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Conferenza del 25 giugno 2021 promossa dal Comitato Cittadino per la Salute e l'Ambiente a Taranto

Un'iniziativa di tutela multilivello per la popolazione esposta all'inquinamento ILVA

Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa chiedeva nel marzo scorso a Roma di fornire “informazioni aggiornate sull’impatto delle attività dell’acciaieria sull’ambiente e la salute della popolazione locale”.
25 giugno 2021
Comitato Cittadino per la Salute e l'Ambiente a Taranto

Logo del Comitato Cittadino per la Salute e l'Ambiente a Taranto

Il governo italiano continua a non tutelare i diritti umani della popolazione esposta all'inquinamento dell'ILVA di Taranto.

Sia il governo Conte sia il governo Draghi sono risultati inerti rispetto a rilevanti obblighi di rango internazionale su una questione di estrema rilevanza come quella del rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini sanciti dalla Carta di Nizza.

Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa nel marzo dell'anno scorso aveva sollecitato l'Italia al rispetto dei suoi obblighi a seguito della condanna della Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) del 24 gennaio 2019. Gli obblighi per l'Italia consistevano nell'adottare misure adeguate a proteggere gli abitanti minacciati dall'inquinamento ILVA nel più breve tempo possibile.

Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa è l'ente preposto alla vigilanza circa il rispetto della sentenza della CEDU e aveva così richiamato nel marzo scorso il governo italiano per non avere fornito sufficienti informazioni sulle misure di protezione: "Le informazioni fornite sinora dal Governo italiano sulle misure adottate per proteggere gli abitanti dall’inquinamento causato dagli impianti dell’ex Ilva, dopo la condanna dell’anno scorso dalla Corte di Strasburgo, sono state giudicate insufficienti dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa".

Per questa ragione, il Comitato dei ministri aveva chiesto a Roma di fornire le nuove informazioni entro il 30 giugno 2020 evidenziando "l’importanza di un impegno politico ai massimi livelli per garantire che le attività odierne e future dell’ex Ilva non mettano più a rischio la salute pubblica e l’ambiente". Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa “notando i dati divergenti forniti dal governo e dall’avvocato dei ricorrenti (Andrea Saccucci) sulla qualità dell’aria a Taranto"  chiedeva nel marzo scorso a Roma di fornire “informazioni aggiornate sull’impatto delle attività dell’acciaieria sull’ambiente e la salute della popolazione locale”.

In particolare, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa aveva chiesto di essere informato sui tempi previsti per l’attuazione delle misure da prendere, e di chiarire “se chi è responsabile per l’attuazione del piano ambientale goda ancora dell’immunità amministrativa e penale”.

Di fronte a tali pressioni dell’Europa in tema di rispetto dei diritti umani, il governo italiano è ancora gravemente inadempiente e la sua condotta è particolarmente riprovevole in quanto non solo non si è adoperato diligentemente per rispettare la sentenza della CEDU ma addirittura si è impegnato con ArcelorMittal per un piano industriale che prevede un aumento consistente della produzione, senza dismettere gli altoforni e l’uso del carbone.

Il governo italiano, in tal modo, invece di rispondere alle sollecitazioni del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha deciso viceversa di rispondere alle sollecitazioni aziendali per la continuità produttiva, costi quel che costi.

Il governo, invece di informare rapidamente il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa sulle misure previste per tutelare i diritti dei cittadini in merito alle violazioni accertate, ha scelto la strada peggiore, ossia quella di ignorare i cittadini e i loro diritti ad essere tutelati.

Il governo italiano ha un dovere di protezione a cui è venuto meno e questo risalta in particolare di fronte a tre importanti gravi novità:

  1. la nuova valutazione danno sanitario (VDS) che certifica per il futuro un rischio cancerogeno inaccettabile in base all'attuale autorizzazione integrata ambientale a 6 milioni di tonnellate/anno per l'azienda;
  2. la persistenza di eccessi di mortalità anche recenti (calcolati fino al 31 dicembre 2020) nei tre quartieri più vicini al polo industriale, accertati con i dati dell'anagrafe comunale;
  3. i gravi effetti neurotossici di piombo e arsenico sui bambini di Taranto che vivono vicino all'acciaieria (una recente pubblicazione scientifica ha rimarcato i danni al neurosviluppo per l'esposizione a tali inquinanti). 

Di fronte a queste tre gravi novità, il governo italiano non ha neppure sentito il bisogno di confrontarsi con la popolazione ed è il primo governo a far ciò, ossia ad ignorare totalmente i cittadini con un comportamento che aggrava la sua posizione agli occhi della comunità internazionale. Questo governo non risponde, non informa, non dialoga. Non ha messo in agenda neppure un incontro a Taranto per il confronto con istituzioni locali e cittadini, alla luce di quanto emerso.

I ministri Cingolani (Transizione Ecologica) e Speranza (Salute) sono chiusi in un mutismo istituzionale che non fa onore all'Italia e alla sua Carta costituzionale, fondata sul riconoscimento della "sovranità popolare" (articolo 1), sul riconoscimento dei "diritti inviolabili dell'uomo" (articolo 2), sul riconoscimento della pari dignità di tutti i cittadini (articolo 3) e sulla "tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività" (articolo 32).

Il Comitato Cittadino per la Salute e l'Ambiente a Taranto si farà promotore di un'iniziativa di tutela multilivello che solleciti contemporaneamente 

  • la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) di Strasburgo;
  • il Comitato ONU sui diritti dell'infanzia di Ginevra; 
  • la Commissione Europea di Bruxelles; 
  • tutti gli organi nazionali preposti alla tutela dell'infanzia;
  • la Procura della Repubblica per quanto di propria competenza.

Comitato Cittadino per la Salute e l'Ambiente a Taranto

25/6/2021

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