AIDS
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Infine, i malati di AIDS. Vi sembrerà strano, in una società, in un mondo come il vostro, dove voi valete tanto quanto producete, o valete tanto quanto avete soldi o altro, che noi dedichiamo la buona parte del nostro tempo, come preti, ad assistere chi muore di AIDS.
Eppure è questo, in fondo, il Dio in cui credo: il Dio di questa gente. Tutte le sere, dalle nove alle undici, andiamo, con la Piccola Comunità Cristiana, nelle baracche dove c’è un malato di AIDS. Immaginatevi 10, 15 persone accalcate dentro che pregano. La mia Fede è molto debole, eppure si sta rafforzando perché sono loro che mi dicono chi è Dio. Ed è incredibile vedere questi ragazzi, queste ragazzine, ri-dirvi chi è Dio per loro. Mamma, che roba! Sono momenti in cui toccate il mistero. Io sono critico perfino delle mie esperienze interiori di fede; molto spesso dubito, per cui mi faccio un’autocritica spietata. Eppure, io davvero devo dire che lì c’è qualche cosa, e cosa ci sia è mistero.
Solo due episodi, per dirvi cosa significa. Ricordo che una sera siamo andati a pregare per una ragazza di vent’anni, Nancy, malata di AIDS, molto grave. All’Offertorio ha chiesto di pregare. Una preghiera lunghissima, sarà durata sette o otto minuti, a voce aperta; i poveri pregano molto! Ha detto: "Papà (Baba), lo so, sono molto ammalata. Però Tu, Papà, Tu che puoi tutto, Tu puoi guarirmi. Guariscimi! Ti chiedo di guarirmi non per me, ma per questo mio bimbo - aveva il bimbo a fianco, di due anni. Ha solo me. Guariscimi, Papà! Però, Papà, se Tu non vuoi guarirmi, se Tu vuoi che venga da Te, eccomi, Papà!". Non sono ragazzine che vengono dal catechismo o dall’Azione Cattolica. Sono ragazzine che sono vissute sul marciapiede.
Ricordo Florence, una ragazzina che ha iniziato a prostituirsi a undici anni; a quindici anni ha avuto il verdetto che aveva L’AIDS, è morta a sedici. Tre giorni prima che morisse sono entrato da lei. Eravamo solo quattro: due preti, un giovane kenyano e lei. Mi sono seduto, ho guardato il volto, un volto scarnificato dall’AIDS. Le ho detto: "Florence, siamo venuti per dirti che ti siamo vicini. Lo so che tutti ti hanno abbandonato, tutti - anche la mamma due giorni prima l’aveva piantata. Siamo qui per dirti che ti siamo vicini". Ma poi le ho detto: "Florence, dimmi una cosa. Ma chi è il volto di Dio per te?". E lei si è fermata, perché non se l’aspettava una domanda simile. Si è fermata in silenzio, poi il volto si è illuminato con un sorriso incredibile. Ha detto: "Alex, ma sono io il volto di Dio!". Eccovi il volto del mistero! I poveri sono soggetti, sono loro che ci evangelizzano, sono loro che proclamano Dio a noi. Non perché sono buoni e bravi, ma perché Lui è buono, perché Lui è il loro Dio! Ecco il cuore del mistero che viviamo.
Ma ricordatevi che Korogocho è peccato! E’ un grido immane che sale a Dio, perché non è concepibile che in questo mondo i figli di Dio vivano a questa maniera. E’ peccato!
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