Sulla mia carta d'identità c'è scritto "nata a Taranto"
Sono una giornalista
Ho seguito la visita di Renzi a Taranto, dal MarTa alla Prefettura, mentre la piazza bruciava dalle contestazioni. È stata una fatica, perché tra quelle mura, mentre ascoltavo il suo discorso senza pregiudizi, sentivo i cori, fischi e urla provenire dalla strada, e il mio cuore si torceva
30 luglio 2016
Rossella Ricchiuti
Sono una giornalista, racconto quello che accade.
Lo chiamano dovere di cronaca, solo che a volte è difficile. Come ieri. Ho seguito la visita di Renzi a Taranto, dal MarTa (il museo archeologico) alla Prefettura, mentre la piazza bruciava dalle contestazioni. È stata una fatica, perché tra quelle mura, mentre ascoltavo il suo discorso senza pregiudizi, sentivo i cori, fischi e urla provenire dalla strada, e il mio cuore si torceva. Perché lì non c'erano pericolosi criminali o facinorosi. C'erano persone, c'erano storie che conosco una per una. C'era il pastore a cui hanno fatto ammazzare 600 pecore perché piene di diossina. C'erano operai dell'Ilva che hanno avuto il coraggio di scegliere da che parte stare. C’era un ragazzo che vive nel quartiere Tamburi che non si è mai dato per vinto. C'erano i medici e gli ambientalisti che da anni chiedono giustizia. C’erano i cittadini liberi. Li ho visti, li ho riconosciuti. Erano disperati. Poi c’erano le mamme, sorelle, parenti dei malati di cancro, in fila, a testa alta, di fronte ai poliziotti. E anche loro, quando li ho guardati in faccia dopo aver tolto il casco, erano stravolti, con l'animo squarciato.
![Vento e polveri sul quartiere Tamburi di Taranto](https://cdn.peacelink.org/images/21746.jpg?format=jpg&w=300)
Così in redazione ci ho messo un po' a partire. Poi ho pensato al mio mestiere, e a quel santo dovere di cronaca. Nonostante tutto, bisogna scrivere. Ho messo l’ultimo punto e ho lasciato la tastiera, mi sono sentita svuotata. Una volta a casa, però, ho pianto. Per tutti loro e per questa città. Per chi ieri ha seguito quello che accadeva da un letto d’ospedale. Per la triade salute, ambiente e lavoro che dovrebbe essere ovvia, ma che qui è così complicata. Per la mia carta d’identità “nata a Taranto”. E per la vita, per il sacrosanto e inalienabile diritto all’esistenza. Che non può essere offuscata dai fumi di nessuna fottuta fabbrica.
Articoli correlati
- Piccolo Bignami per chi si fosse perso
Spiegazione della sentenza della Corte di giustizia dell'UE sull'ILVA
La Corte di Giustizia dell'UE ha stabilito che le autorità nazionali devono effettuare una valutazione degli impatti sulla salute umana prima di autorizzare l'ILVA. In presenza di gravi rischi per l'ambiente e la salute, devono sospendere le operazioni piuttosto che concedere proroghe.25 giugno 2024 - Redazione di PeaceLink - PeaceLink chiede invece di finanziare la sorveglianza sanitaria e la cura dei cittadini più esposti
Rifinanziamento attività gestione stabilimento ILVA e deroga alle norme sulla sicurezza
Dati sconcertanti emergono dall'audizione del presidente di PeaceLink al Senato: dal 1° novembre 2018 al 31 dicembre 2022, la gestione dell'ex Ilva ha accumulato passività globali per ben 4 miliardi e 700 milioni di euro, come confermato da fonti governative (esattamente 4.737.693.528 euro).28 maggio 2024 - Redazione PeaceLink - E' un invito a non arrendersi mai
Palazzina LAF: un film sulla fabbrica, sul potere e sulla speranza
Michele Riondino, regista e attore protagonista, ricostruisce una pagina buia dell'ILVA di Taranto. Palazzina LAF è un "film necessario" ed è una "storia universale" che aiuta a riflettere sul potere e sulle sue vittime ma anche sulla capacità di riscatto dei lavoratori.Alessandro Marescotti - Corteo oggi 23 aprile alle ore 17
L'Onda del Futuro a Taranto
Partenza dal piazzale Bestat. Questo è un video realizzato da PeaceLink per l'occasione. PeaceLink è una delle associazioni che sostiene l'iniziativa.23 aprile 2024 - Alessandro Marescotti
Sociale.network