La situazione in Iraq sta scappando di mano agli americani che fino ad ora hanno parlato ufficialmente solo di 5 mila ribelli. "Almeno 120 mila" scrivono gli 007 italiani.
Perché questo recente accanimento nei confronti di operatori di pace,
di giornalisti, di persone, insomma, che sono in Irak spesso con
intenzioni del tutto opposte a quelle di chi oggi occupa l'Irak?
Occorre scendere in piazza, in ogni città, da subito, con i colori dell'arcobaleno e nel nome delle nostre sorelle e dei nostri fratelli sequestrati in Iraq.
Simona Torretta aveva accusato le forze armate Usa di usare cluster bombs nell'aprile 2004. L'Ong italiana era dal 1991 in Iraq. Il 2 settembre un razzo aveva colpito la casa adiacente agli uffici di "Un Ponte per" ma le due volontarie avevano continuato a operare per un progetto di assistenza ai bambini iracheni. PeaceLink conosce da tempo "Un ponte per" e in più occasioni ha diffuso gli appelli di questa coraggiosa associazione.
La rete compie 35 anni. Permette ai giornalisti distratti di accorgersi delle ragioni anti guerra
La comunicazione «on line» cambia il nostro modo di informarci e scambiarci opinioni. Anche le polemiche possono avere segni diversi
Imponente manifestazione per dire no alla guerra in Iraq. Il comunicato di solidarietà della Tavola della Pace. Solo il 41 per cento degli americani ritiene che il Bush stia facendo un buon lavoro in Iraq, contro il 58 che disapprova.
Il presidente Usa aveva tentato di usare il successo olimpionico iracheno per la sua campagna elettorale. I calciatori iracheni hanno invece criticato la guerra di Bush: "Se uno straniero invadesse gli Stati Uniti e le persone resistessero, vorrebbe dire che sono tutti terroristi?"
29 agosto 2004 - Redazione
Il Vietnam sbagliato di John Kerry, sfidante di Bush alle presidenziali
Rendere omaggio a Baldoni e a tutte le altre vittime del conflitto, innocenti o colpevoli, significa impegnarsi ancor di più contro la guerra e gli strumenti che la rendono possibile, armi ed eserciti.
La morte di Baldoni ripropone il tema di come la guerra non risolva i problemi ma serva solo a svegliare altra violenza. Eppure l'Italia potrebbe mostrare la sua saggezza ritirando l'esercito dall'Iraq e dedicandosi alla mediazione in nome della pace.
Girava per i reparti degli ospedali iracheni dove tanti giornalisti (specie quelli che noi paghiamo con il canone Rai) in genere non entrano. E documentava la faccia della guerra che la Tv dei manipolatori informativi ci nasconde.
Il maresciallo comincia a scrivere. Sembriamo a buon punto. La felicità dura poco. Blackout elettrico. Il computer dei Carabinieri perde tutti i dati. Si ricomincia da capo. Così per tre volte mentre fuori si superano i quaranta gradi. L'esposto è proprio sulle vittime delle future ondate di calore.
Sono di particolare importanza i dati dello studio “Il “mortality cost” delle emissioni di C02 di uno stabilimento siderurgico del Sud Italia: una valutazione degli impatti sanitari derivanti dal cambiamento climatico”. Al centro c'è la questione dell'impatto transfrontaliero e transgenerazionale.
Un mini-manuale di azioni pratiche. Ogni piccola azione conta. Più persone conosceranno l'appello, maggiore sarà la pressione dell'opinione pubblica sui decisori politici. La parola d'ordine è #NoEuromissili
La guerra senza quartiere tra il blocco a sostegno di Morales e quello a favore di Arce ha finito per lacerare il partito, i sindacati e i movimenti sociali
Oggi in gioco c’è il rischio di una guerra nucleare sempre più vicina con la decisione della Nato di schierare nuovamente gli euromissili entro il 2026. Siamo all’inizio di un’escalation in quanto la Russia agirà di conseguenza. È responsabilità di ciascuno di noi prendere posizione.
17 luglio 2024 - Domenico Gallo, Fiorella Mannoia, Alessandro Marescotti, mons. Giovanni Ricchiuti, Carlo Rovelli, Alex Zanotelli
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