Lettera agli amici per il Natale 2003
Carissimi,
dai bassifondi di Napoli, dallo storico quartiere della Sanità vi auguriamo BUON NATALE.
Abbiamo trovato un piccolo buco(una stanzetta, un cucinino) all’estremo angolo del quartiere( i Cristallini), il più difficile della Sanità. Parte di un edificio abbandonato (il mendicicomio) e dato in comodato dal comune di Napoli alla parrocchia, per gestire la scuola popolare frequentata dai ragazzini più provati di questo ghetto che è nelle mani della camorra.
Insieme con tutto il popolo della Sanità vi auguriamo un BUON NATALE.
Insieme ai giovanissimi che sfrecciano in motorino per le viuzze e alle giovanissime che rincorrono i centri di abbronzatura di cui è pieno questo quartiere.
Insieme a tante famiglie con mariti e figli in carcere.
Insieme ai malati psichici seguiti in due case famiglia(con loro abbiamo celebrato ieri con gioia e con danze il Natale).
Insieme ai tossico, seguiti da Rosario Fiorenza, “lo scugnizzo buono”, che ha dedicato la sua vita a questi ragazzi. Insieme a questi giovani che sono il prodotto della droga e della violenza di questo quartiere (con loro abbiamo condiviso i primi mesi della nostra permanenza a Napoli). Insieme a loro abbiamo spezzato il pane cantando, assistititi dalla potente chitarra di Rosario:
“per un pezzetto di pane e un bicchiere di vino
Dio s’ è fatto per noi vero cibo e cammino.
Con un pezzetto di pane…”
Un sorriso splendido quello di Rosario, dal cuore grande. Come questo splendido popolo della Sanità (il popolo di Totò), così vivo, così cordiale, così caldo. Un popolo come del resto il popolo napoletano, così carico e capace di proclamare vita, di accoglierti con il sorriso sulle labbra. Che emana un calore umano, che ti guarisce.
Insieme con questo popolo, con cui celebriamo il nostro Natale: “un Bimbo ci è nato, un bambino ci è stato donato”, vi ricordiamo e vi portiamo con noi.
È il Natale dei poveri, di chi non conta nelle superbe città del nord del mondo. E così lo viviamo, insieme ad un altro amico comboniano, Maurizio Binaghi, che ha deciso di vivere nel ghetto di West-Side(Chicago), un ghetto di un milione di neri, dove sono avvenuti quattrocento omicidi solo lo scoro anno. E tutto questo a soli 4 km dal cuore della capitale finanziaria dell’impero. Ci dispiace che Maurizio vivrà questo Natale senza un altro fratello comboniano.
Insieme a tutti gli altri amici comboniani che nel sud del mondo si sono inseriti o si stanno inserendo nei bassifondi delle grandi metropoli. Insieme a Daniele Moschetti che continua a vivere con i baraccati di Korogocho. Dopo un anno è ancora solo, senza un fratello comboniano(è però accompagnato da un team di laici impegnati: Gino, Claudina e Monica). Ci sentiamo in profonda comunione con loro e con i baraccati di Korogocho.
Insieme a Saverio Paolillo che prima nelle favelas di S. Paolo ed ora in quelle di Vitoria(Brasile), continua il suo impegno a favore dei favelados e i meninho de rua. Ed è ora minacciato di morte. (Insieme alla nostra comune amica, la brasiliana Valdenia, che ha partecipato alla Carovana della Pace 2002, ed è oggi anche lei minacciata di morte).
Insieme con la comunità comboniana inserita nel Guasmo di Guayaquil(Ecuador).
Abbiamo scelto, a nord come a sud, di camminare insieme agli impoveriti del sistema nel cuore dei grandi agglomerati urbani. Quello che vediamo oggi è solo un ombra della futura drammatica realtà urbana. Infatti il 6 Ottobre scorso, Habitat di Nairobi, ha rilasciato un rapporto sul futuro dell’urbanizzazione nel mondo. Nel 2050 su otto miliardi di uomini e donne, 6 miliardi vivranno in grandi agglomerati urbani. E di questi, tre miliardi e mezzo vivranno in baraccopoli. Già oggi - afferma il rapporto Onu- il 71% della popolazione urbana africana, vive in baraccopoli.
È da questi non luoghi del pianeta che vorremmo che vi giungesse il nostro augurio, che un mondo altro non solo è possibile, ma è necessario.
Questo insieme a tutti coloro che in questa Italia, che vive un momento così drammatico per la sua democrazia, si stanno impegnando per costruire un mondo altro da quello che abbiamo fra le mani. E siamo in tanti! L’Italia ha oggi una straordinaria ricchezza di base: una società civile che si sta organizzando per diventare soggetto politico, per fare politica con la P maiuscola. Sono la Buona Novella di questo Natale, in un momento così oscuro per l’Italia e per il mondo intero. Non pensavamo proprio di trovare in questo paese una tale ricchezza umana e una tale voglia di qualcosa d’altro. È stato una gioia grande per noi l’aver potuto dare una mano a questo immenso movimento sotterraneo che nel nuovo anno dovrà prendere decisioni importanti.
“Non temete! Vi annunzio una grande gioia che sarà di tutto il popolo!”. È la Buona Novella del Natale. È la speranza che sta rinascendo. In questa “notte” c’è una piccola luce che si sta accendendo. “Sentinella, quanto resta della notte?”.
Tocca a noi tutti rimboccarci le maniche perché spunti l’aurora, quell’aurora che i pastori vigilanti nella notte hanno visto spuntare nel volto di quel Bimbo.
“Decine, forse centinai di migliaia di donne e di uomini sono al lavoro, negli interstizi del disordine globale, per riannodare i nodi, ricucire le lacerazioni, elaborare il male”. Scrive Marco Revelli nel suo ultimo libro “La politica perduta”. Lì si trova a Korogocho come a West- Side(Chicago), a Bagdad come a Guayaquil, a Vitoria come a Kabul… “Sono loro che vedono e raccontano quello che i giornalisti professionisti ignorano. E sono loro che riparano ciò che gli eserciti frantumano. I politici di professione, gli statisti li guardano con un sorriso di commiserazione, come si guardano le anime belle. Ma sono loro l’unico embrione, fragile, esposto, di uno spazio pubblico non avvelenato, devastato nella città planetaria. Non sono ancora il presente. Sono tutta al più un vago presagio di futuro. Di una possibile, inedita, politica del futuro. E dovranno a lungo convivere con la politica del passato”.
E tutto questo diventa ancora più forte quando è pagato con le minacce di morte o con il sangue, come è stato quest’anno per due grandi donne: Annalena Tonelli(Somaliland) e Rachel Corie(Israele).
Con l’augurio che possiamo tutti vedere qualche sprazzo di luce in questo momento di tenebra che avvolge il panorama internazionale e nazionale:
BUON NATALE.
Alex e Fernando
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