Padre Zanotelli: «Tornare a casa, subito!»
* Padre Zanotelli, i militari italiani devono o no restare in Irak?
«Devono tornare a casa immediatamente. La guerra in Irak, contro la quale il Papa è intervenuto tante volte, è stata definita "criminale" dal cardinale Tauran e "immorale" dal cardinale Martino. Adesso non può diventare una guerra giusta, e i nostri militari stanno lì, con gli americani e gli inglesi, come truppe di occupazione. Con conseguenze che potrebbero essere funeste a causa dell’aumento dell’odio e del pericolo di conflitti religiosi».
* Se i militari occidentali se ne vanno ora dall’Irak, non c’è il rischio che si ripeta in questo Paese quello che successe in Somalia dopo l’operazione Restore hope?
«Al contrario, fu quell’operazione ad aggravare la situazione in Somalia. Quanto all’intervento italiano in quell’occasione, fu una follia. Che il Paese che aveva colonizzato la Somalia intervenisse a pacificare le fazioni in lotta era demenziale».
* Come pacificare l’Irak, tenendo conto delle profonde divisioni, politiche e religiose, che lo caratterizzano?
«Deve intervenire l’Onu. Credo sia necessario e urgente un impegno internazionale, all’interno del quale dovrebbe trovare ampio spazio la Lega araba, che è la meglio piazzata per un’azione pacificatrice accettabile da tutte le parti».
* Perché la Lega araba?
«Perché ho la netta impressione che la guerra in Irak sia stata percepita dal mondo musulmano come un attacco dell’Occidente cristiano contro il cuore dell’Islam».
* Lega araba e Onu. Ma l’Onu non è stata indebolita da questa guerra?
«L’Onu ha subìto questa guerra. La guerra preventiva contro l’Irak ha fatto a pezzi l’Onu e il minimo di legalità internazionale che questa organizzazione assicurava. Bisogna ripartire restituendo capacità decisionale alla comunità internazionale attraverso l’Onu. Certo, si deve essere consapevoli delle enormi difficoltà prodotte da situazioni di profonda divisione. In Somalia la guerra civile dura da quindici anni».
* Come valuta il comportamento delle forze politiche italiane nel dibattito sul rifinanziamento delle nostre missioni militari all’estero?
«Il voto dev’essere chiaro. Si è contro la guerra? E allora si voti no. Altrimenti non si capisce più niente. Se il Governo usa la tattica di far votare in un unico decreto il rifinanziamento a tutte le missioni, ci si opponga con determinazione a tale tattica e si voti un chiaro no a tutto. Anche perché altre missioni non sono affatto difendibili. Ad esempio, che ci stiamo a fare in Afghanistan? Anche quella guerra era illegale».
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