Il ricordo più bello di quest'anno scolastico
Il ricordo più bello di quest'anno scolastico?
E' il giorno in cui mi ha fermato per la strada la mamma di uno studente. Voleva dirmela quella cosa. E cioè che suo figlio non avrebbe scordato la testimonianza nel Giorno della Memoria. Il giorno della Memoria infatti avevo raccontato nell'aula magna la fuga di mio padre. Una fuga disperata e a perdifiato, per scappare. Era stato catturato a Cremona dai tedeschi, ma non voleva finire nel campo di concentramento. Quel giorno dissi ai ragazzi: "Non sarei forse qui fra voi se mio padre quel giorno non fosse riuscito a scappare".
In quei minuti pensai che fosse giusto ricordare la fuga dell’8 settembre 1943, quando venne arrestato dai tedeschi per essere deportato in Germania.
Quella mamma aveva ricevuto dal figlio una storia, attraverso un passaparola che raramente si innesca nella vita della scuola, se non per cose curiose o buffe.
Sul momento, lì per la strada, non avevo realizzato cosa avessi detto di così importante, non me le ricordavo neppure le parole che avevo usato. Poi piano piano ho focalizzato, era passato del tempo. Quel momento aveva avuto molta attenzione, si era creato il silenzio. E ho capito meglio quanto è importante la narrazione delle storie a scuola.
Mi piace questa scuola che ci lascia dei bei ricordi.
La scuola per me è questa dimensione emozionale della vita, e mal si concilia con i voti che pur devo mettere, con questa esibizione del mio potere di assegnare un numero da cui far nascere tristezze o sorrisi. Come odio dare i voti! E che mal di pancia mi fanno venire! La scelta di un voto mi gira dentro come un rospo ingoiato vivo.
Io non voglio che i miei studenti mi ricordino per i voti, non voglio che studino per un voto, vorrei che lo facessero perché mi vogliono bene, perché magari mi stimano anche, perché le cose le sentono importanti per sé, perché la scuola può diventare bella, indimenticabile e commovente.
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