Ilva, «La legge viola i diritti Carta Ue»
di sollevare l'eccezione di incostituzionalità sulle norme
Con la legge 231/2012 salva Ilva, che ha convertito il decreto legge 207, «appare chiaramente violata la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea». Lo scrive la Procura di Taranto chiedendo al gip e al Tribunale del Riesame di sollevare eccezione di incostituzionalità sulla legge.
Nella richiesta i pm fanno riferimento sia all'articolo 3 della Carta (diritto all'integrità fisica e psichica), sia all'articolo 35 (diritto alla salute). I profili di incostituzionalità «sono riferiti al rispetto per lo Stato italiano degli obblighi internazionali così come statuito dal primo comma dell'articolo 117 della Costituzione». Quanto all'art.6 della Carta europea dei diritti dell'uomo, «il sostanziale divieto - scrive la Procura - di agire nei confronti dell'impresa inquinante in ordine ai fatti lesivi compiuti nei 36 mesi concessi dalla normativa esclude in radice qualsiasi azione idonea ad instaurare un giusto processo per tali fatti». Il Trattato di Lisbona invece, secondo i pm, sarebbe violato dalla legge 231 «nella parte in cui ha modificato i due Trattati fondamentali e cioè quello sull'Unione Europea (Tue) e quello sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue)». In particolare la Procura ritiene che la normativa nazionale violi l'art.191 del Trattato di Lisbona inerente al cosiddetto «principio di precauzione», cioè l'adozione di «tutte le misure idonee a prevenire il pericolo di danni causati alla salute e all'ambiente anche in situazione di incertezza scientifica. A Taranto - scrivono ancora i pm - la fase di rischio è stata già ampiamente superata da anni a causa dell'attività del siderurgico».
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