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Ilva, 400 milioni per il risanamento "Ma lasciateci produrre"

Presentato il piano dell'azienda, disposta a investire per rispettare le disposizioni della magistratura. Ieri l'alt dei custodi che hanno ordinato di spegnere parte degli impianti
18 settembre 2012
Mario Diliberto
Fonte: Repubblica - 18 settembre 2012

Sono arrivati in Procura presto e hanno consegnato il loro piano da 400 milioni di euro per il salvataggio dell'Ilva, chiedendo ai magistrati che hanno imposto lo spegnimento di parte degli impianti di lasciare la 'facoltà d'uso'. Il presidente Bruno Ferrante, accompagnato dai legali dell'azienda, ha depositato un cronoprogramma di interventi immediati di risanamento degli impianti dell'area a caldo sotto sequestro, diventati ancora più urgenti dopo la notizia di ieri della decisione dei custodi-amministratori giudiziali dello stabilimento siderurgico (Barbara Valenzano, Claudio Lofrumento, Emanuela Laterza) che hanno notificato un provvedimento all'azienda copn cui si dispone lo spegnimento delle batterie delle cokerie 3-4-5-6 e il rifacimento delle batterie 9-10-11, lo spegnimento delle torri dalla 1 alla 7, lo spegnimento completo degli altoforni da 1 e 5, il primo dei quali da avviare subito, lo spegnimento dell'acciaieria 1, il rifacimento dell'acciaieria 2 e il rifacimento completo del reparto Gestione rottami ferrosi. Si tratta di alcuni dei reparti sequestrati dal gip Patrizia Todisco il 25 luglio scorso. Il personale in esubero, dicono i custodi, deve essere collocato nella bonifica. Tensione tra i lavoratori, anche se per ora non c'è nessuna protesta, né sono stati indetti scioperi, così come accadde a fine luglio quando arrivò l'ordinanza del gip Patrizia Todisco che mise sotto sequestro mezza fabbrica ma tuttavia c'è un clima teso.

Fumi di cokeria


Fonti sindacali affermano di voler meglio conoscere nei dettagli la direttiva dei custodi, forse durante l'incontro di oggi pomeriggio col presidente Ferrante, nel quale l'azienda presenterà il piano di interventi per 400 milioni di euro. Sarà assicurata l'informativa agli operai attraverso i delegati sindacali di fabbrica. I sindacati, pur prendendo atto dell'incisività della stretta impressa dai custodi e rilevando che c'è ormai una progressione di atti della magistratura in relazione all'attuazione del sequestro, evidenziano tuttavia che passare all'applicazione concreta delle misure contenute nella direttiva di ieri sera dei custodi giudiziali richiederà molto tempo. Solo per lo stop ai due altoforni - l'Ilva resterebbe solo con il 2 e il 4 perché il 3 è già dismesso da molti anni - occorreranno non meno di due mesi, considerato che gli altoforni fondono i minerali per produrre la ghisa, poi inviata alle acciaierie per la trasformazione in acciaio, ad una temperatura di almeno 1800 gradi e per "raffreddare" l'impianto e decelerarne la marcia operativa è necessario un lungo tempo tecnico.

Tutti gli impianti che rientrano nella nuova direttiva dei custodi richiedono molte settimane per essere disattivati, precisano ancora fonti sindacali, per cui la valutazione delle organizzazioni metalmeccaniche è che i tre custodi espressione della Procura abbiano voluto ulteriormente mettere alle strette l'Ilva. Un segnale molto forte, insomma. "L'azienda è con le spalle al muro, non può scappare. I custodi hanno detto chiaramente cosa faranno a partire da subito. Lo faranno, è chiaro, progressivamente e gradualmente ma lo faranno - rilevano i sindacalisti - l'unico modo che ha l'Ilva per sottrarsi a questa tenaglia è quella di mettere subito in cantiere il piano per risanare e mettere a norma il siderurgico partendo appunto dagli impianti inseriti nella direttiva dei custodi". La decisione , quindi viene interpretata come un atto di pressione oltre che un adempimento dovuto dopo la disposizione dei giorni scorsi del procuratore capo della Repubblica, Franco Sebastio che aveva ribadito che "all'Ilva è inibita qualsiasi attività produttiva" e gli impianti vanno utilizzati solo per essere risanati.


Altri interventi sono previsti sulle batterie delle cokerie e sui parchi minerali, dove si penserebbe anche alla costruzione di particolari cupole come quelle già esistenti in alcune centrali elettriche, coinvolgendo anche architetti famosi, per avere opere che, oltre ad essere utili ed efficaci, abbiano anche un impatto non invasivo. Per cokerie e parco minerali si tratta in particolare di bloccare le emissioni diffuse di sostanze inquinanti e la diffusione delle polveri delle materie prime stoccate all'aperto.

 

 

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