Il riesame dell'AIA nell'anno dei sequestri
L'Aia a Taranto ormai la conoscono bene in molti. Per il Ministero dell'Ambiente è il principale riferimento normativo dei suoi recenti provvedimenti sulla questione ambientale dell'Ilva. C'è anche poi chi se la studia…
Che cos'è
Le origini dell'AIA sono europee. È uno strumento previsto dalla Direttiva 96/61/CE poi riscritta nella Direttiva 2008/1/CE del Parlamento europeo e del Consiglio europeo sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento, nota come Direttiva IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control – Prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento) ora confluita nella direttiva 2010/75/UE detta Direttiva IED (Industrial Emission Directive - Direttiva sulle emissioni industriali). Tali direttive impongono il rilascio di un'autorizzazione per tutte le attività industriali e agricole che presentano un notevole potenziale inquinante. Questa autorizzazione può essere concessa solo se vengono rispettate alcune condizioni ambientali, per far sì che le imprese stesse si facciano carico della prevenzione e della riduzione dell'inquinamento che possono causare. In Italia il Decreto Legislativo 59 del 18/02/2005 dà attuazione alle direttive comunitarie e disciplina lo strumento dell'AIA anche per le attività industriali presenti sul territorio italiano. All'articolo 3, tra i principi generali per determinare le condizioni necessarie al rilascio dell'AIA da parte del Ministero dell'Ambiente il decreto prevede che:
- devono essere prese le opportune misure di prevenzione dell'inquinamento, applicando in particolare le migliori tecniche disponibili (BAT);
- non si devono verificare fenomeni di inquinamento significativi;
- deve essere evitata la produzione di rifiuti, ove ciò sia tecnicamente ed economicamente impossibile, sono eliminati evitandone e riducendone l'impatto sull'ambiente;
- l'energia deve essere utilizzata in modo efficace;
- devono essere prese le misure necessarie per prevenire gli incidenti e limitarne le conseguenze;
- deve essere evitato qualsiasi rischio di inquinamento al momento della cessazione definitiva delle attività e il sito stesso deve essere ripristinato ai sensi della normativa vigente in materia di bonifiche e ripristino ambientale.
I tratti salienti della nuova AIA
Il 27 ottobre 2012 viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (Serie Generale n. 252) il comunicato del Ministero dell'Ambiente con cui si rilascia all'Ilva la nuova AIA per la durata di sei anni, si tratta in realtà di un riesame anticipato dell'AIA precedente che era stata rilasciata il 4 agosto 2011 dal Ministro dell'epoca Stefania Prestigiacomo. La vecchia autorizzazione, tuttora in vigore, autorizzava, impianto per impianto, l'attività dell'Ilva. Tuttavia, tra gennaio e marzo 2012, attraverso la perizie della Magistratura, è venuto fuori che gli impianti dello stabilimento autorizzati erano dannosi per la salute. Si è quindi proceduto a "riesaminare" l'AIA 2011 per quegli impianti particolarmente critici, come quelli dell'area a caldo e del parco minerali, che sono entrati nell'occhio del ciclone giudiziario. Il riesame dell'AIA 2011 prevede quindi il cronoprogramma di una serie di interventi e adempimenti che devono essere rispettati dallo stabilimento. La produzione totale è fissata ad un limite di 8 milioni di tonnellate annue di acciaio, nell'AIA del 2011 è specificato che il potenziale di produzione dell'impianto è di 15 milioni di tonnellate annue ma che comunque non si sono mai superate le 10 tonnellate. Oltre ai limiti produttivi c'è poi il cronoprogramma specifico per gli impianti "caldi" presi in esame. Tra le misure e gli interventi strutturali da attuare subito ci sono: la completa copertura dei parchi minerali e il loro arretramento dai confini dell'impianto e chiusura dei nastri trasportatori dei materiali sfusi (per la riduzione delle polveri che arrivano sulla città), la fermata per lavori dell'Altoforno 1 e poi gli interventi su Altoforno 2 e 4 (l'esercizio dell'Altoforno 3 non è autorizzato), la fermata per lavori delle batterie 3-4 e 5-6, i lavori sulla batteria 9-10 e sull'impianto di Agglomerazione 2 e poi il lavoro di copertura dell'area di Gestione Rottami Ferrosi. Tra le attività gestionali da attuare subito c'è l'intensificazione delle attività di bagnatura e di filmatura (consiste nell'applicare una sostanza speciale sui cumuli che evita la dispersione delle polveri soprattutto per effetto del vento) dei parchi minerali e il rallentamento della velocità dei mezzi che operano in quei settori. Durante le giornate ventose cosiddette "Wind Day", di cui ne dà comunicazione l'Arpa, è previsto il raddoppio della bagnatura e della filmatura nonché una riduzione del 10% della quantità di materiali movimentati dai parchi.
Oltre alle prescrizioni sugli impianti, la nuova Autorizzazione, ritiene necessario "dover attivare un piano di monitoraggio sanitario coinvolgendo le Autorità centrali e territoriali competenti". Infatti tiene conto dei dati epidemiologici dell'analisi della mortalità, del biomonitoraggio (uno studio effettuato sul sangue di alcuni allevatori tarantini nei pressi dello stabilimento) e del rischio sanitario connesso alla qualità dell'aria che il Ministro della Sanità Renato Balduzzi ha presentato a Taranto lo scorso 22 ottobre 2012. Dati che parlano chiaro e preoccupano: i tumori sono aumentati notevolmente, per il comune di Taranto, infatti, l'aumento delle incidenze di tutti i tumori è stato del 30% per gli uomini e del 20% per le donne.
Viene prescritto "all'Ilva di trasmettere all'Ente di controllo ogni 3 mesi una relazione contenente un aggiornamento dello stato di attuazione degli interventi strutturali e gestionali previsti". Viene stabilita, inoltre, "l'applicazione anticipata al 2012 delle prescrizioni europee, che entreranno in vigore nel 2016, per l'impiego delle migliori tecniche disponibili (BAT) per la produzione di ferro e acciaio pubblicate nella G.U. dell'Unione Europea l'8 marzo 2012 n. L70". Le altre scadenze rilevanti presenti nell'Autorizzazione sono due, infatti oltre agli impianti già oggetto di questo riesame dell'AIA, sono previste dal Ministero, a breve, anche le regolamentazioni di altri due settori dell'impianto non considerati nel riesame: entro il 31 gennaio 2013 quella delle discariche interne, gestione delle acque e delle acque di scarico, il 31 maggio 2013 "per le restanti aree ed attività dello stabilimento non considerate, nonché il Sistema di gestione ambientale e la gestione energetica". L'Autorizzazione inoltre recepisce le prescrizioni della Regione Puglia provenienti dalle leggi regionali per la regolazione delle emissioni di diossine e furani, ovvero la famosa legge "anti-diossina" (Legge n. 44 del 19/12/2008) varata nel 2008 dalla giunta Vendola che fissa il limite di emissione di diossine a 0,4 nanogrammi per metro cubo (una legislazione simile è stata fatta anche in Friuli). Emissioni che, secondo le rilevazioni di Arpa Puglia precedenti all'entrata in vigore della legge, oscillavano tra i 2,4 e gli 8,1 nanogrammi e andavano a concorrere, secondo il registro dell'Inventario Nazionale delle Emissioni (INES) nel 2006, all'emissione di circa il 90% della diossina prodotta in Italia dalla grandi industrie. Intenzione della legge regionale è stata quella di anticipare la norma europea proveniente dal Protocollo di Aarhus che prevede l'adeguamento dei limiti di emissione di tutti gli Stati tra 0,2 – 0,4 nanogrammi, ambito in cui i ritardi italiani sono stati tanti. É di fine dicembre 2011 l'esultanza della giunta Vendola (con conferenza stampa ad-hoc) per il raggiunto obiettivo del contenimento delle emissioni dell'Ilva entro i limiti della legge. Di parere opposto il mondo ambientalista, secondo cui il dato può essere falsato dal fatto che le rilevazioni non sono effettuate "in continuo", cioè 24 su 24, ma con campagne ripetute ma isolate nel tempo.
Alcune critiche
Le associazioni ambientaliste e i cittadini tarantini, già critici nei riguardi della precedente AIA rilasciata nell'agosto 2011, chiedono fermamente, ottenendo scarsi risultati, la partecipazione alle commissioni ad hoc chiamate a discutere il riesame della nuova AIA ministeriale rilasciata a ottobre 2012. Si chiede di andare oltre il concetto di migliori tecnologie disponibili (BAT) che devono essere le migliori esistenti in circolazione e non solo le migliori tecnologie realizzabili nelle disponibilità economiche dell'azienda. A tal proposito, viene criticata la mancata adozione, nell'AIA del 2011, dell'art. 8 del Decreto Legislativo n. 59 del 18/02/2005 (Attuazione integrale della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento) dove si recita che "se, a seguito di una valutazione dell'autorità competente, che tenga conto di tutte le emissioni coinvolte, risulta necessario applicare ad impianti localizzati in una determinata area misure più rigorose di quelle ottenibili con le migliori tecniche disponibili, al fine di assicurare in tale area il rispetto delle norme di qualità ambientale, l'autorità competente può prescrivere nelle autorizzazioni integrate ambientali misure supplementari particolari più rigorose, fatte salve le altre misure che possono essere adottate per rispettare le norme di qualità ambientale". L'appello lanciato alle istituzioni è che tali norme vengano integrate nella nuova AIA. Alle richieste dei cittadini e delle associazioni si unisce la scoperta, come riportata nella Gazzetta del Mezzogiorno del 22 agosto 2012, da parte dei custodi giudiziari dell'impianto nominati dal Gip Patrizia Todisco nell'ambito del procedimento ancora in corso, che all'interno dell'Ilva "non risultano individuate le responsabilità connesse alle ottemperanze delle prescrizioni dell'Autorizzazione Integrata Ambientale, in relazione all'attuazione delle migliori tecnologie disponibili e all'effettuazione dei controlli ambientali", cioè il responsabile dell'AIA all'interno dell'azienda non esisteva.
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