Una Chiesa profetica per salvare il mondo
In questi mesi stiamo vivendo un momento epocale, una crisi antropologica di proporzioni forse mai viste nella storia. Il movimento no global ( da Seattle a Genova), i fatti di New York... Le 300 mila persone presenti a Genova per dire no all'attuale sistema mondiale sono il movimento politico più importante di questi ultimi 20 anni.
"A Genova erano scese in piazza 300.000 persone", ha ricordato Gorbaciov, commentando gli attentati di New York, "giovani e non, generalmente seri, colti, per chiedere che la globalizzazione non sia una strada a senso unico che giova ai ricchi e dimentica i poveri".
La cosa incredibile è che buona parte di questo movimento proviene da una matrice cattolica e religiosa. Per la prima volta la Chiesa italiana in veste anche ufficiale (il cardinale Tettamanzi) è "scesa in piazza", ha imboccato la strada su questioni politiche. Anche il mondo missionario (preti e suore) è uscito dai conventi (significativi il digiuno e la preghiera a Boccadasse). Sono segnali importanti, che avranno delle ripercussioni notevoli sul mondo politico-economico.
Per me, la Chiesa non ha altra scelta, in questo grave momento storico, se non quella di imboccare la strada della profezia. Il sogno di Dio esige un'economia di uguaglianza che si ottiene solo con una politica di giustizia, frutto di una fede profonda nel Dio degli oppressi e degli schiavi. Questo sogno cozza con ogni impero, dal Faraone a Bush, costruito su un'economia di opulenza (pochi straricchi a spese di molti morti di fame), che esige una politica di oppressione , sostenuta da una religione civile dove Dio è prigioniero del sistema.
E' questa la profezia che la Chiesa è convocata a proclamare con forza perchè vinca la vita. Gli attentati di New York e Washington sono un monito di una gravità estrema, non solo per gli americani, ma per tutta l'umanità (siamo su un'unica navicella spaziale!).
"Ci è stato dimostrato, sull'esempio del Paese più potente del mondo, che non basta la miglior potenza militare per poterci difendere", scrive ancora Gorbaciov. "Appare chiaro l'enorme errore che abbiamo compiuto facendoci condizionare da chi pensava solo alle commesse militari. Non ci sono super armi che ci possano difendere. Avremmo dovuto ascoltare i segnali che ci venivano dai movimenti antiglobalistici".
Lo vedo con i miei occhi da questa Nairobi assurda, dove il 60 per cento della popolazione, oltre due milioni di abitanti, è costretto a vivere nell'1,5 per cento della terra totale della municipalità, nella miseria davanti al lusso più sfrenato. E' chiaro che nessun apparato può bloccare la violenza dilagante che renderà la città invivibile anche per i ricchi. Solo la giustizia porterà alla pubblica sicurezza.
Rifiuteremo davvero il terrorismo (di ogni genere!) solo se elimineremo ciò che lo alimenta. Finchè avremo il 20 per cento che vive da nababbi, pappandosi l'83 per cento delle risorse di questo mondo a spese dell'80 per cento dell'umanità, costretta a vivere sulla soglia della povertà o nella miseria più assoluta, non ci sarà pace, non ci sarà sicurezza che tenga.
E' questo quello che la Chiesa è convocata oggi a fare: profetizzare. Ma deve essere anche capace di far nascere un mondo alternativo all'impero. Per fare questo, deve saper coniugare Vangelo e vita nella quotidianità (non solo nel campo della sessualità!), soprattutto oggi nel campo dell'economia ("usiamo i soldi come se non conoscessimo nulla del Vangelo e leggiamo il Vangelo come se non avessimo soldi") e nel campo della pace, riconciliazione, nonviolenza attiva (a quando la proclamazione di fede che è stato Gesù a "inventare" la nonviolenza attiva?).
Abbiamo bisogno di una Chiesa capace di una tale profezia se vogliamo vincere il terrorismo e se vogliamo che vinca la vita.
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