Alex Zanotelli

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Guerra all'Iraq: «Immorale e illegale»

Appello del Giubileo degli Oppressi 2002, lanciato da Alex Zanotelli - Da firmare e inviare al Presidente del Consiglio / Ministro degli Esteri
5 settembre 2002
Alex Zanotelli

Sembra che la politica della "guerra infinita" continui il suo valzer verso un nuovo obbiettivo: l'Iraq. Il vicepresidente Usa Dick Cheney in un pesante discorso pronunciato a Nashville (Tennessee, Usa) ha detto: «Il regime iracheno si è molto dedicato a potenziare le sue capacità nel campo delle armi chimiche e batteriologiche, e continua ad attuare il programma nucleare che ha iniziato diversi anni fa». Ha poi aggiunto: «Molti di noi sono convinti che Saddam Hussein acquisterà armi nucleari molto presto». Ha poi concluso: «Prenderemo qualsiasi contromisura necessaria per difendere la nostra libertà e la nostra sicurezza».

Questo discorso è stato ritenuto da molti come l'effettiva posizione dell'amministrazione Bush. Se questo è vero, siamo sul piede di guerra. È di una gravità estrema. Dopo l'Afghanistan… è il turno dell'Iraq, già martoriato da una guerra, continuamente bombardato, prostrato dalle sanzioni, pagate soprattutto da donne e bambini (si stima che 250 bambini muoiano ogni giorno a causa dell'embargo). Non meno gravi le conseguenze dell'utilizzo delle bombe all'uranio impoverito, che potrebbe far sì, come afferma Stefano Salvi ("L'informazione deviata", Zelig, 2002), che nei prossimi cinque anni il 48 per cento della popolazione irachena venga a «contrarre» il cancro (si tratta di oltre 9 milioni di persone).

Non siamo certo qui a difendere Saddam Hussein e la sua cricca, una delle peggiori dittature sulla faccia della terra. Ci sta a cuore un intero popolo, che ora dovrà sorbirsi un'altra guerra spaventosa. A questa gli Stati Uniti si stanno preparando con 200mila uomini in armi e uno stanziamento di 60 miliardi di dollari. Come al solito, le vittime saranno, nella stragrande maggioranza, civili.

In profonda sintonia con quanto affermato dall'organizzazione cattolica Pax Christi Internazionale e da Pax Christi Italia nella dichiarazione "fermare la macchina da guerra", e da altri gruppi religiosi, vogliamo anche noi affermare che:

  • l'Iraq non costituisce una minaccia contro di noi, per cui attaccarlo sarebbe un atto di aggressione;

  • sarà la popolazione civile, già così provata, a pagare la guerra contro il regime di Saddam (sarebbe come combattere la mafia bombardando Palermo);

  • la guerra avrebbe ripercussioni ambientali paurose, in un momento in cui l'ecosistema mondiale è in difficoltà;

  • c'è il pericolo reale dell'uso di armi nucleari, dato che gli Usa affermano che utilizzerebbero l'atomica ovunque i loro interessi vitali fossero minacciati.

Perciò noi, con fermezza e senza riserve, bolliamo come immorale e illegale una guerra contro l'Iraq.

 

Un attacco non provocato tradirebbe:

  • la nostra Costituzione, che all'articolo 11 non ammette la guerra come strumento di offesa;

  • per i cristiani, i principi evangelici ed etici che stanno al cuore della loro fede.

Invece dell'azione militare crediamo che deve essere tentata:

  • ogni via diplomatica,

  • ogni opportunità per negoziare,

  • ogni richiamo alla moderazione,

privilegiando come canale l'Onu. (Sarebbe anche l'ora di finirla con le sanzioni contro l'Iraq).

Ci ritroviamo in pieno accordo con quanto afferma Pax Christi Internazionale nella succitata dichiarazione – firmata anche dall'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, capo della chiesa anglicana – che qualifica l'attacco all'Iraq come «immorale e illegale. È vergognoso che le nazioni più potenti del mondo continuino a giudicare la guerra e la minaccia di guerra come strumento accettabile di politica estera, in violazione dell'ethos tanto delle Nazioni Unite quanto della morale cristiana».

5 settembre 2002

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