Alex Zanotelli

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Archivio pubblico

Missione acqua

1 luglio 2011
Alex Zanotelli
Fonte: Nigrizia

Mi sono speso molto per i referendum del 12 e 13 giugno. In particolare per l’acqua. Il risultato che tutti assieme abbiamo ottenuto è stato straordinario: non mi sarei mai aspettato quasi 28 milioni di cittadini al voto per “Madre acqua”, la fonte della vita. Questo voto avrà un forte impatto sia qui da noi sia in Europa e oltre.
In questo momento mi sento carico di gioia. Il 13 sera abbiamo fatto festa in Piazza del Gesù a Napoli. Ho sentito in tutti un’energia nuova. Un momento d’incontro, con canti e balli, che ora mi porto dentro. Ho visto tante lacrime di commozione, tanti abbracci, tanti volti felici.
Sono riandato con la memoria al 2004, l’anno in cui abbiamo iniziato a lavorare sul tema acqua qui a Napoli, la prima città in cui l’Ato (Ambito territoriale ottimale del ciclo idrico) aveva preso la decisione di privatizzare l’acqua. La nostra lotta ha ottenuto un risultato parziale: nel 2006 l’Ato di Caserta e Napoli è ritornato all’acqua pubblica, anche se la decisione non è mai stata del tutto applicata.
Dopo ciò, siamo partiti con la raccolta di firme (500mila) per la legge d’iniziativa popolare, che oggi dorme sonni tranquilli in parlamento. Poi ci siamo messi sulle strade d’Italia per puntare al referendum.
La cosa più bella sono stati i volti delle persone incontrate nelle assemblee: gente che sceglieva di mollare la televisione per venire a ragionare sull’acqua. Ci si rendeva conto di essere immersi in un processo democratico, che avveniva prima di tutto attraverso l’informazione. Spesso la gente non è informata. Ma, una volta che ha in mano elementi precisi, reagisce, si dà da fare, lotta. Per me è stata un’esperienza davvero importante.
Decisi di dedicarmi al sud, in particolare dalla Campania in giù. E oggi sono contento che la gente del sud abbia votato numerosa ai referendum. Del resto, le regioni meridionali erano abbandonate a sé stesse ed era decisivo incontrare più gente possibile. Da questi incontri sono nati piccoli comitati che, a loro volta, hanno avuto un’articolazione comunale, provinciale e regionale. Comitati che sono stati capaci di far lavorare insieme laici e religiosi, sinistra e destra, giovani e anziani: un movimento di cittadinanza attiva, che ha agito tenendo i partiti a debita distanza.
Tutto questo mi ha anche convinto che è necessaria un’approfondita riflessione teologica. Un aiuto in questo senso è venuto dal vescovo di Aysèn (Cile), Luigi Infanti della Mora (è impegnato da anni a fianco della popolazione cilena contro la privatizzazione dell’acqua e la costruzione di 5 grandi dighe in Patagonia, in cui è coinvolta anche l’Enel) con la sua lettera pastorale Dacci oggi la nostra acqua quotidiana. In Italia serve una riflessione spirituale sull’acqua.
Voglio citare le parole di Roberto Lessio, agricoltore biologico, che ha scritto All’ombra dell’acqua, un libro che mi sarebbe piaciuto fosse stato scritto da un teologo: «L’acqua è la congiunzione tra il nulla, la vita e il creato. (…) Non esiste fede, non esiste battesimo senza l’acqua. La presenza di acqua è stata e sarà sempre la condizione indispensabile perché ogni vita si fidi di esistere, di non restare nel nulla, di non essere più il nulla».
In giro per l’Italia, ho cercato di porre questo interrogativo: come abbiamo potuto permettere al nostro parlamento, primo in Europa, di bestemmiare, dicendo che l’acqua – la vita, la madre – è una merce? È un problema spirituale e teologico, etico e morale. Privatizzare l’acqua vorrebbe dire bollette molto più alte (e già oggi molte famiglie sono in difficoltà); per il sud del mondo significherebbe milioni di morti di sete.
Il problema è morale ed è stato capito da tanti cristiani. In questo referendum, noi credenti abbiamo congiunto la nostra fede con le scelte concrete della vita. Una fede che non si esprime attraverso scelte concrete non è vera fede. In questo senso, sono grato alle tante parrocchie, gruppi e associazioni cattoliche che si sono mossi, e ringrazio gli istituti missionari che sono stati presenti nel Comitato promotore dei referendum. Questo fa onore alla missione.
E qui arriviamo a un punto fondamentale. La missione è globale. Dobbiamo convincerci che i missionari sono coloro che camminano con i poveri nel sud del mondo, ma poi tornano nel proprio ricco paese per convertire la loro tribù bianca.

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