Ilva, l'azienda chiede il dissequestro "Non c'è aumento di malattie a Taranto"
I legali dell'Ilva hanno depositato al Tribunale di Taranto l'istanza di dissequestro dell'area a caldo dello stabilimento, sotto sequestro dallo scorso 26 luglio. La richiesta segue l'ok del ministro dell'Ambiente Clini al progetto per l'applicazione dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia) presentata dall'azienda.
Al Tribunale di Taranto, Ilva ha depositato i commenti alle perizie disposte dal Gip che confutano il provvedimento di sequestro preventivo da parte dell'Autorità giudiziaria per gli impianti delle aree a caldo e i provvedimenti di custodia cautelare degli ex vertici dell'azienda.
I provvedimenti nei confronti della società sono basati su perizie acquisite su un incidente probatorio in cui una parte importante hanno la perizia chimica e la perizia epidemiologica disposte dal Gip che, secondo la documentazione depositata, sono da considerarsi inaffidabili. Dalla carte emerge che i livelli di Pm10 registrati a Taranto, che risultano inferiori rispetto ad altre città italiane ed estere, non possono essere considerati responsabili di un presunto incremento di patologie che sono state calcolate su base statistica utilizzando parametri che l'Organizzazione Mondiale della sanità (Oms) considera come "obiettivo" da raggiungersi in futuro ma non nei prossimi anni e che non sono in vigore in nessun Paese.
Dalle conclusioni, realizzate da diversi esperti del settore (Forestiere, Biggeri e Triassi), emerge che "la perizia chimica disposta dal Gip aggiorna i quantitativi di Pm10 alle prescrizioni aggiornate al febbraio del 2012, che entreranno in vigore solo nel 2016, mentre secondo i parametri attuali adottati da tutti i Paesi - e anche dall'Italia - per salvaguardare la tutela della salute pubblica, la soglia delle Pm10 nell'aria non deve superare i 50 microgrammi per metro cubo giornaliera (40 la soglia media annuale), con un limite di 35 sforamenti annui consentiti, soglie ampiamente rispettate a Taranto anche secondo i periti del giudice". Per quanto concerne poi "gli effetti a breve termine le stime di patologie e decessi formulate nella perizia sono riferite ad una soglia di 20 microgrammi/m3 , definita come 'valore obiettivo' dall'Oms, ma attualmente non in vigore in Ue. Utilizzando il limite ora in vigore di 40 microgrammi/m3 non vi sarebbe nessun eccesso di patologie e decessi a Taranto riferibile alla media annua esposizione".
Articoli correlati
- Ecco di dati scomodi che sono stati presentati pubblicamente a maggio
A Taranto 600 bambini nati malformati
Ben 600 bambini nati malformati a Taranto. Un dato non presentato pubblicamente ai giornalisti prima delle elezioni europee. Il dato era stato confinato in un angolino della Valutazione Danno Sanitario ILVA, che quasi nessuno ha letto. E così l'informazione non è diventata una notizia.30 maggio 2019 - Alessandro Marescotti - A proposito di notiziabilità dell'informazione
A Taranto 600 bambini sono nati malformati: ma l'informazione non diventa notizia
Sul Rapporto di Valutazione del Danno Sanitario dell'ILVA di Taranto c'era questo dato, assieme a uno stralcio dei dati dello Studio Sentieri. Il governo ha voluto evitare di dare in pasto ai giornalisti questa ricerca, rinviandone al 4 luglio la presentazione pubblica.31 maggio 2019 - Alessandro Marescotti - Molti indigeni jonici accettarono che 21 bambini su 100 potessero essere scelti fra quelli da candidare sui Sentieri della morte
Sacrifici umani, dalle civiltà precolombiane agli indigeni jonici
Tlaloc era il dio della pioggia. Gli Aztechi credevano che, se non fossero stati celebrati sufficienti sacrifici a Tlaloc, la pioggia non sarebbe venuta ed il mais non sarebbe cresciuto15 giugno 2015 - Alessandro Marescotti - Il caso
Ilva Taranto, il gip avvisa: “O rispetta prescrizioni Aia o sarà di nuovo sequestro”
In un'ordinanza di 40 pagine, Patrizia Todisco sottolinea come l'azienda non abbia ottemperato a quanto chiesto e che vi siano ancora “accertate violazioni in materia di tutela ambientale e sanitaria”6 novembre 2013 - Francesco Casula
Sociale.network