Neri anti-camorra
Il 18 aprile scorso una fiumana nera è sfilata per le strade di Castel Volturno, un comune del Casertano che si snoda lungo il litorale Domizio. Una zona dove la camorra ha davvero messo le mani su tutto. Un territorio tra i più tartassati - direi, martirizzati - della Campania per quel che concerne i rifiuti tossici.
Dire Castel Volturno significa dire il peggio di ciò che esiste in Campania sul versante della malavita organizzata. Basti ricordare che in questa cittadina, il 18 settembre 2008, erano stati uccisi dalla camorra sei immigrati neri. Alla strage era seguita una reazione rabbiosa da parte della popolazione africana (stiamo parlando di 5-6mila persone residenti): una vera e propria rivolta dei neri contro la camorra.
In questo clima di tensione, per quello che è accaduto con la camorra ma anche per contrasti tra la popolazione bianca e quella nera - aggravato, poi, da ciò che si respira a livello nazionale con il "pacchetto sicurezza" e con la nuova ondata di xenofobia -, da più parti è emersa l'esigenza di dar vita a una manifestazione. Per prepararla, ci sono voluti mesi. Bisogna dare atto agli amici del Centro sociale di Caserta di essere stati l'anima, anche organizzativa, di questa giornata, che ha visto in piazza poco meno di 10mila persone.
La marcia è partita alle 10,30 dal cuore di Castel Volturno. Un fiume di gente che ha manifestato in maniera pacifica e, per quanto possibile, serena. C'erano associazioni, sindacati, studenti delle scuole superiori e anche semplici cittadini italiani. E c'erano soprattutto loro: gli immigrati africani.
In testa al corteo, il vescovo di Capua , mons. Bruno Schettino, e il sindaco di Castel Volturno, Francesco Nuzzo. Ciò ha dato un senso di tranquillità un po' a tutti.
La cosa più bella del corteo, che si è concluso in piazza Annunziata, è che si è trattato di un gesto di orgoglio da parte degli africani, che hanno manifestato la capacità di sfidare il sistema camorristico. Questo fatto di scendere in piazza l'avevamo già visto lo scorso settembre, anche se aveva preso una piega più sul violento. Questa volta, invece, è prevalso lo spirito della nonviolenza, come invito alla popolazione locale a convivere con i fratelli immigrati.
Sorge una domanda: potrebbero essere gli immigrati a ribellarsi sistematicamente contro la camorra e a iniziare l'impegno anti-camorristico, scendendo in piazza senza paura? Certamente, per Castel Volturno, può avere questo significato. E può essere ricondotto anche alla rivolta avvenuta il 12-13 dicembre 2008 a Rosarno (Reggio Calabria), dove la comunità nera è riuscita a mettere insieme una protesta molto forte contro la 'ndrangheta.
È un segno molto importante che siano i neri d'Africa a ribellarsi contro la camorra e la 'ndrangheta.
Guardando a questa massa di gente, vedendola camminare e camminando al suo fianco, viene da chiedersi se la speranza non possa venire proprio dall'Africa. In un momento così grave per l'Italia (ci stanno mettendo addosso, come una camicia di forza, una legislazione razzista), è meraviglioso vedere come migliaia di africani riescano a mettersi insieme e alzare la testa.
Bisogna dire che la speranza viene dai poveri. Ed è in questo contesto che vorrei ringraziare per la sua presenza la comunità comboniana, che a Castel Volturno è stata parte integrante della marcia, con i padri Giorgio, Antonio, Claudio e lo scolastico Filippo. Un grazie grande, perché lavorano in questo luogo e camminano fianco a fianco con gli immigrati e costituiscono un segno di speranza in un territorio davvero difficile.
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