Gealat: un altro frammento della nostra storia e della nostra economia distrutto dalla monocultura dell'acciaio
Un altro frammento della nosra storia e della nostra economia distrutto dalla monocoltura dell'acciaio
A coloro che si ostinano a dichiarare quanto l’Ilva stia facendo per questa nostra Terra continuiamo a sottolineare i danni non solo contro la Vita e la Salute ma anche contro la nostra economia locale.
Dopo l’abbattimento di migliaia di ovi-caprini e la distruzione di tonnellate di cozze del primo seno del mar piccolo, con la conseguente messa sul lastricolo di allevatori e mitilicoltori, oggi un'altra notizia che non dovrebbe lasciare indifferenti noi tarantini: la Chiusura della Centrale del latte.
Vogliamo ricordare che a novembre 2012 la stessa azienda aveva annunciato azioni legali contro l’Ilva.
Secondo la Centrale tutto il comparto agroalimentare subiva conseguenze, sul piano economico a causa della vicinanza all’acciaieria, e ne denunciava pesanti riflessi negativi. L’accusa era duplice: sia nei confronti del siderurgico che continuava a inquinare, sia delle autorità locali che non controllavano lo stato dell’ambiente.
Così quella che si creava all’esterno era un’immagine negativa dei prodotti alimentari tarantini riducendone vendite e proventi. I dipendenti denunciavano che il suo fatturato in soli 6 mesi fosse regredito del 50%, con fornitori che davano disdetta di contrattii.
A distanza di un anno sembra non potersi risolvere una situazione di difficoltà produttiva e i giudici dichiarano il fallimento della Gealat, la società che gestisce dal maggio 2011 la storica centale del latte .
E così perdiamo un altro pezzo della storia tarantina un altro pezzo della nostra economia locale. Cosa dire: Grazie Ilva! Grazie Politici locali e Grazie Governo che continuano a fare di questa Terra una Terra di conquista da sacrificare e da sfruttare; ma a questo punto anche Grazie a tutti i tarantini che ancora si ostinano a difendere una Azienda che sta facendo terra bruciata intorno a noi, alle nostre Vite alla nostra economia.
Ci chiediamo con un pizzico di rabbia e di rammarico: quando i tarantini capiranno che è ora di cambiare pagina!?
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