Alex Zanotelli

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Tutti in Rigas

3 giugno 2012
Alex Zanotelli
Fonte: Nigrizia

Il movimento italiano che parteciperà al vertice sul pianeta Terra, che si terrà a Rio de Janeiro dal 20 al 23 giugno, si è dato appuntamento, lo scorso 21 aprile, a Roma per serrare le fila e moltiplicare l’impegno. La data è stata scelta perché alla vigilia della 42° Giornata della Terra, che celebra il pianeta e chi lotta per difenderlo.

Abbiamo tenuto il nostro incontro al Teatro Valle. Scelta significativa: si tratta di un teatro occupato nel giugno dello scorso anno dai lavoratori/lavoratrici dello spettacolo e che è diventato un bene comune.

Questo nostro movimento si riconosce nella Rete italiana per la giustizia ambientale e sociale (Rigas). Un legame chiaro: se non si mantiene una precisa connessione tra giustizia sociale e giustizia ambientale, non c’è speranza né per noi né per il pianeta. Al Teatro Valle si sono riuniti i delegati di una sessantina tra movimenti e associazioni. A coordinare i lavori, Marica di Pierri dell’associazione “A Sud”. È toccato al presidente di “A Sud”, Giuseppe De Marzo, riassumere il lavoro che è stato fatto in preparazione di Rio. Si tratta di quello che noi chiamiamo il Manifesto di Rigas. Un documento di ottimo livello, elaborato sia con l’aiuto di docenti universitari, sia da gente impegnata sul territorio in ogni regione d’Italia.

L’aspetto centrale è quello relativo al modello di sviluppo. Quella in atto è la più grave minaccia alla pace, alla giustizia, al lavoro, all’ambiente e alle generazioni che verranno. «Il modello di sviluppo capitalista si sta dimostrando la più pericolosa arma di distruzione di massa mai sperimentata dall’uomo. I suoi effetti rappresentano le principali minacce con cui la maggior parte della popolazione planetaria è oggi costretta a convivere».

In particolare, De Marzo si è soffermato sulla green economy (economia ecologica), un tema che divide i movimenti anche in Italia e rispetto al quale il Manifesto di Rigas ha una posizione netta. Afferma, infatti, che la green economy, «se affidata unicamente alle logiche del mercato, senza regole e senza una visione precisa, è una falsa soluzione: quella falsa soluzione dietro cui si è nascosto il tradimento della conferenza di Durban sul cambiamento climatico (dicembre 2011). Pensiamo sia venuto il momento di qualificare la green economy, prima di firmarle una cambiale in bianco di salvatrice del mondo dallo shock petrolifero, dal cambiamento climatico e dalla crisi finanziaria. Non possiamo accettare che questa green economy diventi un altro affare nelle mani della finanza internazionale». Quindi, è un “no” molto chiaro.

Altrettanto chiaro è stato Roberto Natale, il presidente delle Federazione nazionale della stampa italiana. Ha detto che la televisione, piuttosto che stimolare, come dovrebbe, processi di cittadinanza, si occupa di incoraggiare una latitanza civile diffusa. «Il conflitto d’interessi – ha rimarcato Natale – non riguarda solo la politica. È altrettanto forte nell’editoria. In tal senso, c’è bisogno di una forte azione congiunta da parte della società civile per difendere un diritto sacrosanto e costituzionalmente garantito come quello dell’informazione».

Purtroppo, l’informazione italiana tratta poco dei problemi dell’ambiente e poco sta parlando di Rio. E ciò avviene perché i grandi media italiani sono nelle mani dei grandi potentati economico finanziari.

Nel mio intervento, in nome della Commissione giustizia e pace dei missionari italiani, ho ricordato come sia diventato centrale il tema del pianeta Terra e le due grandi grida che percorrono il mondo: il grido dei poveri e quello della terra. Se una volta sant’Ireneo diceva: «Gloria Dei homo vivens» (gloria di Dio è l’uomo vivente), e se queste parole sono state poi trasformate dall’arcivescovo Romero in: «La gloria di Dio è che il povero viva», oggi dobbiamo assolutamente dire: «La gloria di Dio è che la Terra viva».

L’incontro è stato importante per rafforzare la Rigas. Perché dobbiamo fare rete. Quello che è avvenuto per l’acqua bene comune dovrebbe avvenire per i temi ambientali. Ho anche suggerito che “A Sud” possa diventare la segreteria di questo movimento, che è ampio, sì, ma ha bisogno di coordinarsi maggiormente.

È con questo spirito che anch’io sarò presente a Rio. M’incontrerò con gli altri comboniani per fare nostro, oltre al grido dei poveri (che già facciamo nostro come missionari), anche il grido della Terra e così impegnarci per salvare il pianeta.

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