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C'è una via d'uscita dalla crisi ILVA, una proposta concreta che può essere integrata da tutti prima di essere presentato a Roma

Presentazione del decreto “SALVA TARANTO“ Disposizioni urgenti per la determinazione del danno ambientale, l’avvio delle bonifiche e il rilancio economico e occupazionale nel SIN di Taranto

Angelo Bonelli ha presentato ieri un vero e proprio decreto legge, munito delle coperture finanziarie, per il rilancio dell'economia tarantina, dopo ben sei decreti definiti dagli ambientalisti "Salva ILVA"
13 gennaio 2015
Fulvia Gravame (Francesca Rana)
Fonte: Quotidiano di Puglia e Basilicata - 04 dicembre 2014

Articolo di Francesca Rana pubblicato sul Quotidiano di Puglia e Basilicata del 4 dicembre 2014.

Scritto come un vero decreto legge, ieri è stato presentato alla stampa il “Decreto Salva Taranto: Disposizioni urgenti per la determinazione del danno ambientale, l'avvio delle bonifiche e il rilancio economico e occupazionale nel Sin di Taranto”. La trovata di Verdi e Taranto Respira è stata scrivere la loro idea di decreto, dopo tutti i sei decreti Salva Ilva. Non amano chiamarla “provocazione”. E, piuttosto, preferiscono parlare di proposta rivolta a chi, al Governo, in Parlamento, nei gruppi parlamentari, secondo loro dovrebbe leggerla, discuterla, e ispirarsi ai principi contenuti. Altra ambizione di Angelo Bonelli, insieme a Vincenzo Fornaro, Vittoria Orlando e Alessandro Marescotti di Peacelink, ieri all'Ubik di Taranto, sarebbe far passare un messaggio propositivo non etichettato, aperto a chiunque, movimento o associazione, voglia suggerire integrazioni, prima di riuscire a farla arrivare a Roma. Alcuni cittadini, a titolo personale, come Cataldo Ranieri, hanno chiesto di inserire nella lista delle industrie inquinanti tutti gli stabilimenti industriali del territorio, privati o militari, altri, come Nicola Ordini, vorrebbero subito la chiusura e poi le bonifiche. «Le proposte ci sono, e non vogliono ascoltarle - diceva Bonelli - ci ha spinto a scrivere il decreto la decisione del Tribunale di Milano di concedere il miliardo e 200 milioni a favore delle prescrizioni dell'Aia. Il principio inquina paga è altra cosa. Quei danari verrebbero usati negli impianti dei Riva, non nei terreni o mari contaminati o a vantaggio dei cittadini. I danni, chi li paga? Se, quando sarà finito il processo, i Riva non saranno solvibili?». Lo stesso, ha aggiunto: «Manterremmo qualcosa di archeologia industriale ed avvieremmo nei sedimi un grande progetto di ricerca di eccellenza. Prevediamo la confisca dei terreni, in relazione al danno ambientale. Abbiamo bisogno di essere visionari, se vogliamo cambiare in meglio. Gli aiuti di Stato sarebbero possibili solo nell'innovazione tecnologica. Nel frattempo, prima di arrivare alla bonifica generale, l'Ilva, attiva, deve fare delle cose e non le sta facendo». L'articolo 2 di questa proposta impone al Ministero dell'Ambiente di determinare il danno ambientale e sanitario ed in caso di inosservanza nel termine di 45 giorni consente alla Procura della Repubblica di Taranto di nominare un collegio di periti. L'articolo 3 riguarda conversione economica industriale e opere di risanamento ambientale, grazie alla struttura pubblica “Taranto Libera”, con poteri di deroga all'attuale ordinamento legislativo in materia di pianificazione urbanistica e procedure amministrative di rilascio delle autorizzazioni all'esercizio di attività commerciali ed imprenditoriali. Emulando il modello “Bilbao”, dovrebbe usare i fondi europei, statali, regionali, relativi alle bonifiche ed al rilancio economico. Il passo successivo sarebbe decretare Taranto e Statte aree no tax, promuovendo la defiscalizzazione, sognando una “Silicon Valley” in riva allo Jonio specializzata in tecnologia, innovazione, ricerca, sviluppo, energie rinnovabili, ambito biomedico, nanotecnologie, commercio, turismo, cultura, artigianato, agricoltura, allevamento, mitilicoltura, pesca, edilizia, attività portuali, mobilità sostenibile, trasporto. “Taranto Libera” potrebbe, è parso di capire, chiamarsi in tanti altri modi, approvare un piano di conversione industriale, e, con bando pubblico internazionale, indicare i termini di presentazione dei progetti di impresa. All'articolo 5, si disciplinerebbe, a beneficio degli operai dell'Ilva, il prepensionamento o l'inserimento nell'elenco dei lavoratori dei progetti di bonifica attraverso il Fondo Sociale Europeo. Nell'allegato 1, si indicano gli interventi possibili, senza dimenticare il recupero della città vecchia con un mercato delle botteghe enogastronomiche di prodotti locali. «L'iniziativa deve essere della città, non propagandistica per ricostruire la figura del buon padre di famiglia - ribadiva Alessandro Marescotti - vogliamo individuare chi ha danneggiato la nostra casa, Taranto. Chi ha distrutto, paghi. Dobbiamo evitare quanto è successo a Brescia. Quando hanno chiesto i danni alla Caffaro, era già fallita e non hanno ottenuto nulla. Sbagliata l'idea di chiudere prima l'Ilva e dopo parlare di bonifiche, nel movimento ambientalista. Se non iniziamo le bonifiche prima, non otterremo mai giustizia. I nostri principi sono sostenere Magistratura e Commissione Europea. Dobbiamo unirci intorno ad un piano di salvezza al di la di la di divisioni e differenze». 

Note: Il decreto è stato poi presentato a Montecitorio giorno 23 dicembre quando già si sapeva che il 24 il presidente del consiglio avrebbe presentato il settimo decreto.
http://verditaranto.wordpress.com/2014/12/26/angelo-bonelli-presenta-il-decreto-salva-taranto-a-montecitorio/

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