Ilva, sciopero a oltranza "Ora vogliamo la verità"
Sciopero ad oltranza. E’ scontro in Ilva dopo la morte di Claudio Marsella, l’operaio di ventinove anni che ha perso la vita martedì scorso nel reparto movimentazione ferroviaria (Mof) dello stabilimento siderurgico di Taranto. Da giorni i compagni di Claudio presidiano i cancelli della portineria A.
Lo sciopero è stato proclamato dall’unione sindacale di base (Usb) e doveva inizialmente esaurirsi ieri. Poi la proroga sino a martedì. Ed ora il proposito di andare avanti ad oltranza. “Pretendiamo la verità per Claudio” spiega Francesco Rizzo, coordinatore provinciale di Usb che sta dirigendo la protesta dei centoventi addetti del reparto che piange la morte di questo giovane 29enne di Oria. Pomo della discordia è un accordo siglato da Fim, Fiom e Uilm in base al quale le macchine del reparto possono essere condotte da un solo addetto. Claudio Marsella, infatti, era solo al momento dell’incidente che gli è costato la vita.
“Quell’accordo – sostiene Rizzo – era stato subito respinto dai lavoratori. Lasciare un operaio da solo significa abbandonarlo al suo destino. E chi su quelle macchine ci lavora aveva subito fiutato il pericolo. Non sappiamo perché Claudio è morto. Di certo sappiamo che con lui non c’era chi poteva aiutarlo tempestivamente”. Ora l’Usb chiede un confronto con i vertici di Ilva per cancellare l’accordo. “Vastracciato” – dice senza mezzi termini Rizzo.
Ma la possibile trattativa è inceppata sul fatto che l’Usb non è riconosciuta dall’azienda. “Non ci riconoscono e sostengono di non riconoscere lo sciopero. Il nostro presidio sta andando avanti tra minacce e intimidazioni” – continua Rizzo. “Uomini dell’azienda contattano i lavoratori e minacciano provvedimenti disciplinari. Nonostante questo clima il reparto ha aderito in maniera compatta alla protesta che intendiamo portare avanti sino a quando non ci saranno risposte”.
Lo sciopero, che secondo Rizzo, sta bloccando il reparto movimentazione ferroviaria è diventato terreno di scontro tra sindacati. Perché l’Usb senza mezzi termini attacca Fim, Fiom e Uilm per la firma messa su quell’accordo. “Sono responsabili al pari dell’azienda” – attacca Rizzo che ha al suo fianco anche il comitato dei cittadini e lavoratori Liberi e Pensanti.
E le tre sigle non si sottraggono alla polemica.
“Le cause che hanno provocato l’infortunio del giovane operaio Claudio Marsella, nel grave e inaccettabile incidente accaduto nel reparto MOF dell’Ilva, sono al momento in fase di accertamento da parte degli organi inquirenti che, siamo convinti, faranno piena luce sulle eventuali responsabilità” – si legge nella nota diffusa dai tre sindacati. Poi l’affondo contro Usb e il “comitato dei Liberi e Pensanti”. “Le informazioni diramate in questi giorni – scrivono Fim, Fiom e Uilm - non corrispondono alla realtà. La documentazione inerente agli accordi distribuita ai lavoratori e agli organi di stampa risulta incompleta. Mancano il cronoprogramma e la procedura di soccorso in caso di malore o infortunio. Alle menzogne – concludono - rispondiamo dicendo che nessuna modifica organizzativa degli assetti di lavoro nel reparto Mof è avvenuta in modo unilaterale, in quanto al fine di perfezionare quanto più possibile le modalità di accordo si sono tenute assemblee retribuite tra i lavoratori che hanno condiviso l’accordo”.
Intanto ieri l’inchiesta sull’incidente mortale in Ilva ha vissuto il passaggio cruciale dell’autopsia, affidata dal pm Giovanna Cannarile al medico legale Giancarlo Divella. L’esame ha chiarito che lo sfortunato lavoratore è deceduto a causa dei traumi riportati dopo essere rimasto schiacciato tra due vagoni. E oggi tutta Oria si stringerà intorno alla famiglia dello sfortunato Claudio Marsella durante i funerali in programma alle 15 nella chiesa di San Domenico.
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