Grazie, Gino
Carissimo Gino, jambo! Non posso lasciar passare il primo anniversario della tua morte, senza una chiacchierata con te, come facevamo nella baracca di Korogocho, nel cuore della notte, quando anche tu ritornavi a casa e mangiavamo un boccone insieme, chiacchierando appassionatamente di tante cose, alla luce di una lampada a petrolio. Ho voluto proprio venire sulla tua tomba a Rezzato, perché avevo un estremo bisogno di sentirti vicino. E sulla tua tomba m'è venuto spontaneo dirti, assieme a tutti i poveri di Korogocho: «Grazie, Gino!». Grazie, perché mi hai sempre voluto bene, sei stato per me un vero fratello, un compagno di strada. Grazie, perché ho potuto camminare con te per nove anni sulle strade polverose o fangose dei poveri. È stato un grande privilegio per me. E tu sei stato per me un vero maestro di strada. Grazie, Gino, per la tua passione per l'Africa, il continente crocifisso, cui hai donato 40 anni della tua vita! Grazie, perché hai scelto (e ti è costato tanto!) di vivere a Korogocho, nei sotterranei della vita e della storia, per 15 anni. Grazie, Gino, perché a Korogocho hai scelto gli ultimi: i ragazzi di strada, la gente della discarica, i malati di aids... Grazie, perché la tua scelta dei poveri era basata sulla tua fede - incrollabile come la roccia - nel Dio degli oppressi e in Gesù di Nazaret, il Messia povero e dei poveri. Tu, Gino, sei stato capace di vivere il Vangelo sine glossa e in tutta la sua radicalità, con uno stile di vita davvero povero. Grazie, perché la tua vita di missionario laico è stata una grande lezione per tutti noi missionari religiosi. La tua sana laicità ci ha fatto bene. Grazie, Gino, per la tua passione per la vita. Una passione che ti ha portato a creare il progetto Education for Life (educazione per la vita) per salvare tanti giovani dall'aids. Grazie, caro Gino, perché sei rimasto sulla breccia fino alla fine. Fino a beccarti il mesotelioma che ti ha stroncato. Te lo sei beccato respirando l'amianto, come tanti altri poveri, nella vicina discarica. Grazie, perché la tua vita, sulle orme di Gesù, è stata una vita donata per i poveri, fino al martirio. Grazie, perché, anche durante la tua breve malattia, ho visto che non eri preoccupato per te: ti stava a cuore la gente di Korogocho; volevi ancora trovare vie nuove per rimettere le persone in piedi. Anche sul letto di morte ci hai lasciato una profonda passione per la vita. Questo grazie te l'abbiamo detto in tanti, nella chiesetta di Rezzato, dove ti abbiamo sentito vivo e vibrante come quando camminavi sulle strade dei poveri. Tuo fratello Alex.
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