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quartiere-fabbrica ha una disperata vitalità, la senti nelle voci dei genitori che si levano a chiedere: perché?

Appello operaio Ilva «Analisi per mio figlio»

L’inquinamento, purtroppo, non ferma la mattanza. Altre duecento pecore e capre abbattute ieri. Ancora una volta erano risultate avvelenate da diossine e pcb, «segnate», come castigo biblico, nel loro latte e nelle loro carni
25 ottobre 2012
Fulvio Colucci
Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno - 25 ottobre 2012

«Io non sacrificherò mio figlio». Il giovane operaio dell’acciaieria 2 guarda in faccia il direttore dell’Arpa Giorgio Assennato. Alla scuola elementare «Deledda», quartiere Tamburi, si fa silenzio. Il lavoratore dell’Ilva ai Tamburi vive; al mattino, accompagna il figlio a scuola. 

Rifiuta il destino di moderno Abramo, il richiamo a sacrificare il figlio Isacco sull’altare del profitto avvelenato. Sa che non c’è Dio a impedire il sacrificio se non quello dell’amore. La «Deledda» è a 300 metri dal parco minerali, a poco più di un chilometro dalle cokerie. Eppure il quartiere-fabbrica ha una disperata vitalità, la senti nelle voci dei genitori che si levano a chiedere: perché? 

«Mi guardo allo specchio e dico: veramente ho potuto uccidere tante persone col mio lavoro?». Per questo vuole: «Analisi, subito, per mio figlio e per tutti i bambini della “Deledda”. Controlli che ci facciano capire come stanno in salute». 

Sono 400 circa, i bambini delle elementari. «Ci attiveremo subito con il Dipartimento di prevenzione dell’Asl» assicura l’assessore all’Ambiente, Vincenzo Baio, ieri all’assemblea della «Deledda» in rappresentanza del sindaco Stefàno. «L’idea - spiega Giorgio Assennato - è quella di creare una struttura per la salute materna e infantile, coinvolgendo i pediatri di base. La struttura rientrerebbe nel centro “Ambiente e Salute” che l’Arpa aprirà all’ospedale Testa con gli otto milioni di euro messi a disposizione dalla Regione». 

Si tornava alla scuola «Deledda» ieri. E c’erano genitori delle scuole vicine: «De Carolis» e «Vico». Si tornava dopo altre assemblee, dopo le richieste di intervento per eliminare i rischi derivanti dall’inquinamento: passati, presenti e futuri.  Marcia contro l'inquinamento a Taranto del 28 novembre 2009

Nel tumultuoso incontro, non privo di contestazioni rivolte al direttore dell’Arpa per i dati sulla mortalità e le malattie resi noti dal ministro della Salute Balduzzi, la dirigente tarantina dell’Arpa, Maria Spartera, comunica un’iniziativa che l’Agenzia per l’ambiente avvierà la prossima settimana: oltre al monitoraggio esterno alla scuola «Deledda» partirà quello interno, installando nel cortile il laboratorio mobile dell’Arpa. L’Istituto superiore di Sanità, rispondendo all’Arpa, esclude un «apprezzabile rischio sanitario» derivante dalle polveri raccolte sul tetto della scuola dai deposimetri dell’Agenzia regionale. 

L’assessore Baio, planimetria alla mano, esclude qualsiasi vicinanza delle tubature Ilva sotterranee per il passaggio delle acque di raffreddamento degli impianti e quindi qualsiasi rischio di crollo per la scuola. «Ho disposto la rimozione - aggiunge - di un serbatoio di eternit dal terrazzo e il progetto per la scala antincendio». La scuola «Deledda» simbolo di un cambiamento. La strada è lunga, lo sanno anzitutto i genitori, cittadini del quartiere-fabbrica. Ma indietro non si torna. 

L’inquinamento, purtroppo, non ferma la mattanza. Altre duecento pecore e capre abbattute ieri. Ancora una volta erano risultate avvelenate da diossine e pcb, «segnate», come castigo biblico, nel loro latte e nelle loro carni.

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