"Il Sindaco di Taranto non perda tempo a chiedere il risarcimento all'Ilva"
La vicenda dei ritardi nella richiesta del risarcimento danni nei confronti dell’ILVA sta assumendo veri e propri caratteri di una farsa mal riuscita, evidenziando l’assoluta inadeguatezza e incompetenza del Sindaco e della sua Amministrazione.
A quasi sette anni di distanza, quando nel 2005 una sentenza della Corte Costituzionale condannò Emilio Riva e l’allora direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso, l’azione risarcitoria si trascina in un balletto inconcludente fatto di accuse, rivalse, giustificazioni: conferimento e revoca di mandato all’avv. Miraglia, errati atti di citazione nei confronti dell’ ILVA anziché di Riva e Capogrosso a causa di errori grossolani contenuti nel mandato conferito, mancato ritorno di una ricevuta postale senza indagarne le cause, conferimenti di nuovi mandati legali , il tutto mentre l’Ilva continua a scaricare i costi dell’inquinamento sulla città. E che si tratti di costi ingenti lo si evince da un recente studio dell’E.E.A (European Environment Agency),l ‘Agenzia ufficiale dell’Unione Europea , incaricata del monitoraggio ambientale . In esso si afferma che l’inquinamento provocato dall’ILVA, in termini di danno alla salute e all’ambiente, ha un costo stimabile tra i 283 e 463 milioni di euro l’anno e basa tale valore sulle emissioni dichiarate dagli stessi stabilimenti. Volendo fare un calcolo approssimativo per difetto, a tutt’oggi l’ILVA dovrebbe risarcire alla città di Taranto una somma che non sarebbe inferiore ai 6 miliardi.
Alla luce di questo studio, il movimento Taranto Respira chiede con forza al Sindaco di formulare e uniformare le sue richieste di risarcimento del danno ai criteri stabiliti dall’EEA , trattandosi di dati forniti dall’Ente che ,per autorevolezza e in qualità di organismo tecnico sovranazionale super partes, riveste un ruolo ufficiale di riferimento alle decisioni politiche.
Taranto ha bisogno di un Primo Cittadino che si esprima attraverso tutti i poteri che la legge gli consente e non di una controfigura dello “Scrivano fiorentino” del libro Cuore.
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