L'Ilva ora è pronta a tagliare «Subito duemila in cassa integrazione»
Nessuna intesa nell'incontro tra l'azienda e i sindacati
Tanto tuonò che piovve: l'Ilva, il polo siderurgico più grande d'Europa, intende procedere alla messa in cassa integrazione ordinaria di 2mila dipendenti dell'area a freddo dello stabilimento a partire dal 19 novembre prossimo. L'azienda lo ha comunicato poco fa ai sindacati Fim, Fiom e Uilm in un incontro che si tiene in direzione Ilva, a Taranto. L'intero polo occupa 11.850 dipendenti diretti più 2mila nelle ditte dell'indotto.
IL PERIODO - Gli ammortizzatori sociali dovrebbero durare 13 settimane. I reparti interessati sono: tubificio longitudinale 1-2 rivestimenti, area Iaf impianti a freddo, treno lamiere, treno nastri 1, officine e area servizi.
LA MOTIVAZIONE - A quanto pare la richiesta pare sia motivata da un'assenza di commesse per i grandi tubi determinata anche dalla situazione di incertezza produttiva in cui si trova l'azienda.
INCONTRO ILVA E SINDACATI - L'incontro tra Ilva e sindacati si è concluso senza alcuna intesa sulla volontà, manifestata dall'azienda, di porre in cassa integrazione ordinaria 2.000 dipendenti dell'area a freddo dal 19 novembre prossimo. Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto di soprassedere alle procedure di cassa integrazione. Azienda e sindacati potrebbero rivedersi nei prossimi giorni. «L'Ilva (che era rappresentata dal responsabile Relazioni industriali, Enrico Martino, ndr) ci ha risposto - ha dichiarato il segretario provinciale della Uilm di Taranto, Antonio Talò - che riferirà delle nostre richieste al presidente Ferrante. Ma quando abbiamo chiesto all'azienda di dirci una parola chiara su cosa intenda fare della nuova Autorizzazione integrata ambientale, già in vigore, ci è stato risposto che si sta valutando ancora la sostenibilità finanziaria degli interventi di risanamento». Quanto ai motivi della volontà aziendale di avviare le procedure di cassa integrazione per 2.000 dipendenti, Talò ha sottolineato che «dall'inizio dell'anno c'è crisi di mercato e l'azienda ci aveva sempre assicurato che non avrebbe utilizzato questo ammortizzatore sociale. Invece ora c'è stato un cambio di impostazione da parte dell'Ilva».
L'AZIENDA - L'Ilva ha comunicato ufficialmente che «nei prossimi giorni sarà avviata la procedura di cassa integrazione ordinaria per lo stabilimento di Taranto». Nella nota aziendale si specifica che la decisione è stata presa «a causa del perdurare della crisi di mercato già registrata a partire dal primo trimestre dell'anno corrente, fronteggiata sino ad oggi attraverso il ricorso alle ferie e la ricollocazione degli esuberi in altre aree dello stabilimento». L'Ilva conferma che la cassa integrazione interesserà «un massimo di 2.000 dipendenti a partire dal 19 novembre 2012 per 13 settimane». I reparti interessati saranno Tubificio Longitudinale (Tul 1 e 2), Rivestimenti (Riv), Treno nastri 1 (Tna), Treno Lamiere (Tla), Officine Centrali di manutenzione, Servizi e una parte della Laminazione a freddo (Laf).
LO SCIOPERO - «Oggi è l'ultimo giorno concesso all'azienda per esprimere valutazioni sull'Aia. È già grave che abbia atteso tutto questo tempo, ma si faccia sentire e prenda impegni concreti per il futuro della fabbrica». Lo ha affermato il segretario generale della Fiom Cgil di Taranto, Donato Stefanelli, nel corso di una conferenza stampa tenuta prima dell'incontro in corso con l'azienda. «Dal 26 luglio scorso, giorno della notifica del sequestro preventivo, l'attività dell'Ilva non è rallentata. Si continua a lavorare - ha precisato Stefanelli - al 70 per cento della capacità produttiva, esattamente come un anno fa. Nessuna risposta concreta, invece, sugli investimenti necessari per ottemperare alle prescrizioni dell'Autorizzazione integrata ambientale. Questo clima di incertezza sta creando grandi tensioni tra i lavoratori ed alcuni ex sindacalisti stanno cavalcando questa protesta in modo strumentale». Il riferimento è al Comitato «Cittadini e lavoratori liberi e pensanti» e all'Usb (Unione sindacale di base), che il segretario della Fiom definisce «due facce della stessa medaglia». «Dal giorno dell'incidente in cui ha perso la vita Claudio Marsella è in atto una campagna denigratoria nei confronti di Fim, Fiom e Uilm. Ci addebitavano - osserva Stefanelli - la morte dell'operaio, ci chiamavano assassini. Nel pomeriggio ci fu un sit in sotto la sede dei sindacati e poi l'occupazione del palazzo, che richiama tempi davvero bui». «In questa città - ha concluso Stefanelli - c'è lo stesso clima di istigazione all'odio che in passato è degenerato in episodi di violenza. Per questo diciamo basta e invitiamo tutti al buon senso».
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