Alex Zanotelli

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Intervista a p. Alex Zanotelli :il tema del debito estero

La presente conversazione è frutto di un incontro realizzato a Roma sabato 28 maggio, alla presenza dei principali movimenti che stanno lottando da tempo contro il debito e per un’economia di giustizia. P. Alex non ha rivisto il testo, che vi sottoponiamo in forma di dialogo per rendere più scorrevole la lettura.
28 maggio 2005
Fonte: Giovaniemissione

Giovaniemissione: p. Alex, perché tornare a parlare di debito oggi?

p. Alex: Perché stiamo tornando indietro come i gamberi!
Abbiamo celebrato il Giubileo: come ci indica il libro del Levitico (25,10ss) avremmo dovuto raccogliere molte sfide (la ridistribuzione della terra, la condivisone dei beni, il rispetto della natura sono obiettivi che la Bibbia ci pone fin dall’inizio).
Invece dopo il molto movimento realizzato nel 2000 su tanti aspetti ci siamo fermati. Forse soddisfatti per aver ricevuto l’indulgenza plenaria? Il fatto è che ci siamo chiusi tra noi. La legge emanata nel 2000 sul debito, la 209, è buona, ma non possiamo fermarci lì: in questi cinque anni è stata applicata solo a metà!! Ci scandalizza la violenza militare degli USA, ma scherzare ancora sul debito è uccidere la gente con i guanti bianchi.

Giovaniemissione: Come vedi l’impegno contro il debito oggi, a livello internazionale e nazionale?

p. Alex: In vista del prossimo G8 il governo inglese ha fatto circolare da poco un documento intitolato “Our Common Interest”, che riguarda i rapporti tra l’Africa e i paesi ricchi. Uno dei temi più caldi trattati è quello del debito. Dal titolo finalmente pare che la comunità internazionale si rende conto che o si lavora insieme o si crolla insieme. D’altra parte, in questi 10 anni non abbiamo ottenuto quasi nulla, fin dai tempi di Jubilee South ad oggi; ora riparte la campagna contro il debito, in ritardo per essere effettivamente efficace, ma da sostenere con forza. Non ha senso, ad esempio, che gli USA dichiarino ‘Odious Debt’ il debito dell’Iraq (da cancellare il prima possibile in prospettiva del crollo di quella dittatura scomoda a molti), mentre tolleriamo da sempre altri debiti, di dittature altrettanto gravi o di paesi ormai prosciugati nelle loro capacità.
Anche in Italia la situazione non è rosea: in quest’anno, a livello internazionale siamo gli ultimi in cooperazione (solo 0,14% del PIL sullo 0,7 prefissato dagli impegni internazionali), ma siamo i primi per quel che riguarda il riarmo. Sono avvenute alcune cancellazioni del debito, ma in parallelo ci sono stati consistenti tagli alla cooperazione. Il caso del Mozambico è emblematico: abbiamo cancellato il 100% del suo debito, ma nello stesso anno siamo passati dal primo posto nella ‘classifica’ della cooperazione con loro all’11 posto.
Il 90% dei fondi che stiamo versando al sud del mondo fanno parte dei cosiddetti ‘aiuti legati’, che vincolano i paesi partner ad investire i fondi su materiali e offerte delle industrie italiane. Alla fine, si tratta di un aiuto allo sviluppo… italiano!
In più voglio denunciare un altro tipo di swap (termine tecnico per la conversione del debito, ndr):
è il debito sociale che abbiamo con i paesi del sud e che oggi appare incarnato nelle persone degli immigrati. Noi li trasferiamo, come fossero merce, organizzando accordi più o meno segreti con governi che risaputamene violano i diritti umani. 

Giovaniemissione: Quali proposte fai alla società civile e ai movimenti?

p. Alex: Prima di tutto occorre capire che il tema del debito non è principalmente questione di soldi, ma di volti. Non di carità, ma di giustizia. Il debito è schiavitù, la cancellazione è giustizia.
Dobbiamo metterci assieme tutti, i movimenti e la gente, da coinvolgere e coscientizzare. Un ruolo importante da parte dei missionari è fare questo lavoro contemporaneamente nel nord e nel sud del mondo. Ancor di più oggi, dato che anche il card. Ruini si è espresso apertamente contro il debito: è tempo che la chiesa si tuffi di nuovo con convinzione su questo.
Inoltre, dobbiamo tornare ad insistere sulla serietà della nostra cooperazione.
Mi richiamo alle parole di Sankara: “Uno degli ostacoli allo sviluppo è il debito estero. Il Burkina Faso è consapevole che questa trappola infernale le è stata proposta, anzi imposta. […] Il debito estero è un circolo vizioso, da cui è impossibile uscirne da soli. Bisogna che ci siano almeno altri quindici paesi per resistere insieme e vincere”.
Anche Nyerere affermava “è immorale per i poveri pagare il debito”.

(Giovaniemissione segnala che l’intervista è stata ricavata in occasione dell’incontro di rilancio della campagna contro il debito, a Roma. Nelle prossime settimane ci saranno novità, anche in vista dell’imminente realizzazione del G8. restiamo con gli occhi aperti)

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