Le visite guidate all'Ilva per le scuole: iniziativa sconcertante?
La scuola è il pilastro della società. Perchè i docenti hanno il compito di formare le menti, di stimolare la capacità critica e le coscienze di quelli che saranno i futuri cittadini.
Mi sia concesso dunque di esprimere il mio sgomento nello scoprire che, almeno fino al 2012, tra i progetti portati avanti da diverse scuole di Taranto e provincia, vi era anche quello proposto dall'Ilva S.p.A., che prevedeva la visita guidata al “Più grande impianto siderurgico d'Europa”. Sul web c'è una pagina dedicata a quest'iniziativa, con le foto degli alunni dei diversi Istituti che hanno partecipato alle visite guidate. Si vedono visi sorridenti di bambini con il casco con la scritta “Ilva”, un clima idilliaco nel quale si svolgono le visite, persone sorridenti che spiegano l'importanza degli impianti di Taranto.
Sono rimasta basita di fronte a quella che ritengo una chiara opera di “irregimentazione” da parte della grande industria. Alunni delle scuole elementari e medie portati a visitare gli impianti ed a “subire” quello che ritengo un “lavaggio del cervello” sulla bontà e la sicurezza dei suddetti impianti. La mia perplessità nasce dalla reale presa di consapevolezza da parte di bambini di ciò che l'Ilva rappresenta per Taranto: ovvero morte e malattie.
A fronte di tutto quello che è successo (nel 2008 dalle analisi effettuate su un pezzo di formaggio prese il via la vicenda che avrebbe portato al fermo degli impianti da parte del giudice Todisco nel luglio 2012), mi chiedo come sia possibile che delle scuole possano aderire ad un'iniziativa dal chiaro sapore propagandistico. Altro dato importante: sul sito che promuove le visite guidate all'ilva l'elenco corredato di fotografie degli istituti in visita arriva al giugno 2012: appena un mese dopo il giudice Todisco disporrà il fermo degli impianti.
Il sospetto è che le visite guidate continuino, dal momento che il modulo di richiesta per effettuare la visita guidata è attivo e prevede prenotazioni anche per l'anno 2014, ma che non si voglia più dare grande nototrietà all'evento. Ovvero: continuiamo ad assuefare i Tarantini all'idea della grande industria, ma ora facciamolo con più discrezione.
In ogni caso l'interrogativo rimane: dal 2008 al 2012, nonostante i processi fossero in atto, nonostante le urla disperate di diverse parti della società che mettevano in guardia sul fatto che quell'azienda buttasse veleni sulla città e facesse ammalare in particolare i bambini di Taranto, come si è potuto procedere con le visite?
E' vero che le visite sono gratuite, per cui può avere prevalso il concetto: “A caval donato non si guarda in bocca”, ma i dubbi sulla valenza pedagogica di tali iniziative permangono.
I bambini sono, in una certa misura, creta nelle mani dei docenti, e di qualunque stimolo esterno provenga. Ecco perchè risulta essere importante insegnare il rispetto nei confronti dell'ambiente, della propria città, della legalità, sin dalla più tenera età. Ma come può parlare di sicurezza e di rispetto per l'ambiente un'azienda che, secondo le sentenze emesse dai giudici, ha raccontato per anni solo menzogne, e che ha attuato operazioni per la messa a norma degli impianti che sono state definite solo operazioni di “maquillage”?
Un'esperienza personale mi ha portato a riflettere: nel 1995 frequentavo la scuola media, ed anche la mia classe partecipò al'esaltante visita agli impianti Ilva. Ricordo perfettamente che ci mostrarono le diverse fasi della produzione. Ricordo il rumore assordante, il colore rosso del materiale rovente che doveva essere modellato e, sebbene i professori esaltassero l'opera meritoria dell'Ilva, la sensazione che ne ebbi fu sgradevole. A me, dodicenne, sembrava di essere entrata in un girone dantesco più che in un posto paradisiaco! E quanti anni mi ci sono voluti per capire che quella non era solo una sensazione sgradevole provata in quel momento, ma che quello era un luogo di morte ed in cui non si aveva alcun rispetto né per la vita degli operai né per quella dei cittadini.
Cosa voglio dire: anche nel periodo fascista o nella Russia comunista si partecipava ad eventi collettivi, in cui si doveva far entrare nella mente e nella pelle delle persone l'idea che non vi fosse altra vita all'infuori di quella, che non vi fosse nient'altro di meglio di quello che si aveva. Che sbagliava chi la pensava diversamente.
Da quanto tempo allora l'Ilva porta avanti questa strategia di assuefazione alla grande industria? Da quanto tempo noi Tarantini siamo abituati a non pensare ad una città senza la fabbrica? Se pensiamo che almeno dal 1995 esistevano queste visite guidate, forse riusciamo a spiegarci perchè tanta, troppa gente è ancora agnostica, assuefatta all' idea di avere un “girone dantesco” che uccide a pochi metri da casa.
Come venne presentato l'Italsider ai tarantini e agli italiani?
http://www.youtube.com/watch?v=nNnZ9jlCA_o
26 - 27 Maggio 2012 PORTE APERTE ILVA
Non fermarti alle apparenze.Ilva c'è un mondo dentro.http://www.porteaperteilva.it/programma.aspx
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