente diffidato la Regione Puglia ad intervenire con provvedimenti di emergenza e piano di risanamento alla luce della normativa vigente Come fummo stoppati? Prima gli indugi della Regione e poi, a Ferragosto, il Consiglio dei Ministri emanò un Decreto Legislativo, che denunciammo come “salva azienda” in quanto annullava/modificava la normativa a cui facevamo riferimento.

In attesa serena del Riesame.

Noi continueremo a far sentire la nostra voce, in ogni sede e in ogni modo.

La gran parte della cittadinanza tarantina non si sente rappresentata, per la storia passata e presente, né dai parlamentari, né dalle istituzioni regionali e locali, né dalle forze politiche, sociali e sindacali: molti sono stati omissivi e conniventi a danno della salute dei cittadini e dei lavoratori.

Per riprendere a parlare è necessario che tutti conoscano la Verità.

Aspettando il verdetto del Tribunale del Riesame, ci lasciamo, momentaneamente, con uno degli insegnamenti del Fraticello di Assisi che dice a tutti:

 “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”.

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