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Un progetto fortemente voluto dall’allora preside Franco Scherma

Quando la scuola tentò di misurare l’inquinamento a Taranto

I lavoratori dell’ILVA pagarono con il salario sociale il laboratorio mobile dell’Istituto Pacinotti per raccogliere i dati ambientali in città. Un’idea innovativa che venne poi abbandonata.
Fonte: Pubblicato su Il Quotidiano di Puglia 10.7.2023

Il laboratorio mobile dell'Istituto Tecnico Pacinotti (1994)

 Negli anni '90, mentre Taranto si preparava al passaggio dello stabilimento siderurgico dalla gestione statale a quella privata, c'era un progetto ambientale di monitoraggio dell’inquinamento che partiva dall’Istituto Tecnico Industriale Pacinotti.

Il preside di quella scuola era Franco Scherma. Il suo impegno per ideare e finanziare il progetto di monitoraggio ambientale stava diventando una pietra miliare nella lotta contro l'inquinamento. Egli aveva una visione ambiziosa: utilizzare la scuola come strumento per la raccolta dei dati ambientali e per formare i futuri periti chimici ambientali. Per realizzare questo obiettivo, Scherma ottenne un finanziamento dall'ILVA a gestione pubblica e dai sindacati dei metalmeccanici FIM, FIOM e UILM, attraverso il cosiddetto "salario sociale". Franco Scherma era conosciuto dall’ILVA di allora come fisico nucleare ed esperto qualificato in radioprotezione. Il “fattore di competenza” giocò un ruolo nelle trattative. E così l’8 marzo 1991 fu firmato l’accordo. Veniva messo a disposizione dell'ITIS Pacinotti un finanziamento di un miliardo e 250 milioni di vecchie lire. Questi fondi servirono all'acquisto di laboratori e di un'unità mobile dotata di apparecchiature all'avanguardia per il monitoraggio dei parametri ambientali. La vera novità del progetto era proprio il laboratorio mobile, un furgone Fiat Ducato equipaggiato con strumenti per la rilevazione dei fattori di rischio presenti nell'aria e nell'acqua. Era attrezzato per misurare anche il rumore e la radioattività. Questo furgone rappresentava un'anticipazione di ciò che oggi l'Arpa fa regolarmente, ma all'epoca era un esperimento altamente innovativo e probabilmente il primo del suo genere in Italia. Tanto che quel laboratorio mobile venne “precettato” dalle autorità per fare il monitoraggio anche dell’inquinamento di Bari, in un periodo in cui stavano entrando in vigore le prime norme antismog per le città e i mezzi di diagnosi ambientale erano pochissimi.

A bordo del laboratorio mobile c'era persino un piccolo computer portatile, un oggetto raro per l'epoca, che elaborava i dati dei sensori in tempo reale e li mostrava sul display piatto. Il mezzo mobile misurava anche le "polveri sottili" e altri parametri che stavano diventando obbligatori nella legislazione ambientale.

L'iniziativa aveva lo scopo di formare futuri professionisti specializzati nel controllo ambientale, fornendo al territorio figure professionali di cui era sguarnito. Era un progetto ambizioso che prometteva di portare benefici sia alla città che all'ambiente.

Tuttavia, nonostante l'iniziale successo, il progetto si fermò. Infatti il mezzo mobile venne “parcheggiato” e “spento” una volta che l’ideatore del progetto andò via dall’Istituto Pacinotti.

Tutto ciò coincise con il passaggio dello stabilimento siderurgico alla gestione privata. Il libro di Franco Scherma

Nonostante questo epilogo amaro, l'impegno di Franco Scherma e il suo progetto rimangono un motivo di orgoglio per Taranto. Meritano di essere annotati nella storia dell’innovazione scolastica. Il libro di Angelo Caputo ”Franco Scherma, un uomo fuori dal comune” raccoglie una documentazione di quella esperienza.

L'idea di utilizzare la scuola per il monitoraggio ambientale e la formazione di tecnici specializzati era avanti rispetto al suo tempo e dimostrava una visione lungimirante.

Ma evidentemente era sceso in campo don Rodrigo. E qualche bravo avrà detto: “Questo matrimonio non s’ha da fare”. E, siccome di don Abbondio era piena la città, quel matrimonio non si fece. Il matrimonio fra ambiente e scuola venne così annullato. Il mezzo mobile venne dimenticato, si sgonfiarono persino le gomme del pulmino.

Oggi, mentre cresce la consapevolezza ambientale, è fondamentale trarre ispirazione da iniziative innovative e concrete come quella di Franco Scherma. La sua determinazione è un esempio di come la scuola possa fare la differenza.

Franco Scherma merita di essere ricordato come un anticipatore di quello scambio fruttuoso fra la dimensione teorica del sapere e quella pratica, da svolgere sul campo. Aveva prefigurato quella “didattica per competenze” oggi così importante.

Il preside Franco Scherma ha dimostrato che anche in contesti difficili è possibile trovare soluzioni creative e concrete per affrontare i problemi ambientali.

La nascita a Taranto nel 2015 della rete Ecodidattica (www.ecodidattica.it), che oggi coordina oltre quaranta scuole sull’educazione ambientale e che ha l’Istituto Righi come capofila, è in buona sostanza quello che poteva nascere già nella prima metà degli anni Novanta. E i corsi sulla sostenibilità che oggi l’Istituto Pacinotti organizza come polo di formazione sono l’oggettivo riconoscimento dell’importanza degli obiettivi ambientali per cui Franco Scherma si mosse tanti anni fa. 

La storia del mezzo mobile del Pacinotti costituisce per me una narrazione delle due anime della città di Taranto, quella che voleva conoscere e quella che non voleva conoscere. Il preside Franco Scherma voleva conoscere.

Alessandro Marescotti

Presidente di PeaceLink




Note: Link al video del 1994 https://youtu.be/LSvlnH0fIYI

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