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"Che "l’aria che deve cambiare” inizi a cambiare, dentro e fuori di noi, nelle scuole, nelle famiglie, nella associazioni"

L'aria che deve cambiare

Appello per il rinnovamento, l'unità, l'appartenenza
22 gennaio 2016
Gianmarco Tedesco

Taranto 13 gennaio 2016, viale Magna Grecia, manifesto con scritta a caratteri cubitali:

“I BAMBINI DI TARANTO VOGLIONO VIVERE”

Due parole ed un contesto. Le parole sono “bambini” e “vivere”, il contesto inevitabilmente è “Taranto”.

Leggo “bambini” e mi viene in mente la speranza, la purezza, il domani, ciò che non è (che non dovrebbe essere) contaminato.

Leggo “vivere” e penso alla vita, alle esperienze, alla condivisione, a quanto di bello deve ancora venire.

Il contesto è “Taranto”, periferia del mondo. Luogo nel quale vi è il trionfo dell’assurdo e del paradosso. Luogo nel quale sono privati i diritti fondamentali dell’uomo, i diritti fondamentali del cittadino; ciò che a Parigi fu conquistato nel 1789, a Taranto, oggi, 2016, è ancora da conquistare.  

Taranto, luogo nel quale la vita dei bambini vale meno di un posto di lavoro; banale, scontato, populista (come direbbe qualcuno).

Taranto, luogo nel quale due parole per me sinonime, “bambini” e “vita”, sono strappate nel loro intimo legame di camminare assieme, sono divise dal loro naturale diritto di essere la stessa cosa.

Taranto, luogo nel quale “l’aria che deve cambiare” non cambia, è puzzolente, è tossica, è inquinata.

L’aria che deve cambiare, non cambia, penetra nel sangue dei bambini, modifica i loro geni, lacera famiglie umili, porta drammi e solitudine.  Quella povertà buttata ad ogni angolo della città, quei bambini meravigliosi della Città Vecchia e dei Tamburi buttati per la strada e privati del diritto fondamentale al gioco, alla speranza, privati di loro stessi, privati della vita.

“Taranto e la vita che offre”, “Taranto e la vita che offre ai suoi bambini”.

Vi sono territori (e li conosco) nei quali ogni cosa è un diritto acquisito; non vi è lotta perché non vi sono privazioni, non vi sono  soprusi perché vi sono diritti, vi è vita perché vi è salute.

Vi sono territori nei quali “l’aria che deve cambiare” non cambia, dove un diritto diventa una concessione, dove l’eccezione diventa la regola e dove i bambini sono diversi dagli altri bambini d’Italia, hanno meno vita ma non per questo sono meno vitali.

Taranto, “l’aria che deve cambiare” continua a non cambiare.

Ciò che dovrebbe unire, i dolori, le sofferenze, la tragicità delle corsie dei reparti oncologici, a Taranto, continua a non unire.

Ciò che altrove sarebbe volano per la condivisione di idee e fronte comune di appartenenza, proprio qui, a Taranto, terra nella quale “l’aria dovrebbe cambiare”, continua ad essere motivo di astio e di divisioni.

Ciò che altrove unirebbe, in questa Terra, continua a dividere.

Nella Terra nella quale “l’aria che deve cambiare” non cambia, continuano le divisioni interne, il gioco al massacro, lo stupido desiderio di voler piantare bandierine e dire: “Questo è mio!”, “Questo l’ho conquistato prima io!”, “Tu sei meno!”.

“L’aria che deve cambiare” dovrebbe cambiare, anche, nelle associazioni tarantine, che hanno profuso spinta e desiderio di cambiamento e di rinnovamento, di vita e vitalità, ma che a un certo punto, si sono incriccate, perdendo quella spinta di massa e di popolo che le aveva alimentate.

Oggi, paiono timide, isteriche, gelose le une delle altre.  Oggi a Taranto, terra nella quale “l’aria che deve cambiare” continua a non cambiare, si continuano a disseminare vittime, i morti continuano a morire, le famiglie continuano a dividersi ed il territorio ad inquinarsi ed in questo clima avvelenato si sono avvelenati gli animi. Quello che un tempo era un naturale desiderio di spinta e di condivisione, senso di appartenenza alla causa, oggi è diventato luogo nel quale bisogna misurare le parole.

Si teme di dire “a” con la paura di offendere tizio, allora si dice “b” col rischio di offendere caio; ci si è ingessati, forse imborghesiti.

E allora non vedo altra alternativa che aprire le finestre per far cambiare l’aria delle associazioni tarantine tutte, le quali dovrebbero riscoprire il motivo per il quale tutto è iniziato: la difesa del diritto alla  vita, la difesa dei bambini.

Apriamo alla gente nuova, alle idee nuove, al rinnovamento dell’aria. Che le scuole diventino il luogo principale di unità tra la gente di Taranto. Che si inizi a vedere il compagno di banco come un fratello e non come un rivale, che si guardi al concittadino come un compagno di una causa comune e non come uno da fregare dalla corsia di destra.

Che le associazioni tutte, riscoprano quel senso di “camminare insieme”, di popolo, di fronte comune contro chi veramente, negli anni, ha perpetrato il male di Taranto e della nostra Gente. Taranto, 15 dicembre 2012

I nemici di Taranto non sono tra di noi e pertanto vanno riscoperti i punti di intesa e di unione (tantissimi, fidatevi, tantissimi), smettendola di piantare ognuno le proprie bandierine, smettendola di attaccarci gli uni con gli altri, smettendola di guardare dall’alto in basso chi è nostro fratello.

“L’aria che deve cambiare” deve iniziare a cambiare in noi stessi, guardando con occhi nuovi la vita che ci sta attorno e la gente che popola le nostre vie. Che il cambiamento, banalmente, parta dal fare ognuno il proprio lavoro, con onestà, nel rispetto delle regole, con passione dalla quale ogni nuova generazione di Taranto dovrà essere alimentata.

Che “l’aria che deve cambiare” inizi a cambiare, dentro e fuori di noi, nelle scuole, nelle famiglie, nella associazioni.

Che le parole vita, appartenenza, territorio, rinnovamento, diventino i punti di unione di un fronte associativo che ha dato tanto a Taranto e che tanto ancora deve dare.

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