Ferrante reintegrato tra i custodi
Colpo di scena nell'inchiesta Ilva. Il Tribunale ha accolto il ricorso dell'azienda contro l'estromissione del presidente Bruno Ferrante dal pool dei custodi dei sei impianti dell'area a caldo finiti sotto sequestro per le emissioni inquinanti. Il ricorso è stato discusso questa mattina in camera di consiglio. Nel primo pomeriggio la decisione che ribalta il provvedimento del gip Patrizia Todisco.
"Siamo soddisfatti perché le nostre argomentazioni sono state accolte" - ha commentato a caldo il presidente dell'Ilva. Bruno Ferrante era stano nominato tra i custodi dell'area a caldo dal Tribunale del Riesame dopo la discussione fiume dei primi ricorsi presentati da Ilva contro i sequestri degli impianti e gli arresti domiciliari per il patron Emilio Riva, suo figlio Nicola ed altri sei dirigenti. Il collegio presieduto dal giudice Antonio Morelli, pur confermando il sequestro di sei reparti del siderurgico disposto dal gip, lo aveva modificato proprio riguardo alla nomina dei custodi. E aveva indicato Ferrante al posto di Mario Tagarelli, il presidente dell'ordine dei commercialisti al quale il gip aveva affidato l'aspetto amministrativo del sequestro.
Il Tribunale, invece, aveva optato per l'indicazione in quel ruolo di Ferrante. Pochi giorni dopo, però, lo stesso gip aveva emesso un decreto esplicativo delle decisioni del Riesame in merito al ruolo dei custodi, e aveva ribadito lo stop alla produzione come conseguenza del sequestro e strumento per abbattere lo svernamento di polveri e fumi sulla città. Ferrante aveva prontamente annunciato appello contro quel decreto.
Per quelle dichiarazioni il giudice Todisco aveva rilevato una incompatibilità tra il ruolo di presidente dell'Ilva e quello di custode giudiziario. E con un secondo provvedimento aveva spodestato Ferrante, richiamando Tagarelli. Oggi il nuovo cambio al timone.
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