Altamarea incontra il garante Esposito
Siamo prevenuti, a ragione
Dopo aver fatto verbalmente osservazioni e domande sul decreto legge detto “salva Ilva” convertito nella legge 231 del 24 dicembre 2012, formuliamo osservazioni su alcuni aspetti specifici di adempimenti di prescrizioni di cui proprio il Garante dovrà assicurare la correttezza..
Noi, lo riconosciamo, siamo prevenuti nei confronti dell’Ilva, ma lo siamo per tutto quello che abbiamo vissuto, soprattutto dalla privatizzazione in poi.
Siamo convinti che i Riva/Ilva pensino di poter continuare a fare i comodi propri come hanno sempre fatto finora, con la “copertura”, consapevole o inconsapevole, delle Istituzioni, deliberanti o di controllo che siano. Troviamo conferma di questo atteggiamento nella attualissima vicenda della prima “Relazione di aggiornamento dello stato di attuazione degli interventi strutturali e gestionali” inviata a Minambiente, ISPRA, Regione, Enti Locali, ecc.
“Segreti d’ufficio pretestuosi”
Sulla stampa abbiamo letto che l’Ufficio comunale di Taranto ha ricevuto, come esito della relazione trimestrale di Ilva, l’istanza per il “permesso a costruire” la copertura dei parchi primari e che tale permesso verrà concesso entro un mese.
Dagli uffici comunali non si cava un ragno dal buco; secondo il componente del gruppo istruttore IPPC che rappresenta il Comune di Taranto, quella relazione sarebbe coperta da “segreto d’ufficio”, persino nei confronti di chi l’ha nominato proprio rappresentante.
Noi siamo increduli, forse perché abituati a ragionare col solo buon senso, essendo a digiuno di alchimie burocratiche ministeriali e comunali che, molto spesso, fanno il paio con l’inadeguata professionalità dei tecnici pubblici preposti e con i cavilli avvocateschi e le furbizie delle imprese
Scoprire gli altarini
Scottati da precedenti esperienze, desideriamo entrare subito in gioco per scoprire gli altarini per tempo e spazzare via il polverone che fa dire ai “creduloni”, per esempio, che Ilva ha già ottemperato al 65% delle prescrizioni dell’AIA.
Sulla predetta “Relazione di adempimenti ….” di fine gennaio 2013, relativamente al punto 1 (art. 1.c.4), che riguarda la “completa copertura dei parchi primari”, Ilva scrive:
“Le attività prescritte di copertura delle aree di stoccaggio delle materie prime, agglomerato, coke e loppa sono in corso d'opera ed affidate alla società PAUL WURTH. L'ordine di lavoro è stato assegnato il 17/09/2012 ed è contraddistinto dal numero 30244/2012. È stata completata la progettazione preliminare di tutti i sistemi di copertura (doc. SP/BF/ILVA/12/00001). Entro la fine di gennaio 2013 verrà inoltrata agli enti competenti istanza per l’ottenimento dei permessi a costruire. Comunque è stato anche assegnato ordine (n° 1910/2013 del 25.01.2013) a società specializzata per la realizzazione di verifiche geotecniche necessarie alla progettazione e costruzione delle strutture di fondazione”.
Hanno messo dentro cose tra loro diverse, impapocchiando tutto. L’ordine alla Paul Wurth è del 17.9.2012, cioè antecedente al Decreto ministeriale sull’AIA “riesaminata”. Ciò significa che tale ordine dovrebbe riguardare prescrizioni dell’AIA del 4.8.2011 che prevedeva cose di poco conto sull’area “Discarica, stoccaggio e ripresa materie prime”, di cui fanno parte i parchi primari. Dicono anche che è stata completata la progettazione preliminare di tutti i sistemi di copertura, di cui sarebbe in corso l’iter per il permesso a costruire, senza precisare di quali coperture si tratti. Dulcis in fundo, avvertono che hanno assegnato l’ordine per le verifiche geotecniche indispensabili per la progettazione delle fondazioni. Ma allora le progettazioni preliminari sono senza le fondazioni! Questa è un’assurdità tecnica per chiunque abbia in mente che la copertura dei parchi primari si riferisce ad un’area di 600.000 mq, sotto la quale, a pochi metri di profondità, ci sono falde acquifere (almeno c’erano prima della privatizzazione, per nostra conoscenza diretta).
Non si capisce, inoltre, perchè l'Ilva si sia rivolta alla Paul Wurth - che poi è un ex reparto di Italimpianti di Genova che si è sempre occupato di altoforni e poco di materials handling - e non ad aziende italiane (TECHINT-TAKRAF o BEDESCHI) o europee (FAM - THYSSENKRUPP MATERIALS HANDLING - PHB Weserhütte) specializzate nel settore del trasporto e stoccaggio di carbone, minerali ed altro.
Per i parchi a cielo aperto esistono soluzioni serie
L’ENEL ha affrontato con determinazione e serietà il problema del carbonile della centrale di Brindisi, di dimensioni diverse da quelle dei parchi di Taranto ma analoghe negli effetti disastrosi sui cittadini e sui terreni circostanti.
Per i parchi materie prime dell’ILVA di Taranto è possibile, ed addirittura conveniente, adottare soluzioni corrette e risolutive come quelle di Brindisi che sono ormai in fase di completamento.
Si tratta di capire che il tempo dei rinvii o delle azioni dilatorie è finito e che è più conveniente per tutti affrontare la questione parchi in modo radicale, includendovi l’irrisolto problema degli scaricatori di banchina e della movimentazione con nastri trasportatori.
Il Sistema Paese non può consentire che due produzioni strategiche come l’energia e l’acciaio, allocate sullo stesso territorio, a 70 chilometri di distanza tra di loro, seguano criteri di politica industriale ed ambientale radicalmente diversi.
Noi pretendiamo per Taranto una soluzione seria che traguardi anche il futuro, altrimenti sarebbe come accettare che gli “abitanti dei Tamburi” meritino meno attenzione dei “carciofi di Cerano” il cui ammaloramento innescò il processo di ristrutturazione del carbonile di Brindisi.
La grande turlupinatura
Quello sopra citato è solo uno degli esempi che dimostrano che da mesi è in atto una grande turlupinatura che noi non accettiamo. Non la devono accettare neanche le Istituzioni.
Preliminare a qualunque riunione, incontro, trattativa con Ilva deve essere la presentazione del piano industriale per realizzare gli adempimenti stabiliti nell’AIA “riesaminata” e del relativo piano di copertura finanziaria. Entrambi i piani devono essere integrati e completati a fronte degli adempimenti, anch’essi molto pesanti, che scaturiranno dalla 2^ fase del “riesame” dell’AIA originale, relativamente a emissioni in acqua e nel terreno, a riordino delle discariche, a bonifiche del terreno.
Il Garante dei cittadini
Nel testo del decreto legge 207 del 3 dicembre 2012 convertito con emendamenti nella legge 231 del 24 dicembre 2012, all’art. 3, comma 6 è scritto, insieme ad altro, che il Garante assicura “la massima trasparenza per i cittadini, in conformità ai principi della Convenzione sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale”.
Chiediamo, quindi, che il Garante faccia mettere immediatamente a disposizione del pubblico relazioni, progettazioni, pareri, comunicazioni e pretenda, nel contempo, che le osservazioni che scaturiranno dal pubblico siano esaminate seriamente e debitamente valorizzate. Il Garante deve far sì che gli uffici tecnici degli enti locali si aprano ai cittadini anziché opporre pretestuosi “segreti d’ufficio”. Operando in questo modo egli sarà un vero “Garante dei cittadini”, com’è nello spirito della legge.
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