Taranto Sociale

Lista Taranto

Archivio pubblico

«La terra di ferro e altre poesie (1971 – 1992)», a cura di Stefano Modeo

Pasquale Pinto, poeta e operaio Italsider

Pasquale Pinto prima fu poeta, poi operaio. All’Italsider entra nel 1964, lo stesso anno in cui ha inizio la produzione. Questa raccolta di poesie racconta la città di Taranto, fra vita quotidiana ed esperienza di fabbrica.
28 gennaio 2024
Pasquale Vitagliano

Pasquale Pinto prima fu poeta, poi operaio. All’Italsider entra nel 1964, lo stesso anno in cui ha inizio la produzione. Ma a vent’anni aveva cominciato a mettere in versi la sua vita in una città, Taranto, e in un luogo il Sud, in profonda trasformazione. Con La terra di ferro – e altre poesie (1971 – 1992) le edizioni Marcos y Marcos (pp. 144, euro 20) accresce la collana dedicata alla poesia operaia, inaugurata con un’antologia dedicata a Luigi Di Ruscio. Il libro di poesie dell'operaio italsiderino

LA TERRA DI FERRO si rivela una terra di mezzo tra un paradiso perduto e un territorio desolato (dopo essere stato sfruttato). Questo è il punctum della poesia di Pinto, che coglie e ci rimanda il profondo cambiamento indotto dall’industrializzazione forzata del Mezzogiorno. «Contadini/ anche se oggi i pullman/ vi conducono lontano dalle campagne/ all’ala radunate tutte le foglie degli alberi». Sono i metalmezzadri di cui aveva scritto Walter Tobagi sul Corriere della Sera. La fabbrica ha finito per modificare anche la città, fino a piegarla. E dunque, la mutazione è anche di civiltà, antropologica. «Ho visto in un market/ crisantemi con rugiade artificiali e garofani di plastica/ turbarsi per l’odore di una mano».
Pinto s’inserisce in una linea poetica che si afferma alla fine degli anni ’70, cosiddetta «selvaggia», portata avanti da autori irregolari, nati nella fabbrica come Di Ruscio, o l’altro pugliese Tommaso di Ciaula. Le catene di montaggio e le linee di produzione diventano in forma-tardo realistica i luoghi naturali dello sfruttamento. Drammaticamente profetiche sono le sue ultime poesie dedicate alle morti sul lavoro.

L’ESPERIENZA OPERAIA da cui scaturisce la poetica di Pinto non è, tuttavia, una gabbia. Come scrive uno dei direttori della collana, Fabio Pusterla, la fabbrica «si apre a una più vasta dimensione metaforica, nel bilico costante tra spietata rappresentazione della devastazione (di esistenze, di paesaggi, di comunità) e audacia dello sguardo che spinge verso un orizzonte ancora utopico».
Per Simone Giorgino, che firma la prefazione, la poesia di Pinto «innesta nel tronco di una tradizione lirica meridionale una ‘gemma’ di poesia civile, rivolta a rappresentare, nel blues del suo rapsodico dettato, la perturbante eterotopia d’una fabbrica d’acciaio».

COSTRUIRONO UN MOSTRO, e lo hanno chiamato progresso. «Un paesaggio classico è stato letteralmente messo a ferro e fuoco. Gli ulivi, il sole e le cicale rappresentavano sonno, rassegnazione, miseria. Ora qui gli uomini hanno costruito una cattedrale immensa, di metallo e di vetro, per scatenarvi dentro il mosto infuocato chiamato acciaio, e che significa vita», così le parole di Dino Buzzati nel 1962 per il docu-film Il pianeta acciaio di Emilio Marsili, suonano oggi atroci e beffarde.
Questa poesia testimonia anche la deformazione di una città che doveva diventare un moderno centro industrializzato, ed è, invece, rimasta dolorante, malinconicamente appesa alla sua antichità dorata. Il merito di questo libro non è solo quello di farci (ri)scoprire un’altra potente voce della linea poetica meridionale, su cui hanno scritto, tra gli altri, Giacinto Spagnoletti e Giorgio Caproni; ma anche quello di rinnovare l’affetto per Taranto, il simbolo della miopia, se non del fallimento, dello sviluppo industriale di una nazione. Il poeta operaio tarantino Pasquale Pinto

STEFANO MODEO che ha curato l’opera, anch’egli poeta e tarantino, ci fa condividere un vero e proprio atto d’amore. Lungo, appassionato e difficile è stato il suo lavoro di recupero di testi ormai introvabili. Il risultato finale è di grande e duraturo merito.
«Chi parlerà di voi uomini rossi/ senza età senza bestemmie?/ Chi parlerà dei vostri Natali/ accanto alla ghisa lontano dai canneti/ ove vivono gli ultimi gabbiani?». Alla fine, qualcuno ha ricordato. Qualcuno ha parlato.

Note: Pasquale Pinto è morto nel 2004 a 64 anni. Qui il suo profilo su Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Pasquale_Pinto_(scrittore)

Alcuni suoi versi:

Le lamiere che setacciano il coke
mettono maschere sui volti degli operai
gli alti operai che spezzano i catarri
noncuranti della fragilità delle gole

Che si fermi quel rullo
che martorizza le lamiere
il suo rumore spacca le bolle d’acqua
sulle schiene degli operai
come una mareggiata.

Articoli correlati

  • ILVA, continua la nostra lotta per l'ambiente e la salute pubblica
    PeaceLink
    Lettera ai sostenitori di PeaceLink

    ILVA, continua la nostra lotta per l'ambiente e la salute pubblica

    L’annullamento della sentenza di primo grado rappresenta un passo indietro, causato da questioni procedurali. Ma non equivale a un'assoluzione. La realtà dell’inquinamento dell’ILVA rimane comunque acquisita e il GIP di Potenza Ida Iura ha infatti emesso un nuovo decreto di sequestro degli impianti.
    29 ottobre 2024 - Associazione PeaceLink
  • Lettera di ottobre agli amici di PeaceLink
    PeaceLink
    Ottobre 2024

    Lettera di ottobre agli amici di PeaceLink

    Vogliamo porre al centro il tema del diritto alla felicità. È un tema che dovrebbe toccare ciascuno di noi, invitandoci a immaginare insieme una società futura che combatta la solitudine, che superi la rassegnazione individuale e che riaffermi il principio di speranza e felicità condivisa.
    29 ottobre 2024 - Alessandro Marescotti
  • La buffa cerimonia del ministro Urso
    Ecologia
    La riattivazione dell'altoforno 1 dell'ILVA di Taranto

    La buffa cerimonia del ministro Urso

    Si potrebbe paragonare l'inaugurazione di oggi all'assurdità di una cerimonia in cui la FIAT mettesse in piedi un evento per presentare con orgoglio una Fiat 1100 malconcia di sessant'anni fa, invece di un'auto elettrica moderna e all'avanguardia.
    15 ottobre 2024 - Alessandro Marescotti
  • Un futuro da costruire insieme a Taranto, la riconversione
    Taranto Sociale
    L'inquinamento dell'ILVA va oltre il cambiamento climatico

    Un futuro da costruire insieme a Taranto, la riconversione

    Al termine del corteo dei Friday For Future di Taranto, Roberto ha letto questo testo che esprime le sue preoccupazioni e le sue speranze e che si conclude così: "Uniti possiamo far sentire la nostra voce e costruire un futuro migliore per noi e per le generazioni a venire."
    11 ottobre 2024
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.26 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)