A Korogocho il volto di Dio
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Buonasera.
Vi dico grazie per essere qui, grazie per l’accoglienza. Ho già fatto 3 o 4 incontri: questa mattina con gli studenti, oggi pomeriggio con un gruppo scout (molto bello!), questa sera con il Kindugu (che sostiene un po' il cammino a Korogocho di questa banda della piccola criminalità che sta lentamente cambiando), ed ora con voi. Ho sentito davvero il senso del calore umano, anche stasera, parlando con l’uno, con l’altro. Noi, come preti, qualche volta riusciamo anche ad amare ma troviamo difficile lasciarci amare. Ritengo molto bello questo sentirmi amato. Non ne sono degno (lo sapete molto bene, mi sento un povero diavolo). Ricordo le parole che una priora, la badessa di un convento di clausura, mi ha detto quando assisteva il cognato che stava morendo giovanissimo di cancro (mi sembra sia morto a 41 o 42 anni). Questa badessa delle Clarisse, che lo invitava a tentare di andare avanti, di credere in un Dio che va ben al di là, al di là dei nostri piccoli dubbi, delle nostre crisi, al di là dei popoli, della Storia, mi ha detto: "Alex, io sono rimasta commossa quando quell’uomo - mio cognato - mi ha detto: ‘Non preoccuparti, penso che possa morire, e morire sereno perché sono stato troppo amato nella mia vita". E’ bella questa espressione, perché in fondo è quello ciò che è bello poter dire: "Sono stato amato, non solo ho amato". Vi ringrazio davvero per questo essere amato ed accolto, anche se non ne sono degno.
Volevo, prima di tutto, ricordare una cosa a voi che siete presenti qui questa sera: i vostri volti. La dico a tutti, girando in questi giorni, l’importanza di ognuno. Ognuno di voi ha un volto, è un volto! E ognuno di voi è un volto unico ed irripetibile. Questa è la ricchezza più bella che abbiamo. Non sono le vostre macchine, le vostre pellicce, i vostri conti in banca... La ricchezza siete voi, ognuno di voi! Ogni volto è ricco per l’altro. A Korogocho la solenne celebrazione dell’Eucarestia alla domenica mattina dura tre ore (di festa, di canti, ...). Voi quando uscite di chiesa uscite con tanto di muso... Oh che roba! Che tristezza la domenica mattina! Non so mica da dove uscite!... A Korogocho si esce con gioia. E’ festa; sono tre ore, ma è festa! E iniziamo con un semplice gesto: ci si guarda in volto e ognuno dà il benvenuto a suo fratello, a sua sorella. Guardatevi in volto e datevi il benvenuto, coraggio! Benvenuti tutti, di cuore.
Ci troviamo ricchi gli uni per gli altri dei nostri volti, unica ricchezza che abbiamo. Mi piace proprio ricordarlo questa sera e vorrei dirlo ad alta voce, in un momento molto difficile per due ragioni. Oggi è il 18 di marzo, e oggi, se non sbaglio, il decreto sugli immigrati decade o verrà trasformato in legge. Un decreto che davvero mi è rimasto qui, sullo stomaco. Quando stava per uscire ero appena arrivato da Korogocho e mi hanno invitato a ‘Tempo Reale’. E’ stato qualcosa di incredibile, una sofferenza enorme. Provenivo da Korogocho, mi sembrava di trovarmi in una gabbia di matti. Gabbia di matti perché non si poteva neanche parlare (il tempo di Santoro penso che sia un tempo americano, non umano). Ma c’era dell’altro: la gabbia di matti dei politici. L’inquisito Martelli faceva molto più bella figura di tutti i vostri rappresentanti dei maggiori partiti italiani. Siamo decaduti in una maniera spaventosa! La gabbia di matti anche di quest’Italia che era proiettata in quei filmati sul razzismo e la xenofobia. Non mi ero mai illuso sul fatto che noi italiani fossimo razzisti, lo sapevo che lo eravamo. Però non m’aspettavo che saremmo potuti arrivare così in fretta a delle forme di razzismo così acute come ho visto in quei filmati. Sono rimasto di stucco: quella processione a Genova, per esempio, con quelle lampade accese, quelle candele, gridando slogan contro gli zingari. Era una replica (perfetta!) di tattiche del Ku-Klux-Klan, con un odio, una ferocia...
Ma come è possibile? Sono proprio caduto dalle nuvole... La percezione era che le forze politiche, almeno certe forze politiche, utilizzavano la xenofobia e il razzismo come tigre da cavalcare per ottenere voti. A quel punto io ne sono uscito... Sono stato così male quella sera... Ero avvilito! Ma come è possibile? State attenti, se lasciate i vostri politici cavalcare questa tigre andiamo dritti alla Jugoslavia. Le Jugoslavie nascono così, non nascono mica in maniera differente. Non so che cosa ha fatto il governo, se ha lasciato decadere il decreto oppure se lo ha trasformato in legge. Io non riesco ad accettare quel decreto, al di là degli aspetti costituzionali. Ci sono anche degli aspetti buoni, ma è stato fatto come ricatto da parte delle forze politiche sulla Finanziaria. Ma i poveri già pagano in maniera incredibile la Finanziaria della nostra economia! Ricattare i poveri in mezzo a noi, gli immigrati, sulla Finanziaria è per me proprio una beffa di certe categorie politiche che non capiscono nulla.
Bisogna proprio essere cinici per fare lavori del genere! Vi dico tutta la mia amarezza, questa sera, davanti ad un decreto legge che davvero mi ha fatto stare male. Io spero, chiedo, che il popolo italiano discuta sull’immigrazione, perché è importante che si arrivi ad una legge-quadro. Ogni governo deve avere una legge, ma che venga da un dibattito pubblico e che dia davvero la possibilità a chi soffre in mezzo a noi, agli immigrati, di avere un inserimento. E lo faccio in nome della nostra memoria di popolo italiano. Gli immigrati sono l’1,6% della popolazione, secondo statistiche del governo; la Caritas le contesta, accettiamole pure. L’1,6% di presenza di immigrati in questo paese: è il dato più basso d’Europa, il più basso! Mi scandalizza profondamente che i politici vengano a dirci che costituiscono una minaccia per l’ordine pubblico. Ma siamo matti?
Perdiamo perfino la nostra memoria, ci dimentichiamo che fino a ieri siamo emigrati anche noi. Dal 1861 al 1961 il popolo italiano è stato una continua onda di emigrazione verso l’Australia, verso il Brasile, verso il Nordamerica, ovunque! Per cercare un tozzo di pane. Sapete quanti milioni di italiani sono nati da quell’emigrazione? Tanti! 60 milioni! E ci scandalizziamo, ci arrabbiamo e ci facciamo prendere in giro da quattro politici (beceri, perché bisogna essere beceri per fare discorsi del genere) per l’1,6% di presenza di immigrati in mezzo a noi, che costituirebbero adesso la nuova minaccia alla sicurezza? Lasciatemi dire di sentirmene profondamente amareggiato...
Porto questa sciarpa perché davvero credo in quello che rappresenta. Me l’ha data l’altro giorno ad Arezzo la segretaria generale dei popoli indigeni di tutta l’America Latina. Una donna davvero meravigliosa, mi ha fatto un’impressione incredibile. Quando ho parlato mi ha abbracciato e mi ha detto: "Alex, portala!". E’ molto bella! Non è l’iride, è una specie di iride ma non è l’arcobaleno, non è la bandiera della Pace; è la bandiera lanciata nel ‘92 dai popoli indigeni e la sua bellezza è che non ci sono colori primari e ogni colore aiuta l’altro a distaccarsi, ognuno aiuta l’altro ad essere se stesso. E’ quello che Tonino Bello chiamava la "convivialità delle differenze". Ormai siamo un villaggio economico, diventeremo sempre di più anche un villaggio multietnico, multirazziale, multireligioso. O impariamo a trovarci ricchi gli uni gli altri delle nostre differenze o non ce la faremo più a vivere a questo mondo. Ecco il cuore dell’appello all’accoglienza, pur nel rispetto della legge, che vi faccio questa sera a nome degli immigrati in mezzo a noi. Ragioniamo su queste cose, non lasciamoci prendere in giro o giocare sulla xenofobia perché è di una estrema pericolosità.
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