Comunicato stampa
Precipita la situazione dell'Ilva, occorre avviare le bonifiche e salvare i lavoratori
Occorre che venga ritirato il contingente italiano che fa la guerra in Afghanistan sprecando ogni anno 780 milioni di euro in armi, personale e pericolosi combattimenti.Le spese di guerra vanno riconvertite in spese di pace: quei soldi devono servire per salvare Taranto che sta franando
18 gennaio 2013
Alessandro Marescotti (Presidente di PeaceLink )
La Cassazione conferma gli arresti domiciliari per i Riva ed ecco che l'azienda sembra sprofondare nel caos.
E' saltata una commessa americana. Un'altra commessa dall'Irak è in forse.
L'azienda appare in caduta libera.
E' evidente che la legge sull'Ilva è stata solo un tentativo di procrastinare un finale già segnato.
Quest'azienda era aggrappata al salvagente politico.
Ma ormai Ilva evidenzia delle criticità strutturali anche sotto il profilo economico che gli esperti del settore ben conoscono. Lo confermano gli studi di sostenibilità finanziaria che ne fotografano la profonda crisi.
"I debiti finanziari totali della società ILVA Spa sono passati da 335 milioni di euro nel 1996 a 2,9 miliardi di euro nel 2011", si legge sul sito del Centro Studi Siderweb. L'analisi è severa e si conclude così: "La prosecuzione dell’attività dell’ILVA nel medio periodo appare molto difficile". (1)
Oggi l'Ilva è ormai un problema e nessun politico pro-Ilva verrà a metterci la faccia.
Ai cancelli ci sono gli operai abbandonati e traditi.
Occorre una svolta immediata. Occorre che venga ritirato il contingente italiano che fa la guerra in Afghanistan sprecando ogni anno 780 milioni di euro in armi, personale e pericolosi combattimenti.
Le spese di guerra vanno riconvertite in spese di pace: quei soldi devono servire per salvare Taranto che sta franando.
Entriamo nelle bonifiche, usciamo dalla guerra.
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