Gli scugnizzi e il drago
Quella appena trascorsa è stata un’estate densa, fatta di tanti campi di lavoro – uno più bello dell’altro – assieme a tanti giovani. Non posso dimenticare l’esperienza presso l’Arca di Noè a Cosenza, né il campo biblico fatto nel leccese.
Ma il campo che mi ha particolarmente colpito è quello che abbiamo fatto, quest’anno per la seconda volta, qui al Rione Sanità di Napoli, dove vivo. I protagonisti di questo momento di incontro, di condivisione e anche di gioco sono dei ragazzini, una quarantina, dai 9 ai 14 anni: i nostri scugnizzi. È durato una settimana, 12-19 di luglio ed è stato particolarmente avvincente.
Voglio ricordare il nome – che associo al volto – di alcuni di questi ragazzi: Alfredo, Sonia, Chiara, Ciro, Cristiano, Jenny… Tutti ragazzini che bazzicano in Piazza Sanità, che vivono in questo quartiere difficile, dove in pochi chilometri quadrati si contano 67mila abitanti. Ragazzi svegli e intelligenti che vivono in contesti a dir poco problematici.
È fondamentale stare loro vicino. E quest’anno, noi che andiamo in giro a fare campi un po’ dovunque, abbiamo rinnovato il nostro impegno con loro e per loro. Lo abbiamo fatto insieme con padre Domenico, con la “ludoteca” di Piazza Miracoli e con un nutrito gruppo di volontari. Il campo dello scorso anno era andato abbastanza bene. Per quest’anno ci siamo preparati ancora meglio e ne è nato un percorso che considero estremamente significativo.
Ogni mattina ci si trovava con i ragazzi presso la comunità “Crescere insieme”. Dopo un momento di socializzazione, si partiva per andare a visitare un luogo significativo della città. Questi ragazzi non conoscono i luoghi che attraggono migliaia di turisti, per cui abbiamo pensato di colmare questa lacuna. Siamo stati al Cimitero delle Fontanelle, famosissimo in tutto il mondo. Abbiamo visitato le catacombe di San Gennaro. Ci siamo soffermati nei locali del Museo Archeologico. Il campo aveva questo tema: “Guardare il proprio quartiere con altri occhi”.
Compiuta la visita mattutina, si rientrava per pranzo, preparato da un gruppo di volontarie. Nel pomeriggio, tutti in ludoteca, per vari giochi, fin verso sera, quando i ragazzi ritornavano alle loro case.
Nell’ambito di queste attività, ragazzi hanno voluto costruire, sotto la guida degli educatori, un drago che hanno chiamato “Drago mangiabrutture”. Un drago che divora tutte le cose brutte del quartiere.
Tutto ciò che è stato fatto durante la settimana è stato presentato alle famiglie e al quartiere sabato 17 luglio, nel corso di una marcia che, provenendo da Piazza Miracoli, ha attraversato, con balli e canti, un po’ tutto il quartiere. La sera, abbiamo celebrato la messa nella chiesa di San Severo e abbiamo deposto il drago davanti all’altare. Alla gente che era venuta per seguire la cerimonia i ragazzi hanno raccontato la loro esperienza.
Con gli adulti abbiamo, poi, riflettuto sul fatto che anche noi stiamo lottando contro il drago del sistema che schiaccia e uccide, il drago del consumismo… I genitori dei ragazzi sono rimasti entusiasti di questa settimana e vorrebbero dare continuità a questo momento nel corso dell’autunno.
Anch’io sono rimasto colpito dal bisogno che hanno questi ragazzini di essere considerati, di essere presi seriamente, di sentirsi accolti, di essere avvolti in gesti di amore. Penso che con questo campo abbiamo dato modo a questi ragazzini di capire che ci può essere un “mondo altro”, che si può cioè vivere in un altro modo. Tocca a noi seguirli con più attenzione e continuità, in modo che, da adulti, possano dare il loro contributo perché le cose cambino.
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