Robert Fisk, inviato di guerra del quotidiano britannico The Indipendent, smentisce la tesi dell'attacco chimico in Siria, conferma invece ipossia dentro i tunnel e negli scantinati durante i bombardamenti pesanti
I governi occidentali hanno deciso di sferrare un attacco contro la Siria sulla base di un’accusa provata da video su You Tube e dai “sentito dire” di profughi fuggiti da Douma con i ribelli e che lo avrebbero raccontato ad organizzazioni anti-Assad. Nessun prova confermata da esperti internazionali, dall’OPCW o da organismi preposti.
E' chiaro che l’intervento che c’è stato mi sembra più dentro una logica squisitamente politica e non dentro una volontà determinata di accertare la verità
Un esperto di cose militari ha chiarito: ""Gli americani non avrebbero mai colpito se ci fosse stato il rischio di provocare un disastro ambientale e una catastrofe umanitaria di cui poi sarebbero stati considerati responsabili dall’opinione pubblica interna e internazionale". Ma milioni di Homer Simpson hanno creduto nel raid dal cielo che distruggeva veramente le armi chimiche. Il danno prodotto dalla propaganda di guerra nell'opinione pubblica è incalcolabile. I cittadini sono stati considerati manipolabili a piacimento con missioni di guerra i cui effetti, se raggiunti, avrebbero provocato lo sterminio della popolazione che i raid si proponevano di proteggere.
Secondo lui il diritto internazionale non verrebbe violato dall'intervento militare di Usa, Francia e Gran Bretagna, in quanto nel caso della Siria si applicherebbe il principio della "responsabilità di proteggere". Peccato che Sabino Cassese si dimentichi di aggiungere che il principio a cui lui si richiama deve passare attraverso una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU che per la Siria non vi è stata.
Occorre esercitare un ragionevole scetticismo quando le grandi potenze spacciano per oro colato le loro informazioni e quando assicurano di avere pronta una soluzione basata sulla guerra. Con chi stare allora? La risposta sembra retorica, ma è anche l’unica moralmente accettabile: stare con il popolo siriano.
Le armi chimiche sono armi di distruzione di massa. Se un solo deposito chimico fosse colpito l'effetto sarebbe devastante. Dato che ciò non sembra essere avvenuto questa notte, è lecito pensare che gli obiettivi colpiti siano solo ad uso di propaganda.
14 aprile 2018 - Alessandro Marescotti
Stanotte Usa, Francia e GB hanno violato il diritto internazionale
L'Italia nella Costituzione, all'articolo 11, stabilisce che la guerra va ripudiata come strumento di risoluzione delle controversie internazionale e quella che è avvenuta recentemente (l'uso presunto di armi chimiche) è una controversia internazionale che va risolta con ispezioni imparaziali e non con i missili. Non osiamo immaginare quali conseguenze potrebbero causare quei missili se effettivamente colpissero un deposito di armi chimiche.
I recenti sanguinosi attacchi contro i quartieri cristiani di Damasco dimostrano che purtroppo il conflitto perdura. Eppure le notizie dalla Siria non appaiono più sui mass media mainstream. Perché questo silenzio mediatico?
Ma si riuscirà mai, per dirla con don Lorenzo Milani, a far strada agli impoveriti senza farsi strada? Portare al centro della politica gli ultimi, gli emarginati, gli impoveriti, i lavoratori, chi lotta contro le ingiustizie, le mafie, la disumanità e la barbarie delle guerre, facendo quanti più passi indietro perché siano loro a farne almeno una volta, almeno uno, avanti? Ma non sarebbe quasi ora di domandarsi, anche se non so quanti hanno fratelli che sono figli unici, se siamo ancora convinti che esistono gli sfruttati, i malpagati, i frustati, i calpestati e gli odiati e la vicinanza/distanza da loro?
L'orribile strage è stata compiuta da chi un tempo era un utile strumento di destabilizzazione della Libia e della Siria. Era stato segnalato ben cinque volte all'antiterrorismo. Ma era un utile terrorista perché doveva colpire Gheddafi e Assad. Oggi quel terrorista "buono" colpisce gli innocenti. E ci svegliamo dalla folle idea che il terrorismo sia giustificabile se colpisce i nostri target.
25 maggio 2017 - Alessandro Marescotti
Recensione al libro dell'economista australiano Tim Anderson
Ogni marcia di protesta contro la guerra, ogni appello in favore della pace, ogni veglia di preghiera, ogni bandiera arcobaleno esposta, ogni segno di pace esibito costituisce un piccolo-grande atto di elevata politica per togliere dalle mani dei padroni del mondo il nostro futuro e il nostro destino
Ribelli fanno strage di civili sciiti provenienti da zone filogovernative. Il bilancio complessivo dell'attentato kamikaze è salito a 126 morti. Tra questi, almeno 68 bambini e 13 donne
Cosa sappiamo della guerra in Siria?
Poco, forse pochissimo.
Ma la luce all’orizzonte appare ancora lontana.
E il popolo della pace si interroga: quale verità?
La piazza voluta da Michele Serra e il giornale Repubblica lo scorso 15 marzo, ufficialmente “a favore dell’Europa” ma nei fatti a favore del riarmo europeo in vista di una guerra UE contro la Russia, è stata un boomerang.
Presidente del comitato New Weapons Research Group (NWEG), ha analizzato l'impatto delle armi non convenzionali nelle guerre conflitti in Libano, Iraq e soprattutto nella Striscia di Gaza. Le sue ricerche hanno denunciato le conseguenze devastanti delle guerre sulla salute delle popolazioni civili.
Peace Cloud è un'infrastruttura digitale sicura progettata per garantire la privacy e il controllo dei propri dati. Gli utenti di PeaceLink possono archiviare e condividere documenti senza il rischio di accessi indesiderati da parte di enti governativi o aziende private.
Il complesso militare-industriale analizzato in questo dossier comprende, oltre alle basi militari, anche i punti nevralgici regionali dell'industria bellica. Focalizza anche le collaborazioni accademiche con la NATO e il settore militare.
L'iniziativa del 12 aprile a Ravenna si propone di coinvolgere cittadini, associazioni e movimenti ecologisti per spingere verso una svolta radicale nelle politiche energetiche del Paese.
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