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28 Febbraio 2013: costretti a denunciare l’ennesimo incidente mortale

Ribadiamo la necessità di una "vertenza Taranto" che affronti e risolva le problematiche reali di una città intera
1 marzo 2013
Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti

Siamo costretti a denunciare l’ennesimo incidente mortale. Ilva di notte

In soli 4 mesi piangiamo il terzo operaio caduto sul posto di lavoro e l’ennesimo ferito grave che si aggiunge ad una lista ormai lunghissima di infortuni in un’azienda che ha sempre dichiarato di aver investito ingenti somme di denaro per garantire la sicurezza degli operai e che, invece, ha sempre avuto il profitto come unico obiettivo.

Il luogo in cui è avvenuto l’incidente, la batteria 9, è tra gli impianti posti sotto sequestro dalla Magistratura a Luglio scorso. 

Nonostante il provvedimento, la batteria in questione come tutta l’area a caldo dello stabilimento non ha mai smesso di produrre anche grazie alla “legge salva-Ilva” che, successivamente e solo a parole, garantisce lavoro, salute, sicurezza e tutela ambientale ma che, in realtà, difende solo i profitti dell’azienda.

Contrariamente a quanto dichiarato dal ministro Corrado Passera quest’oggi che afferma <<Il governo ha fatto tutto quello che doveva fare>>, la contrapposizione tra Magistratura e Stato e la mancanza di chiarezza da parte dell’azienda rende incerto il futuro degli operai che vivono, in prima persona, questa situazione ormai insostenibile.

 

Prima il braccio duro dell’azienda e, successivamente, il decreto Salva- Ilva precludono la possibilità oggettiva di manutenzione, rifacimento e ammodernamento degli impianti, lasciandoli in marcia a scapito della sicurezza sul lavoro. Come da sempre avvenuto, non ultimi i casi di Claudio Marsella e Francesco Zaccaria, l’unica reazione dei sindacati è l’ormai rituale sciopero di 24 ore che costringerà, una volta terminato, gli operai di quel reparto a tornare sugli impianti incriminati senza sapere come prevenire incidenti analoghi.

 

Sette mesi di denuncia e iniziative dimostrano che la famiglia Riva e lo stato italiano hanno reso un fabbrica, che sarebbe dovuta essere certezza di reddito per un’intera comunità, una fonte di morte per cittadini e per gli operai.

A Taranto, o si muore per inquinamento o si muore in fabbrica per mancanza di sicurezza.

Esprimiamo la nostra solidarietà alle famiglie degli operai coinvolti nell'incidente e ribadiamo, con forza, l’assoluta inefficacia di una legge che tutela gli interessi economici di una sola famiglia e la necessità di avviare una “Vertenza Taranto” che affronti e risolva le problematiche reali di una città intera.


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