Lettera al Vescovo Mons. Filippo Santoro su "Inquinamento ambientale e diritto alla vita" inviata il 6 giugno 2013
Sua Eccellenza,
in ordine alla difficile situazione determinatasi a Taranto per le vicende dell’acciaieria ILVA che avrebbe prodotto morte e malattia nella popolazione e inquinamento del territorio, intendiamo sollevare alcune questioni di natura etica sulle quali la comunità dei credenti si interroga e sarebbe grata di ottenere un riflessione del Vescovo alla luce del magistero della Chiesa e dell’insegnamento di Cristo.
In premessa ed in estrema sintesi si ricorda che gli impianti inquinanti sono stati posti sotto sequestro dalla magistratura che aveva imposto, a tutela della vita della popolazione e della pubblica salute, la cessazione dell’attività e la ripresa della produzione solo successiva agli interventi tecnici preordinati al risanamento degli impianti . Il governo , successivamente a questo provvedimento ha rilasciato nel 2012 un decreto legge che dà forza di legge alla Autorizzazione Ambientale Integrata consentendo la ripresa della attività produttiva e ordinando il contestuale risanamento degli impianti da effettuarsi in un tempo stabilito di 36 mesi ,periodo successivamente reso modificabile ai sensi del comma 5 dell’articolo 1 dell’ultimo recente decreto governativo .Il Decreto Governativo del 2012 fu impugnato come incostituzionale dai giudici tarantini che affermavano ,tra l’altro, che la prosecuzione dell’attività degli impianti ,non ancora sanati, avrebbe continuato a determinare eventi di malattia e di morte , subordinandosi così di fatto il diritto inviolabile , prioritario e costituzionalmente tutelato alla vita delle popolazioni e degli operai, alla produzione dell’acciaio ritenuto necessario all’economia nazionale.’La Corte Costituzionale , però, ha respinto le eccezioni di incostituzionalità ritenendo , come si può leggere dagli stralci allegati ,che il diritto alla salute non ha un carattere “assoluto”ma che deve essere bilanciato in paniera paritaria con altri diritti costituzionalmente tutelati come il diritto al lavoro .
La recente pubblicazione del documento di Valutazione del Danno Sanitario , che serve a valutare i rischi alla salute delle popolazione esposte agli inquinati emessi dall’impianto , ha valutato che anche a impianti messi a norma secondo le indicazioni dell’AIA rivista si prospetta una riduzione ma non una eliminazione di rischio cancerogeno nella popolazione, rimanendo esposti a un rischio cancerogeno “ non accettabile “ circa 12000 residenti a Taranto.
Tale valutazione scientifica di recentissima pubblicazione dà ragione alla sfiducia , allo scoramento e alle preoccupazioni della popolazione che ha già patito tanti lutti e tante sofferenze negli anni sentendosi sempre inascoltata e conferma la lucida analisi del magistrato Adriano Sansa che sull’autorevole settimanale cattolico Famiglia Cristiana ( allegato 1 ) così si era espresso già nel 2012 a proposito del decreto governativo : “ Si è scelto di salvare lavoro e produzione sacrificando “ il meno possibile “ vita e salute, progettando un risanamento della durata di molti anni. Si è accettato da parte dello Stato un rischio, anzi un male certo per persone di cui si ignora solo il volto” .
Come si è detto , la necessità di proseguire la produzione ,pur scontando un prezzo inevitabile fino alla messa a punto degli impianti ( e non certamente ) in termini di vite umane e di sofferenze, troverebbe una delle sue giustificazioni nell’assunto che il diritto alla Vita non avrebbe una prevalenza “assoluta” sugli altri.
Tale riflessione sulla importanza della Vita e sul suo ruolo nella gerarchia dei valori è oltremodo pregnante nel contesto tarantino in quanto per di più , in seguito all’attività dell’acciaieria vengono immessi nell’ambiente alcuni inquinanti che hanno il potenziale di interferire con la programmazione dell’uomo stesso agendo sul codice genetico e potenzialmente modificandolo con effetti sulla salute futura , sulle speranze di vita , sulle competenze cognitive dei nascituri e con potenziali effetti transgenerazionali . Si parla di sostanze come ad esempio i Policlorobifenili e il piombo sulla cui immissione in ambiente ,anche in seguito gli interventi tecnici sugli impianti già previsti dall’AIA ,non ci sarebbe alcuna riduzione nel tempo anzi , come nel caso dei PCB , addirittura un incremento secondo il report dell’ARPA PUGLIA sulla Valutazione del danno sanitario .
***
La discussione dunque ,quanto mai attuale, sulla priorità del diritto alla vita, diviene il punto centrale che ispira e orienta scelte di politica economica , nel caso di Taranto , ma che rientra a pieno titolo in un ambito di riflessione etica e religiosa al quale non può in alcun modo essere sottratta .
Le implicazioni storiche e sociali di differenti letture relative al tema centrale del diritto alla Vita sono di grande importanza , così come la storia anche tragicamente ci ha insegnato, e la comunità dei cristiani non può non interrogarsi e non esprimersi con coraggio e fermezza alla luce della consapevolezza ,fondata sulla fede, che la vita è un indisponibile dono di Dio .
Nel contesto tarantino il tema del diritto alla Vita e la sua centralità si riformulano col quesito se sia ammissibile eticamente prevedere ed accettare un certo numero di eventi di malattia e di morte allo scopo prioritario di garantire a terzi la possibilità di svolgere una attività produttiva garantendo lavoro contestualmente a un certo numero di operai.
Una riflessione sul significato del lavoro nella vita degli esseri umani e sulla centralità dell’essere umano e della sua vita è ritrovabile nelle parole del Papa Giovanni Paolo II (cf.Laborem Exercens, ) “il primo fondamento del valore del lavoro è l'uomo stesso,il suo soggetto. A ciò si collega subito una conclusione molto importante di natura etica: per quanto sia una verità che l'uomo è destinato ed è chiamato al lavoro, però prima di tutto il lavoro è «per l'uomo», e non l'uomo «per il lavoro».” Ed inoltre ““L’uomo, infatti, è l’autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale” (Gaudium et Spes, )
Ma il lavoro che pure “.deve essere considerato non solo come potenziale fonte di beni economici, ma anche come occasione di arricchimento spirituale in un processo di crescita verso la pienezza della propria auto-realizzazione”( Incontro di Giovanni Paolo II con i lavoratori e di o dirigenti dell?ILVA 28-10-1989 ) diviene “sfruttamento” quando non vengono tutelate dagli imprenditori le condizioni di salute e di vita degli operai e delle loro famiglie . “il problema del lavoro è stato posto in base al grande conflitto, che nell'epoca dello sviluppo industriale ed insieme con esso si è manifestato tra il «mondo del capitale» e il «mondo del lavoro», cioè tra il gruppo ristretto, ma molto influente, degli imprenditori, proprietari o detentori dei mezzi di produzione, e la più vasta moltitudine di gente che era priva di questi mezzi, e che partecipava, invece, al processo produttivo esclusivamente mediante il lavoro. Tale conflitto è stato originato dal fatto che i lavoratori mettevano le loro forze a disposizione del gruppo degli imprenditori, e che questo, guidato dal principio del massimo profitto della produzione,cercava di stabilire il salario più basso possibile per il lavoro eseguito dagli operai. A ciò bisogna aggiungere anche altri elementi di sfruttamento, collegati con la mancanza di sicurezza nel lavoro ed anche di garanzie circa le condizioni di salute e di vita degli operai e delle loro famiglie.”” (cf. Laborem Exercens)
La comunità tarantina ricorda le parole di Giovanni Paolo II in visita all’acciaieria nel 1989 ( allegato 3 ) “Nella questione sociale entrano sicuramente fattori di ordine economico, tecnico, politico; essa, però, ha innanzitutto risvolti direttamente umani, che non possono essere posposti agli altri nella ricerca di una soluzione adeguata “ o anche “Tuttavia, promuovere la capacità produttiva di un complesso industriale non è tutto, e non è neanche quello che più conta. Il valore e la grandiosità di un impianto di produzione, sia pure così impressionante come è questo vostro, non devono misurarsi unicamente con criteri di progresso tecnologico o di sola produttività e redditività economica e finanziaria, ma anche e soprattutto con criteri di servizio all’uomo e di corrispondenza a ciò che la vera dignità del lavoratore, in quanto immagine di Dio, richiama ed esige”
Lo stesso forte richiamo alla dignità della persona umana fatta nel 1979 dal Vescovo di Taranto Mons. Guglielmo Motolese che in difesa strenua di Taranto dalla ipotesi di un ulteriore impianto industriale inquinante così si esprimeva “ se risultassero fondate le voci che a Taranto stanno approntando le strutture primarie per l’istallazione di una centrale Termoelettrica a carbone , le cui conseguenze per quanto riguarda l’impatto ambientale , l’inquinamento atmosferico e marino , l’equilibrio del territorio sono di incalcolabile gravità non posso non elevare la più alta e vibrata protesta per questo ripetuto attacco che viene perpetrato ai danni della nostra comunità. ( ….) Si tratta ancora una volta di un attentato alla dignità della persona umana che , lungi dall’essere protagonista di ogni regolato sviluppo, viene assoggettata alle leggi dell’economia e resa schiava di una tecnologia sempre più imperante “
Non possiamo che rimarcare come l’analisi di Giovanni Paolo II sia stata tanto profetica quanto inascoltata quando si riferisce nel lontano 1986 al disastro ambientale “Vi è, inoltre, la grave situazione ecologica, con le sue preoccupanti ripercussioni sulla natura, sul patrimonio zoologico ed ittico e sulla vita quotidiana delle persone. Il campanello di allarme è già scattato, anche qui a Taranto. Occorre ora far sì che le decisioni dei responsabili ne tengano conto, cosicché l’ambiente non venga sacrificato ad uno sviluppo industriale dissennato: la vera vittima, nel caso, sarebbe l’uomo; saremmo tutti noi.”
E tuttavia la rilettura delle Sue parole suggerisce ancora oggi scenari possibili di soluzioni , peraltro già largamente sentite da ampie fasce della tarantina, che possono essere assunte coma la base per una nuova ripartenza che veda l’uomo al centro dello sviluppo .“Le nuove circostanze richiedono da tutti uno sforzo di rinnovata analisi e di creatività, affinché agli uomini e alle donne di Taranto vengano offerte nuove possibilità di lavoro, possibilmente più confacenti alla realtà ambientale in cui essi vivono: le industrie del cosiddetto terziario, ma anche un’agricoltura rinnovata e tutto ciò che può gravitare intorno alla ricchezza del mare.”
Soluzioni che possono essere adottate attraverso il passaggio necessario della riparazione del danno alla terra ,che tutti “sostenta e governa”, attraverso le necessarie opere di bonifica cui utilmente i giovani padri , gli operai della area a caldo del siderurgico potrebbero essere impiegati rinunciando a questa sola area produttiva maggiormente contaminante ,senza il cui spegnimento ogni opera di bonifica sarebbe inutile e avviando la riconversione prospettata già nel lontano 1986 dal Santo Padre attraverso uno sforzo collettivo di “rinnovata analisi e creatività “
Caro Vescovo, ponendo al suo servizio questa riflessione rimaniamo in attesa della Sua parola su questi temi così cari e così dolenti per la città intera .
Annamaria Moschetti-pediatra
Conferenza nella sala stampa della Camera dei Deputati lunedì 16 aprile alle ore 16 promossa da AIL (Associazione Italiana lotta alle Leucemie) Taranto, Altamarea, Ammalati cronici ed immunitari, Cittadinanzattiva/Tribunale dei diritti del malato Taranto, Comitato vigiliamo per la discarica, Donne per Taranto, Eticambiente, Fondo antidiossina Taranto, Impatto zero, Mondomare, Italia Nostra Taranto, PeaceLink, WWF Taranto, Associazione Culturale Pediatri (ACP) di Puglia e Basilicata
http://www.peacelink.it/ecologia/a/36080.html
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