Analizzatore IPA: come funziona?
L'analizzatore degli IPA non utilizza reagenti chimici: tutto avviene in automatico, senza necessità di intervento dell'operatore.
La visualizzazione dei dati suol display avviene ogni 5 secondi.
Dell'analizzatore esiste una versione fissa e una portatile.
I dati di concentrazione degli IPA (misurati in ng/m3, ossia nanogrammi a metro cubo) vengono visualizzati sul display dopo che una pompa di aspirazione ha fatto entrare nell'analizzatore una certa quantità di aria.
E i dati non si ottengono dopo giorni ma dopo pochi secondi. Ne appare sul display uno ogni 5 secondi. Vengono anche memorizzati: uno ogni 10 secondi. La risoluzione temporale può essere impostata con switches (interruttori) posti sul retro, in un questo modo:
un dato ogni
- 10 secondi
- 20 secondi
- 30 secondi
- 60 secondi
- 120 secondi
Tale velocità di campionamento dell'aria consente di raccogliere una grande mole dati in sequenza. Si parla di "alta risoluzione temporale". Tutto questo non si potrebbe ottenere con le classiche analisi di laboratorio che non fotografano l'istante ma misurano il dato su un arco di tempo che è di alcune ore.
Per questo nel settare l'analizzatore è in genere preferibile avere la massima risoluzione temporale (anche per capire se vi sono sorgenti o situazioni interferenti che possano alterare i dati), ma in certi casi risulta utile impostare intervalli più lunghi, anche per non saturare la memoria.
La memoria interna dell'analizzatore consente di memorizzare la data, l'ora e
il valore degli IPA. La memoria interna accumula fino a 8000 misurazioni che si
possono scaricare sul computer con un apposito software che ne consente una
ulteriore elaborazione fornendo ad esempio delle medie in un determinato arco di tempo.
Ma come funziona l'analizzatore IPA Ecochem PAS 2000?
L'analizzatore si basa sul principio della fotoionizzazione selettiva degli IPA adsorbiti sulle superfici degli aerosoli carboniosi, che sono sottoposti alle radiazioni di una lampada UV.
In buon sostanza l'analizzatore "funziona" con un fascio di luce prodotto dalla lampada UV. E da lì nasce il processo che porta alla quantificazione degli IPA: un processo tutto "digitale".
In display dell'Ecochem PAS 2000 CE (il modello portatile che usa PeaceLink) è spartano.
In alto a sinistra appare PAH (che equivale a IPA nella lingua inglese) e poi sulla destra c'è il valore di concentrazione in ng/m3 (nanogrammi a metro cubo). Sulla sinistra in alto appare l'intervallo di secondi con il quale le misure avvengono in sequenza.
In basso a sinistra appare la B (è l'indicatore di carica della batteria che va da 10, ossia carica, fino a 0), seguito dalla M (è l'indicatore della memoria, che si riempie quando arriva a 100, e appare un punto esclamativo quanto, una volta riempita, si continuano le misurazioni, che inevitabilmente vanno a cancellare le precedenti).
Infine in basso a destra c'è l'orario.
Sul retro c'è una presa RS 232 per connettere l'apparecchio al computer e scaricare i dati.
polveri ultrafini. Ciò che va attentamente considerato è che le polveri
inalate sono più o meno pericolose a seconda delle sostanze tossiche che vi si poggiano sopra. E non è dunque tanto importante la quantificazione del loro "peso" quanto la quantificazione degli agenti cancerogeni veicolati
dalle polveri. Può ad esempio accadere (è avvenuto a Taranto) che diminuiscano le polveri in un metro cubo di aria ma che contemporaneamente aumentino gli inquinanti cancerogeni che vi si poggiano sopra. Questo perché corpuscoli di polvere di minori dimensioni fanno diminuire il "peso" delle polveri ma contemporaneamente aumenta la superficie globale dei corpuscoli e tale superficie "aumentata" può veicolare una "aumentata" quantità di IPA.
Dieci piccole sfere che pesano meno di una sfera grande possono avere una superficie maggiore, e facendo un po' di calcoli se ne ha una eloquente
conferma. Ecco perché è più importante misurare gli IPA che si poggiano
sulle polveri finissime piuttosto che misurare il peso delle polveri in sé.
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