"In mano a chi stiamo"
"In mano a chi stiamo"...così l'ispettore Aldo De Michele della Digos di Taranto, la talpa dell'uomo forte della famiglia Riva Girolamo Archinà, commentava nel giugno 2010 la condotta del sindaco di Taranto Ezio Stefàno, dal quale, evidentemente, pretendevano ancora di più del semplice sgombero del centro sociale Cloro Rosso.
Scopriamo oggi dalle intercettazioni che hanno inguaiato tutti i poteri forti di questa città, che dietro lo sgombero del Cloro Rosso c'era ben altro della semplice miopia di un'amministrazione che continua a definirsi di sinistra, molto più anche di quel discutibile e tanto sbandierato concetto di legalità dietro il quale il sindaco Stefàno, oggi indagato per non aver rispettato i suoi doveri di tutela della salute pubblica, si è sempre trincerato. Neanche noi avremmo potuto immaginare tanto. E invece scopriamo oggi che l'8 giugno 2010, mentre la città era in emergenza benzo(a)pirene e il sindaco firmava un'ordinanza farlocca concordata con la dirigenza dell'Ilva per scongiurare la chiusura delle cokerie, lo stesso sindaco si intratteneva nel suo studio con Archinà a discutere dello sgombero del Cloro Rosso. Mentre il solerte ispettore della Digos Aldo De Michele si affrettava ad informare il tessitore di trame Archinà del sequestro degli stencil "Taranto città inquinata". Come se questo potesse bastare a persuadere le coscienze.
Non staremo qui a ricordare al sindaco che il centro sociale Cloro Rosso aveva, in due anni, riempito quel vuoto sociale, culturale e politico che le amministrazioni tarantine, tutte, avevano coltivato con cura e dedizione. Non staremo a sottolineare il paradosso per il quale un sindaco ha dialogato con i fabbricanti di morte sulla chiusura di una realtà che in questa terra avvelenata aveva seminato linfa vitale. Non vogliamo neanche rinfacciare al sindaco Stefàno che l'alibi dietro il quale si è riparato per anni, per giustificare due ordinanze di sgombero (istanze ufficiali dal prefetto per sgomberare i locali "inagibili" dell'ex scuola Martellotta), era falso, come ci tocca scoprire dalle conversazioni che Archinà aveva con l'ispettore De Michele. Ci hanno pensato già loro a deridere il sindaco nelle loro conversazioni telefoniche. Ma una cosa ci teniamo a ricordare: non può bastare uno sgombero a fermare vite, anime e cervelli, che in questa città sono ormai in movimento. Prima e dopo il Cloro Rosso. Abbiamo continuato a seminare dissenso e costuire alternativa, abbiamo liberato spazi e intrecciato rivendicazioni. Noi non ci affidiamo alle "mani" di nessuno. E questo è bene tenerlo a mente. Il presente e il futuro di questa città, oggi più che mai, prendono parola, forma e corpo, a partire dalle nostre vite ed esperienze. Gli spazi sociali sono i campi nei quali continuiamo a coltivare diritti, saperi, cultura libera, socialità, opposizione al pensiero unico dell'austerity e della repressione. Scoprire chi fosse il mandante, diretto o indiretto, di un'azione repressiva può solo confermare quello che noi sappiamo da tempo: gli spazi sociali fanno paura a qualcuno. E fa bene ad averne solo chi ancora pretende di definire politiche fuori dalle urgenze sociali e sulla pelle di una città che è stata svenduta al profitto per cinquant'anni. Non vi daremo tregua. É davvero il caso di dirlo: Fino all'ultimo respiro.
P.sÈ bene ricordare che durante lo sgombero del Cloro Rosso, avvenuto esattamente la mattina dopo le rassicurazioni dell'ex assessore comunale Pennuzi sullo "stare tranquilli", gli attivisti decidono di telefonare al consigliere comuale Voccoli, designato dall'amministrazione a seguire la questione "Cloro Rosso", che insieme all'assessore regionale alle politiche Giovanili Fratoianni (quel giorno a Taranto), decide di recarsi dal sindaco per avere spiegazioni su quanto stava accadendo.
Telefonata dell'8 giugno 2010 tra Girolamo Archinà (Ilva) e Cataldo De Michele (Digos)
De Michele: poi abbiamo sequestrato nella sede del Cloro Rosso il clichè dello stampo che hanno fatto sui muri e sui marciapiedi.
Archinà: ah! E quindi?
De Michele: abbiamo fatto il sequestro penale a carico dei soggetti perché abbiamo fatto lo sgombero stamattina
Arichinà: ah, avete fatto...si perché ho visto l’assessore...
De Michele: è arrivato Ciccio Voccoli e company e il sindaco s’è rimangiato tutto
Archinà: l’ha riconsegnato?
De Michele: sì, s
Archinà: no, perché ti dico questo? Perché ad un certo punto io stavo dal sindaco stamattina ed è arrivato veloce veloce da Bari l’assessore Fratoianni!
De Michele: si, si, si, tutto l’entourage di Rifondazione è arrivata.
Archinà: e quindi si è rimangiato...l’ordinanza...
De Michele: si, si, si è rimangiato tutto però abbiamo fatto il sequestro del cliché e di altro materiale che c’era lì.
Archinà: e però io stamattina sentivo parlare il sindaco con Fratoianni e diceva vedi che io sono stato denunciato anche dalla Procura.
De Michele: chi?
Archinà: il sindaco! ...è vero?
De Michele: non è vero! Si voleva creare un alibi per non avere emesso il provvedimento nei tempi utili di sgombero del coso
Archinà: ah!
De Michele: allora perchè si è rimangiato tutto?
Archinà: uhm, uhm, e va bè... e perchè l'hanno messo sotto schiaffo
!De Michele: e bè certo!
Archinà: uhm!
De Michele: hai capito?
Archinà: poveri a noi!
De Michele: questa è la situazione! Eh, in mano a chi stiamo!
Archinà: va beh, ma ora con il clichè che succede?
De Michele: il clichè è stato fatto il sequestro penale e...viene trasmesso il verbale di sequestro alla magistratura che deve convalidare il sequestro, no anche perché è stato fatto a carico degli occupanti del Cloro Rosso
Archinà: uhm...e quindi? Va bè e mo che succede? Va bè si apre un processo?... no, un procedimento?
De Michele: no, no e si apre un fascicolo...penale che è già in corso dopo...
Archinà: quelli che vennero accertati!
De Michele: bravo, bravo, bravo!
Archinà: uhm, ho capito
Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone (Italo Calvino)
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