PRESENTIAMO MIGLIAIA DI DENUNCE.
Quando parlano le armi è difficile per la gente comune pensare al diritto.
Eppure però più di dieci anni di costruzione del “nuovo ordine mondiale” basato sulla guerra permanente non sono passati invano, se dalle reazioni delle popolazioni occidentali emerge in modo chiaro la consapevolezza che al termine dell’orgia mediatica di sangue e di paura del momento ci si scoprirà tutti con sempre meno tutele e garanzie di fronte ad apparati statali calibrati quasi esclu-sivamente sulla repressione.
Per questo, nella nostra qualità di avvocati – e cioè di chi è chiamato quoti-dianamente a difendere nel singolo i diritti di tutti i cittadini – abbiamo ritenuto doveroso non lasciare cadere nel vuoto le istanze e le aspettative di chi in Italia manifesta e si batte perché della nostra Costituzione non sia fatta carta straccia.
Noi affermiamo a voce alta e forte che l’aver concesso ( e il continuare a concedere) infrastrutture nazionali e basi militari sul nostro territorio agli Stati Uniti d’America per consentire la movimentazione di uomini e mezzi destinati alla guerra di aggressione contro l’Iraq, senza il previo pronunciamento con legge costituzionale del Parlamento Italiano, integra a carico degli esponenti del Governo i più gravi reati ipotizzati nel nostro ordinamento penale: quello di attentato alla Costituzione e quello di attentato alla sovranità e al territorio dello Stato (questo avendo disapplicato su parte del territorio dello stato norme costituzionali, quali l’art.11, II co.)
Noi affermiamo con altrettanta forza che intervenire, utilizzando mezzi propor-zionati ai beni da difendere e ai mezzi usati per delinquere, per impedire lo stazionamento e il transito di armamenti e uomini finalizzati alla guerra illecita contro l’Iraq non solo non costituisce reato alcuno ma è, oltre che un dovere morale e etico, anche un preciso “potere-dovere” riconosciuto dal nostro ordi-namento giuridico a ciascun cittadino.
A commettere reato sono, invece, coloro i quali impediscono l’esercizio legit-timo di tale “potere-dovere” e, considerata la macroscopicità della violazione costituzionale, a evitare l’accusa penale a tale soggetti non potrà bastare l’affermare, come a Norimberga, di aver obbedito ad un ordine di un superiore.
Per questo che da oggi ciascuno può scaricare dai siti del movimento quale peacelink e www.puntorosso.it una versione semplificata, in due tipologie, della denuncia già presentata A Roma, sottoscriverla (meglio se con la nomina di un legale che autentichi la firma) e presentarla alla Procura della Repubblica presso il Tribunale del luogo di residenza.
E questo ovviamente anche per rendere evidente che l’illegalita dell’azione del Governo non lo trova consenziente.
L’iniziativa giudiziaria, è bene sottolinearlo, non vuole rivestire un carattere meramente simbolico.
In primo luogo vi è anche un modello di denuncia in cui è prevista una parte da integrare con la richiesta di specifici provvedimenti cautelari: se si ha notizia, ad esempio, che un carico di armamenti destinati alla aggressione all’Iraq sta per essere imbarcato nel porto o è arrivato nella base vicina o nell’aeroporto è possi-bile chiederne il sequestro, tenendo anche conto che la illegittimità dell’eventuale autorizzazione rende applicabile la legge n.185 del 1990.
In secondo luogo sarà, altresì; disponibile sui siti un modello di diffida da recapitare o notificare a tutti quei soggetti, pubblici o privati, che possono concorrere o concorrono a rendere possibile lo stazionamento o il transito degli armamenti e del personale militare o che intervengono per reprimere chi vi si oppone (questori, prefetti, comandanti di porto, società ferroviaria, comandanti italiani delle base Nato o Statunitensi ecc.).
Ma ciò che vogliamo anche ottenere attraverso queste denunce è sapere se ha ancora senso nel nostro paese parlare di “stato di diritto”.
La Magistratura italiana, purtroppo, non brilla certamente nella tutela dei diritti e delle libertà fondamentali dei cittadini, almeno quando non sono riconducibili a “poteri forti”, come hanno confermato, ad esempio, la prospettazione di reati di eversione per i fatti del marzo 2001 a Napoli e per i fatti del luglio successivo a Genova o la recente decisione di indagare a carico di persone pacifiche che avevano partecipato a operazioni di trainstopping.
Adesso dunque, mentre ci viene giustamente chiesto di mobilitarci per difendere la sua autonomia dai progetti di pseudo-riforma del Governo anche proprio sulla base della difesa dei principi costituzionali, dobbiamo riflettere: chi sceglie di non proteggere i principi fondanti del nostro ordinamento, quali quelli di cui all’art.11 della Costituzione, da comportamenti/reato che li minano alla radi-ce,quali quelli compiuti dal governo con la sua decisione di appoggio agli U.S.A. nell’aggressione all’Iraq, come può poi invocare la stessa carta costituzionale per mantenere le proprie prerogative ?
Se poi non si tratta di una scelta, ma della impossibilità di offrire una tutela effettiva abbiamo il diritto di sapere che la Magistratura ha già cessato di essere un potere autonomo.
La presentazione della denuncia, quindi, avrà anche la funzione di spingere nella direzione della difesa dei principi costituzionali tutti, nessuno escluso, e a prescindere dalle singolarità degli stessi.
Riteniamo, infatti, che la Carta Costituzionale sia una costruzione unitaria che non può essere scissa, pena la caduta di tutti i principi nella stessa espressi e che la difesa di una singolo principio abbia senso solo qualora sia accompagnata dalla difesa di tutti gli altri.
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