Stop alle navi cariche di minerali la fabbrica ha autonomia per 17 giorni
Senza materie prime i parchi andranno ad esaurimento
I custodi giudiziari bloccano l’arrivo delle materie prime strozzando così la vena giugulare dell’Ilva. Mercoledì 5 settembre hanno consegnato il provvedimento nelle mani del presidente della società, Bruno Ferrante, notificandogli lo stop all’approdo delle navi di rifornimento. Tutte, nessuna esclusa, almeno per ora. La decisione dei custodi (Valenzano, Lofrumento e Laterza) arriva proprio nel giorno in cui Ilva aveva annunciato l’intensificazione degli interventi per addomesticare lo spolverio dai parchi dei minerali passando alla bagnatura di continuo, 24 ore su 24, dei parchi fossili, minerali e loppa attraverso l’utilizzo di due cisterne. E, nelle giornate di forte vento, i così detti «wind days», sarebbero entrate in funzione altre due cisterne di supporto dei vigili del fuoco. Questa misura rischia di essere inutile perché senza materie prime i parchi andranno ad esaurimento.
Il presidente Bruno Ferrante ha riunito i verticidirigenziali per esaminare il provvedimento e valutarne le conseguenze. Il quadro non è ancora perfettamente chiaro, il confronto proseguirà oggi 6 settembre. Serve capire, entro tempi ristretti, se i custodi ammetteranno qualche deroga in funzione del mantenimento della funzionalità degli impianti o se il blocco è totale e irreversibile. In questo caso Ilva ha ancora diciassette giorni di autonomia e, senza rifornimenti, i parchi si esauriranno e le macchine dovranno fermarsi senza portare a termine neanche la commessa acquisita ad agosto per circa 700 mila tonnellate di coils zincati per gli elettrodomestici bianchi e per il settore auto. La nota firmata dai custodi è la prima da quando sono stati nominati dal gip Patrizia Todisco e fa seguito al provvedimento dei pubblici ministeri notificato lunedì mattina dai carabinieri del Noe alla società. I tre ingegneri venivano invitati a «procedere immediatamente all’adozione delle misure necessarie alla pronta eliminazione delle emissioni nocive ancora in atto». E i custodi, a distanza di 48 ore, hanno deciso di cominciare dalla sospensione dello sbarco delle materie prime.
Se il blocco sarà totale avrà come conseguenza, entro qualche settimana, l’azzeramento dei parchi minerali e, a seguire, il blocco degli impianti ai fini della produzione. In queste condizioni l’azienda potrebbe decidere di fermare uno o due altiforni, le batterie che li servono e gli impianti a valle. D’altra parte il procuratore Franco Sebastio, sabato scorso, è stato esplicito quando ricordava che il provvedimento del tribunale del Riesame conteneva già tutto. In particolare l’esclusione della facoltà d’uso degli impianti sequestrati ai fini della produzione e la rapida adozione delle misure per eliminare le emissioni dannose alla salute dei lavoratori e della popolazione. Ora si attendono le decisioni dell’Ilva e le reazioni dei lavoratori. I sindacati dei metalmeccanici, ieri, avevano valutato in modo positivo la decisione dell’azienda di irrobustire l’azione sui parchi minerali che sono, insieme con le cokerie, uno degli anelli deboli della catena produttiva dell’Ilva. Dall’altra parte ci sono tutti coloro i quali sono convinti che il solo sistema per arrestare del tutto lo spolverio che invade case e strade del quartiere Tamburi e della città penetrando nell’organismo umano è la copertura dei parchi.
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