"Diossina dal camino?" Ancora nessuna risposta
Nella lettera inviata l’altro ieri a Roma a firma del direttore generale dell’Arpa Vito Bruno, di quello scientifico Vincenzo Campanaro, del direttore del dipartimento di Taranto Vittorio Esposito, del direttore del centro regionale aria Domenico Gramegna e del dirigente ambientale Emanuela Laterza, viene sottolineato che «i criteri attualmente adottati dal gestore per la definizione del minimo tecnico, l'assegnazione degli stati di impianto (a regime, in transitorio e fermo) e la stabilizzazione del processo di agglomerazione comportano situazioni di criticità dal punto di vista ambientale» e cioè «il verificarsi di molteplici situazioni in cui l'impianto risulta in stato transitorio sebbene le linee di agglomerazione siano in esercizio con produzione consistente di sinterizzato; il rilascio in atmosfera di rilevanti quantità di sostanze inquinanti durante gli stati d'impianto in "transitorio" non computate ai fini dei confronti con i valori limite di emissione; l'impossibilità di monitorare le emissioni in atmosfera, ai sensi della verifica dei valori limiti di emissione previsti in autorizzazione, per circa il 20-25% del periodo di esercizio mensile dell'impianto nel corso del 2019; un’inadeguata gestione di anomalie e guasti d'impianto con il conseguente verificarsi di eventi emissivi incontrollati».
L’Arpa denuncia come «tale nota» sia «rimasta priva di riscontro e, allo stato attuale, dalle informazioni disponibili sul portale internet del Ministero della Transizione Ecologica, non si rilevano notizie in merito all'avvenuto avvio di una procedura di riesame dell'autorizzazione integrata ambientale su tali argomenti da parte dell'autorità competente». I numeri segnalati dall’agenzia regionale per la prevenzione e la protezione dell’ambiente sono tutt’altro che irrilevanti: «da una verifica condotta sui dati misurati dal sistema di monitoraggio emissivo del camino E312 nell'intero anno 2020 risulta che, rispetto a 8784 ore annuali, 1.741 ore (pari a circa il 20%) sono state di transitorio. E dunque non computate ai fini dei confronti con i valori limite di emissione. Ecco perché l’Arpa ribadisce la necessità di riesame dell’Autorizzazione integrata ambientale e avvisa della criticità il primo cittadino di Taranto Rinaldo Melucci, perché, dice la norma, «il sindaco, qualora lo ritenga necessario nell'interesse della salute pubblica, può, con proprio motivato provvedimento, corredato dalla relativa documentazione istruttoria e da puntuali proposte di modifica dell’autorizzazione, chiedere all'autorità competente di riesaminare l'autorizzazione», cosa che Melucci ha già fatto, anche lui senza ricevere alcuna risposta.
La questione del camino E312 è tutt’altro che piccola: Melucci anche alla luce di eventi emissivi anomali registrati da quella ciminiera nell’agosto del 2019, aveva firmato una ordinanza di spegnimento degli impianti inquinanti che è stata sospesa dal Consiglio di Stato, chiamato il prossimo 13 maggio a esprimersi nel merito.
Sempre, a proposito di giustizia amministrativa, il Tar Lazio ha accolto il ricorso di ArcelorMittal e ha concesso alla società siderurgica più tempo per la copertura dei nastri trasportatori del sito di Taranto, ordinando al contempo di realizzare tale obbligo con la massima celerità.
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